Doveva essere l'auto del rilancio per Saab, che sperava di lasciarsi alle spalle gli anni difficili puntando su linee più decise e ricche di personalità. Il prototipo Aero-X invece non è ricordato per questo motivo: ha i contorni dell'occasione mancata e suscita un certo rammarico in chiunque la guardi.
Questa concept car infatti è stata realizzata nel 2006 in un momento più che delicato nella storia del costruttore svedese, che stava navigando in acque agitate e aveva già iniziato la parabola discendente, che si sarebbe chiusa con la vendita del 2010 (il costruttore passò dalla GM alla Spyker) e il fallimento del 2011.

Per salire si fa scorrere il tetto
La Saab Aero-X è rimasta però nel cuore di molti appassionati che non hanno dimenticato il suo stile d'impronta aeronautica e la scenografica soluzione del tetto mobile: a bordo di questa raffinata coupé lunga 4,67 metri si accede alzando e muovendo in avanti il tetto, che incorpora il parabrezza ed i vetri laterali (non ci sono vere e proprie portiere).

Al di là di questa soluzione scenografica si fanno notare il lungo cofano anteriore, i cerchi a turbina e la mascherina più profonda rispetto alle Saab dell'epoca, che insieme ai fari più raccolti avrebbe dovuto rappresentare un tratto di stile inedito per i modelli attesi negli anni successivi.
A proposito di Saab
400 CV e tanta fibra di carbonio
L'Aero-X non era però “soltanto” design, perché la casa svedese non si sprecò a livello meccanico: troviamo quindi la trazione integrale, la carrozzeria in fibra di carbonio e le sospensioni a controllo elettronico, indispensabili per garantire a questa granturismo la souplesse di cui ha bisogno su strada.
Il motore è un sei cilindri biturbo da 2.8 litri, lo stesso delle berline 9-3 e 9-5, modificato per funzionare anche ad etanolo e in grado di erogare 400 CV, che assicurano alle coupé uno spunto 0-100 km/h in 4,9 secondi e una velocità massima di 250 km/h.