La Skoda Yeti non ha bisogno di presentazioni. Il SUV ceco è sul mercato da 5 anni e si è ritagliato nel segmento una buon numero di estimatori grazie alla simpatia del look e alla qualità generale del progetto. Con il nuovo anno è arrivato nelle concessionarie il primo restyling del modello che è leggero perchè il design della Yeti è ancora molto attuale, ma utile per rilanciare la sfida nell’unico segmento di mercato che non sente la crisi. E allora la Yeti si sdoppia, letteralmente, in due configurazioni per piacere a clienti dai gusti e dalle esigenze diverse.

CITTA’ O TEMPO LIBERO?

Urban e Outdoor. Si chiamano così, ed è facile capire qual è la loro caratterizzazione. La prima è quella con la carrozzeria più elegante, pensata - dicono in Skoda - per un uso cittadino in una logica di crossover. Ma questa sobrietà le fa perdere un po’ di carattere, fermo restando la forma molto personale della carrozzeria con quel vetro posteriore collegato al lunotto e il tetto che sembra appoggiato sull’abitacolo. La Yeti Outdoor si prende la rivincita grazie agli elementi stilistici che dichiarano le sue ambizioni fuoristradistiche, vere o presunte (la trazione integrale non c’è su tutte le versioni). Ma a prescindere dall’allestimento, il facelift introduce sulla Yeti le ormai immancabili luci diurne a LED che modificano radicalmente lo sguardo frontale del modello, ma anche la personalità della coda (i LED posteriori sono optional a 160 euro). Poi ci sono altri affinamenti di dettaglio come il nuovo disegno dei cerchi in lega e alcune rifiniture che è difficile percepire singolarmente, ma che nell’insieme ringiovaniscono l’immagine dell’auto.

VIVA LA PRATICITA’

Dentro la Yeti cambia ancora meno. La plancia ha sempre quell’impostazione robusta, forse po’ troppo squadrata, ma che anticipa allo sguardo la buona qualità di plastiche e assemblaggi. Del resto la scuola progettuale nonchè la componentistica, è quella tedesca del Gruppo Volkswagen. L’ergonomia di alcuni comandi, a cominciare dal navigatore poco integrato e obsoleto nella logica di funzionamento, tradisce l’età del progetto, ma la Yeti si fa perdonare alla voce spazio e modularità. L’abitacolo regala un senso di ariosità invidiabile grazie allo spazio in altezza disponibile per tutti i passeggeri e all’ampiezza dei finestrini che rendono l’ambiente anche molto luminoso. In quattro adulti si viaggia comodi, mentre l’eventuale quinto è un po’ sacrificato. Fare meglio sarebbe stato difficile in 4,22 metri di auto. Anche perché ci sono molti escamotage progettuali per ottimizzare lo spazio: come potete vedere nel video, la panchetta dei sedili posteriori è scorrevole per variare lo spazio fra zona posteriore e bagagliaio; i sedili si possono reclinare e ribaltare singolarmente (anche quello del passeggero anteriore) mentre il bagagliaio, di base già capiente con una volumetria dichiarata di 405 litri (abbattendo tutto ai arriva a 1760 litri), presenta diverse soluzioni utili come il pianale double face tessuto-plastica per quando si devono caricare oggetti bagnati, o la torcia a LED integrata.

SU STRADA

Ho guidato due versioni, sia la 2.0 TDI con trazione integrale 4x4, cambio DSG a 6 marce e carrozzeria Outdoor, che la 1.6 TDI Urban a trazione anteriore, formula più interessante per il cliente tipo italiano in termini di costi di acquisto e di gestione. Il 2.0 TDI, infatti, è fin troppo generoso per la vocazione familiare della Yeti, fermo restando che i 140 CV sotto al cofano sono una sicurezza in più quando si viaggia a pieno carico o quando si vogliono mettere fuori strada le quattro ruote come abbiamo fatto nel corso della nostra prova su strada. A maggior ragione con il rinnovato sistema di trazione integrale con frizione Haldex che può garantire, a chi non ha paura di graffiare la carrozzeria (l’altezza da terra è di 18 cm), discrete doti offroad assecondate dal bloccaggio elettronico del differenziale e all’assistenza elettronica per affrontare le pendenze in discesa o in salita.
Al “buon padre di famiglia” è senz’altro più raccomandabile la versione 1.6 TDI da 105 CV a trazione anteriore che con il cambio manuale (optional si può richiedere il DSG) è la Yeti più parca in termini di consumi ed emissioni inquinanti. E poi costa molto meno. Da questo motore non bisogna aspettarsi chissà quali prestazioni (sulla carta accelera da 0 a 100 km/h in 12,1 secondi e raggiunge i 176 km/h di velocità massima), ma un funzionamento rotondo che asseconda una guida fluida. Purtroppo il cambio ha solo 5 marce, ma questo non compromette i consumi dichiarati, in media, sui 4,6 litri di gasolio ogni 100 chilometri (io sono riuscito a far segnare al computer di bordo i 5,4). A prescindere dalla motorizzazione chi guida una Yeti beneficia di una posizione di guida alta; l’auto ha un assetto turistico, ma la maggiore altezza non compromette la sicurezza del comportamento stradale. Piuttosto la forma della carrozzeria fa percepire qualche fruscio aerodinamico di troppo viaggiando in autostrada a velocità costante.

QUANTO COSTA

La Yeti 2.0 TDI 4x4 Outdoor con cambio DSG oggetto della nostra prova in allestimento Ambition non si fa pagare poco: il prezzo di listino è di 30.400 euro a fronte di una dotazione che va comunque integrata con climatizzatore automatico (565 euro), fendinebbia (175 euro), vivavoce bluetooth (400 euro) ed eventualmente navigatore satellitare (da 575 a 1.800 euro), sensori di parcheggio posteriori (405 euro) e tetto panoramico (1.120 euro). La versione 1.6 TDI Ambition a parità di allestimento (e quindi dotazioni di serie/optional) ha un prezzo base di 22.920 euro.
Per maggiori informazioni sulla gamma Yeti 2014 vi rimandiamo a questo articolo. Per i prezzi potete invece consultare il listino di OmniAuto.it.