Ben prima del supersuv Urus (ma prima anche della LM002), e quando ancora Ferruccio Lamborghini era al timone dell’azienda da lui stesso fondata, dai cancelli di Sant’Agata Bolognese usciva un’auto a 4 posti. Sì, la storia l’hanno scritta Miura e Countach, Diablo e Murcielago, per non dire delle auto più moderne che stanno cambiando dimensione al marchio, ma la voglia di “andare oltre” è radicata già molti anni prima dell’era Audi. Anno 1968, nasce la Lamborghini Espada. Nulla a che vedere con Urus (di cui abbiamo fatto una prova approfondita): l’altezza della carrozzeria è quella che ci si aspetta da una Lamborghini, 1 metro e 20 cm, eppure a bordo lo spazio non manca, anzi, è più che buono per 4 persone. A firmare la linea dell’auto è il talento indiscutibile di Marcello Gandini, lo stesso di Miura e Countach, e il successo della Espada è la naturale conseguenza: fino al 1978 è proprio questa l’auto più venduta del marchio.

Il motore “perfetto”, il V12

Il concetto di granturismo è piuttosto effimero. Difficile stabilire con assoluta certezza fino a dove si possa spingere il concetto di sportività e da che punto ci si possa occupare di comfort e finiture. La Espada interpreta questo difficile equilibrio alla Lamborghini maniera, con un poderoso V12 davanti all’abitacolo. Immaginare un motore più adatto di un 12 cilindri a V, per una granturismo, è francamente impossibile; questione di prestigio, di sound e di morbidezza, oltre che di prestazioni.

Stretta parente della 400 GT

La meccanica che dà vita alla Espada è la stessa della coupé 400 GT, con l’inevitabile allungamento del passo necessario per fare posto ai 4 occupanti; operazione di cui si occupa, in sede progettuale, niente meno che Gian Paolo Dallara. Il motore, come detto V12, è il 3.929 cc alimentato da sei carburatori a doppio corpo della Weber, disegnato da Bizzarrini e poi sviluppato da Stanzani.

La potenza? Sulla prima serie è pari a 325 CV, ma già sulla seconda sale a 350, in virtù di questo, la velocità massima passa da 245 a 260 km/h. Quanto al cambio, di serie è previsto un manuale a 5 marce, mentre a richiesta si può avere un (improbabile, per gli standard Lamborghini) automatico a 3 marce della Chrysler.

Lamborghini Espada
Lamborghini Espada

Un interno di pura classe con tanto di TV

Pelle, legno e fine moquette sono i materiali che si incontrano all’interno della Espada. Il tutto, “spalmato” in un ambiente infinitamente più luminoso e spazioso rispetto a quello di Miura o Countach. La sorpresa, almeno per l’epoca della Espada, viene guardando dietro: non solo ci sono due posti, ma le poltrone singole sono larghe eppure molto avvolgenti, separate in mezzo da un grande tunnel.

A richiesta è possibile avere addirittura il televisore a colori Brionvega.  Ovviamente lo spazio non è quello di una station wagon. Eppure, se non si è più alti della media, in quattro si viaggia piuttosto comodamente.

Le poltrone singole sono larghe eppure molto avvolgenti, separate in mezzo da un grande tunnel. A richiesta è possibile avere addirittura il televisore a colori Brionvega.

Una scommessa vinta, nata Marzal

Lamborghini Automobili nasce nel 1963. Quella perla chiamata Miura, del 1966, permette alla piccola casa emiliana di entrare subito nella creme dell’automobilismo mondiale. Nel 1967, prima della partenza del GP di Monaco di F1, il principe Ranieri III di Monaco compie il giro d’onore della pista a bordo di una strana coupé chiamata Barzal.

E’ il prototipo di un’auto sportiva ma elegante, una granturismo dal sound inconfondibile del V12: l’ha commissionato Ferruccio Lamborghini a Nuccio Bertone, il quale affida il compito al suo pupillo Marcello Gandini. Dal Salone di Ginevra al modello più di successo della storia Lamborghini (fino al 1978) il passo è breve.

Fotogallery: Lamborghini Espada, le foto storiche