Nessuna tregua all’Europa sui dossier che riguardano l’auto. Dà la sua parola Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), che interviene a margine dell’evento Federmanager per commentare le decisioni di Bruxelles su Euro 7 e stop a benzina e diesel dal 2035.

“Siamo impegnati perché nei prossimi mesi ci sia un approccio più pragmatico da parte dell’Ue”, promette. Ma nei progetti del ministro c’è molto altro: un piano per difendere i veicoli “made in Italy”, in risposta alle politiche protezionistiche di Stati Uniti e Cina.

“Favorire la produzione nazionale”

“Dobbiamo tutelare la nostra produzione – avverte Urso –. Su questo ho aperto un tavolo anche con Stellantis, per confrontarmi con tutto il settore. I dati dicono che la maggior parte degli incentivi sono andati ad auto del Gruppo, ma soprattutto realizzate all’estero”.

“Perciò – arriva al dunque – stiamo valutando come realizzare, fin da subito, degli incentivi che, di fatto e in qualche misura, favoriscano la produzione nazionale di autovetture”.

Un’idea che andrebbe a braccetto con il Green Deal Industrial Plan, la proposta di regolamento della Commissione europea pensata per salvare la filiera Ue dal protezionismo green di Washington e Pechino.

La storia di Mirafiori

Produzione auto a Mirafiori

Tutte le mosse di Urso

Il ministro ricorda poi di aver “insediato un tavolo tecnico sulle materie prime critiche che servono alla transizione”, perché la paura è di “passare dalla sudditanza verso l’energia russa a quella verso la Cina, per quanto riguarda sia le materie prime, sia le tecnologie verdi”.

L’appello all’Europa è per una “maggiore flessibilità”, soprattutto sull’Euro 7, il nuovo standard ambientale delle auto. Entrerà in vigore nel 2025, ma rischia di distrarre gli investimenti delle Case verso l’elettrificazione. La normativa è perciò finita nel mirino di Costruttori e associazioni; ultimi Volkswagen e Anfia.

Auto elettrica e 2026

Proprio l’auto elettrica è protagonista di un altro intervento di Urso: “Gli incentivi nel settore dell'automotive – dichiara – sono stati utilizzati appieno per alcune tecnologie e sono rimasti inutilizzati per le auto elettriche, nel senso che, per la gran parte, non sono stati giudicati tali, o comunque significativi e adatti, perché l’auto elettrica in Italia costa ancora troppo e se la possono permettere in pochi”.

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Auto elettrica in carica

L’obiettivo di Urso è sfruttare la clausola di salvaguardia al 2026, quando l’esecutivo di Bruxelles valuterà i progressi di sostenibilità ambientale compiuti da e-fuels e biocarburanti. La speranza del Mimit è che i nuovi Europarlamento e Commissione Ue, da rinnovare nel 2024, rivedano le decisioni dei predecessori. Posizione ribadita durante il Question time al Senato.

Soluzione biocarburanti?

A Palazzo Madama appare anche Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase), per rispondere a un’interrogazione parlamentare di Massimiliano Romeo (Lega) che chiede cosa farà il Governo per “contrastare la follia ideologica green portata avanti dall’Unione europea”. La risposta?

“L’esecutivo ha manifestato a più riprese le sue perplessità su tempi e modi che l’Europa ha stabilito per il superamento dei motori a benzina e diesel. L’azione governativa procederà perciò lungo due direttrici: da un lato, promuovere una maggiore gradualità dello stop alla commercializzazione dei veicoli; dall’altro, spingere al massimo la produzione di biocarburanti, che rappresentano una filiera pulita che consentirebbe di mantenere l’attuale importazione del sistema di produzione automotive, di fatto adattabile ai motori endotermici.

Ciò – continua Pichetto Fratin – non vuol dire rimettere in discussione gli obiettivi ambientali finali. Benzina e diesel sono inquinanti e devono essere gradualmente sostituiti, ma deve essere garantito al contempo un processo di ristrutturazione del comparto automotive che garantisca salde prospettive di sviluppo e massima tutela dei livelli occupazionali”.

Il ministro Gilberto Pichetto Fratin risponde al Question time in Senato

Lo scacchiere europeo

Diffidente verso la mobilità a batteria è anche Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit), che fa eco ai colleghi durante il convegno “Mobility Hub on Track”: “In un momento economico come questo – sostiene il vicepremier – avere una direttiva che obbliga a mettere a norma la casa sul fronte energetico e mette fuori norma l’auto, che non ci si può permettere di cambiare, non è economicamente sostenibile”.

“La sostenibilità ambientale – aggiunge – deve accompagnarsi con la sostenibilità economica e sociale, altrimenti saremo circondati da un’aria straordinariamente pulita, ma da disoccupati”.

Anche Salvini punta perciò alle due date spartiacque: 2024 e 2026. “Nei prossimi tre anni è previsto un aggiornamento: non può esserci solo l’elettrico”. In più, “c’è un passaggio al Consiglio Ue entro la metà di marzo. Ho già incontrato il collega tedesco, che è in sintonia con la nostra posizione, e incontrerò altri colleghi europei. Se riusciremo a creare alleanze, che in questi 4 mesi siamo riusciti fare in Ue, e se faremo massa critica, saranno possibili deroghe”.

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Dipendente Stellantis al lavoro

“Pericolo posti di lavoro”

Frasi che fanno scopa con lo studio “La rivoluzione dell’automotive”, presentato da Federmanager e Aiee (Associazione italiana economisti dell’Energia) in presenza di Urso. I risultati dicono che la filiera italiana conta 5.500 imprese, soprattutto medio-piccole, con 274.000 dipendenti e un fatturato complessivo di quasi 106 miliardi di euro.

Ma le vetture a batteria metterebbero in pericolo 60.000 occupati entro il 2040 e il 25% degli investimenti in 10 anni, a causa del minor numero di componenti richiesti rispetto a un veicolo termico: circa un sesto (200 contro 1.200).

“A fronte dei numeri relativi agli scenari occupazionali nel settore automotive – commenta Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager –, è essenziale bloccare l’emorragia di posti di lavoro e attuare piani di riconversione del personale.

Tra le proposte di Federmanager, l’istituzione di un fondo per la conversione del settore. Questa misura deve essere finalizzata innanzitutto all’aggiornamento professionale, sulla scia di quanto realizzato con il Fondo Nuove Competenze, anche attingendo alle risorse Pnrr.

Siamo disponibili a collaborare con il Governo per definire una roadmap verso la transizione produttiva della mobilità sostenibile, come già fatto da diversi Paesi”.