L’Italia dice “no” allo stop alle auto a benzina e diesel in Europa dal 2035. Ad annunciarne la posizione è il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase) in vista della riunione degli ambasciatori degli Stati membri: summit che andrà in scena venerdì 3 marzo per preparare il voto finale del Consiglio dell’Ue, chiamato 4 giorni dopo a formalizzare l’accordo con l’Europarlamento.

“Pur condividendo gli obiettivi di decarbonizzazione – si legge in una nota del Mase –, l’Italia sostiene che i target ambientali vadano perseguiti attraverso una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa, pianificata e guidata con grande attenzione, per evitare ripercussioni negative per il Paese sia sotto l’aspetto occupazionale che produttivo.

L’Italia ritiene inoltre che la scelta dell’elettrico non debba rappresentare, nella fase di transizione, l’unica via per arrivare a zero emissioni. Il successo delle auto elettriche dipenderà molto da come diventeranno accessibili a prezzi concorrenziali.

Una razionale scelta di neutralità tecnologica a fronte di obiettivi ambientali condivisi deve consentire agli Stati membri di avvalersi di tutte le soluzioni per decarbonizzare il settore dei trasporti, tenendo conto delle diverse realtà nazionali e con una più graduale pianificazione dei tempi”.

Marcia indietro?

Il ministro Gilberto Pichetto Fratin dichiara invece che “l’utilizzo di carburanti rinnovabili e compatibili con i motori termici contribuirà a una riduzione delle emissioni senza richiedere inattuabili sacrifici economici ai cittadini”. Sull’argomento si sbilancia pure Adolfo Urso, a capo del ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), con un post su Twitter.

 

Nelle ore successive, il ministro ribadisce la sua posizione durante il question time alla Camera, per rispondere a un’interrogazione parlamentare dei deputati Alessandro Cattaneo e altri (Forza Italia, FI) sulle “iniziative a livello nazionale e comunitario a sostegno del comparto automobilistico e del relativo indotto, in relazione a recenti provvedimenti adottati dalle istituzioni europee”.

La risposta? Puntare alla clausola di salvaguardia al 2026, ovvero la possibilità che l’esecutivo di Bruxelles riveda il pacchetto Fit for 55 se, da qui ai prossimi 3 anni, e-fuels e biocarburanti avranno fatto progressi tecnologici tali da azzerare davvero le emissioni di CO2.

“C’è un ripensamento – sostiene Urso –, sia nell’Europarlamento che nel Consiglio dell’Ue, perché si prende atto della realtà così come è stata imposta. Per questo saremo particolarmente assertivi anche sugli altri due importanti dossier aperti, cioè la riduzione di CO2 per i veicoli pesanti e, soprattutto, il regolamento sull’Euro 7, che interviene in un settore già fortemente sotto stress.

L’obiettivo è creare le condizioni affinché nel 2026, con i nuovi Europarlamento e Commissione Ue (da rinnovare nel 2024, ndr), potremo costituire quell’alleanza fra imprese, lavoratori e nazioni europei e fare della clausola di revisione al 2026 un obiettivo strategico per rimettere in discussione tempi e modi della transizione, da coniugarsi assolutamente con i bisogni della società”.

Il ministro Adolfo Urso risponde al questione time alla Camera

Il soccorso tedesco (e non solo)

Una mano all’Italia arriva dalla Polonia e, forse, da BulgariaGermania. Facendo asse con il nostro Paese, questi tre Stati potrebbero creare una minoranza di blocco e far saltare il piano Ue. L’ago della bilancia sarà Berlino, mentre Sofia dovrebbe astenersi.

Il Governo tedesco è presente anche a Stoccolma con il ministro Michael Theurer per partecipare al Consiglio informale su Trasporti ed Energia dell’Unione europea. Lì, in Svezia, è volato anche Matteo Salvini, titolare del Mit.

“Serve più tempo”

“Un fattore determinante è il tempo – spiega Salvini durante il faccia a faccia con i colleghi europei, durato circa due ore –. Sul target finale siamo tutti d’accordo, ma correre eccessivamente rischia di produrre l’effetto contrario”.

Foto - Salvini al Consiglio Trasporti dell'Ue

Il ministro Salvini al tavolo con i colleghi Ue

“La transizione in cui tutti crediamo – continua il vicepremier – va incentivata e accompagnata”. Secondo il ministro, “il diritto alla mobilità va garantito a tutti” e bisogna pensare a chi non può permettersi di acquistare un’auto elettrica.

“Ambiente più pulito sì, ma senza far perdere il lavoro a milioni di persone. Va bene la transizione, ma senza mettersi mani e piedi in braccio alla Cina. Solo elettrico significa un enorme regalo alla Cina e perdere centinaia di migliaia di posti di lavoro. La transizione ecologica va accompagnata senza multe e divieti. Mettere fuori legge le auto a benzina e diesel fra pochi anni è una follia, che non aiuta l’ambiente e arricchisce la Cina”, aggiunge Salvini, che più tardi rilancia su Twitter.

 

Anche idrogeno ed e-fuels

Sulla stessa linea è Theurer, che ricorda: “La Commissione europea dovrebbe presentare una proposta sulle modalità di utilizzo degli e-fuels (e dei biocarburanti, ndr), o comunque sull’uso dei motori a combustione alimentati con carburanti climaticamente neutri”.

Ma la Germania, insieme ad altri Stati Ue – compresa l’Italia –, punta a qualcosa di più. “Abbiamo bisogno di idrogeno ed e-fuels – sostiene Theurer –, soprattutto nei veicoli pesanti e nel trasporto su gomma”. Questo non significa però che le auto elettriche non siano “una strada da percorrere”. La posizione sembra quindi chiara: sì alle vetture a batteria, ma solo se accompagnate da altre soluzioni. E ora Berlino può far saltare il banco, anche perché le Case promuovono i carburanti rinnovabili.