Un'inglese contro tre tedesche. Quelle che monopolizzano da sempre il mercato della berline premium, ovvero Audi A4, BMW Serie 3 e Mercedes Classe C. Nell’ultimo decennio nessun altro marchio automobilistico è riuscito ha scalfire il dominio del trio made in Germany, ma con il lancio della nuova XE, Jaguar ci vuole riprovare cambiando strategia di gioco e puntando tutto, o quasi, sull’aspetto più razionale che c’è nell’acquisto di un’auto: i costi di gestione. Detta così l'approccio potrebbe sembrare paradossale per un marchio blasonato - più costoso per definizione -, ma a ben guardare le caratteristiche del mercato di queste auto, la scelta è tutt’altro che fuori luogo.


Una questione di auto aziedali


Gli inglesi, che sono pragmatici per definizione, hanno ragionato così: se nessuno è mai riuscito a battere i tedeschi facendo auto altrettanto belle da vedere, toccare e guidare, bisogna trovare anche altre leve. A maggior ragione per un marchio come Jaguar che ha sì un passato glorioso, ma deve fare ancora tanta strada per ritrovare il posizionamento “giusto" nella testa delle persone. I nuovi prodotti che servivano stanno arrivando - quest’anno dopo la XE debutterà la nuova XF, mentre l’anno prossimo sarà il turno della crossover F-Pace - ma occorrono altre motivazioni di acquisto che possono conquistare nuovi clienti. Che nella categoria della XE sono in buona parte le aziende o meglio le società di noleggio a lungo termine (40% del marcato) che poi forniscono le auto aziendali. Ed è qui che entra in gioco il costo di gestione o più esattamente il cosiddetto costo totale del possesso (dall’inglese Total Cost of Ownership - TCO), una variabile fondamentale per le società di noleggio per definire i canoni delle auto stesse che determinano a loro volta l’inclusione e la promozione di quel particolare modello fra le auto aziendali disponibili per dipendenti o manager.


La Jaguar XE "costa meno” di BMW e Mercedes


La strategia di Jaguar è stata quella di progettare a tavolino la XE per ridurre tale indice di costo, lavorando sulle caratteristiche tecniche dell’auto funzionali a minimizzare i consumi (ad esempio l’alleggerimento grazie al telaio d’alluminio), i costi di manutenzione (i nuovi motori che richiedono tagliando ogni 34 mila chilometri o 2 anni) e quindi la politica di assistenza tecnica nonché di garanzia (3 anni con chilometraggio illimitato) o ancora il programma Jaguar Care che per 3 anni include tutti i costi di manutenzione. Sulla carta la ricetta sembra funzionare: secondo i calcoli di Eurotaxglass's (un'azienda leader in consule a), una XE 2.0 diesel 163 CV in allestimento Pure e con cambio automatico (in listino a 42.250 euro), in termini di TCO è più economica della BMW Serie 320d EfficienteDynamic Business Automatica e di una Mercedes Classe C220 diesel da 170 CV Automatica. Il che significa - sempre in linea teorica - che mantenere la nuova XE in termini spesa per carburante, manutenzione, pneumatici, etc costerà meno anche al cliente privato che l’acquista direttamente.


Obiettivo 15%


La sfida comincia l’8 giugno data in cui è fissato il lancio commerciale della XE, ma ci vorrà qualche tempo per leggere la reazione dei clienti. Quel che è certo è che mai la Jaguar ha puntato così in alto ambendo a cambiare gli equilibri del segmento: “il nostro obiettivo è raggiungere il 15% in un anno e mezzo” ci ha detto Daniele Maver, presidente di Jaguar e Land Rover Italia, che ha ricordato i risultati straordinari del gruppo a livello mondiale e la forza degli investimenti messi in campo per creare nuovi prodotti all’altezza della migliore concorrenza. A proposito: quanto è valido effettivamente "il prodotto XE" noi ve lo potremo dire a maggio, quando la proveremo su strada per la prima volta. E siamo molto curiosi.

Fotogallery: Jaguar XE, il lusso dell’alluminio