L’arrivo delle nuove etichette europee che riportano le sigle (es. E10, B7 o CNG) dei carburanti è una di quelle novità che, di fatto, avranno un'impatto minimo (per non dire inesistente) sulla nostra vita di tutti i giorni. Questo aggiornamento serve solo per rendere pubblico come sono composti i carburanti delle nostre auto e un giorno potrebbe farvi fare bella figura con un vostro amico che non conosce il significato di quegli adesivi che, a partire da oggi, è obbligatorio applicare alle colonnine dei distributori e vicino al bocchettone delle auto nuove.

Nei carburanti ci sono già alcol e olio di mais

Da parecchi anni, infatti, anni l’Unione Europea sta spingendo nella direzione dei cosiddetti bio-carburanti, ovvero ottenuti, per la gran parte, dai derivati dal petrolio e una minima parte da alcol (si ricava dallo zucchetto dei cereali) o prodotti agricoli; ad esempio la canna da zucchero, il grano, il mais o la colza. Nella benzina E7, ad esempio, il 7% è costituito da alcol (etanolo), ma esiste anche quella E85 (85% di etanolo), molto diffusa in Brasile. L'utilizzo di bio-etanolo o bio-diesel non è assolutamente una novità; questa pratica di "allungare" il carburante è un realtà già da molti anni, ma oggi, grazie alle etichette sapremo anche di quanto.

Sempre meglio sapere cosa c'è nel pieno

Il vantaggio dei bio-carburanti è legato principalmente all’impatto sull’ambiente, perché si riduce (seppur minimamente) il consumo di petrolio e diminuiscono le emissioni inquinanti, considerando però l’utilizzo maggiore di materie prime agricole. Tutti i propulsori di nuova generazione sono in grado di funzionare con in carburanti "allungati" tuttavia, qui ci vengono in aiuto le etichette, è sempre meglio conoscere il tipo di benzina o diesel con cui stiamo rifornendo perché alcuni motori potrebbero non essere in grado di “digerire” carburanti diversi da quelli stabiliti dal Costruttore.

L’Italia non è in ritardo

Come spesso accade in Europa la situazione non è omogenea, quindi capita, ad esempio, che due anni fa nel Regno Unito il 41% della benzina fosse di tipo bio e in altre nazioni lo scenario sia diverso. In Svezia, secondo una indagine di EurObserv’ER, nel 2016 il 19% dell’energia utilizzata nei trasporti arrivava dai carburanti biologici (per lo più diesel). In Italia,stando allo stesso rapporto, due anni fa sono stati consumati oltre 2 miliardi di litri di bio-carburante (siamo quarti in questa classifica dopo Francia, Germania e Svezia), ma gli obiettivi fissati dal governo sono più ambiziosi e puntano all’1,2% di carburanti bio fra il 2018 e 2019 e 2% nel 2022. La strada, insomma, è tracciata e le nuove etichette portano alla luce quello che in realtà è in corso da diversi anni: una "moda" bio anche dei carburanti tradizionali.