In un momento in cui l’industria automobilistica mondiale sembra sotto scacco a causa della doppia crisi, quella dei chip e quella energetica, i dati delle vendite di auto in Cina fanno riflettere. Secondo la China Association of Automobile Manufacturers (Caam), le immatricolazioni nel Paese del Dragone sono aumentate dell’8,7% su base annua, per un totale di 18,62 milioni di unità nei primi nove mesi del 2021.
Le vendite di veicoli passeggeri sono aumentate dell’11% anno su anno, pari a 14,86 milioni di unità nel periodo gennaio-settembre. I dati mostrano che, nel solo mese di settembre, le immatricolazioni hanno totalizzato circa 2,07 milioni di unità, con un calo del 19,6% rispetto all’anno precedente. Quindi anche la Cina accusa il colpo. Ma i numeri più interessanti sono altri.
Il boom dei NEV
Quali? Quelli relativi alle vendite dei cosiddetti NEV, i "veicoli a nuova energia", che includono auto elettriche, ibride plug-in e auto a idrogeno. Nel periodo gennaio-settembre, si sono attestate a circa 2,16 milioni di unità, in crescita del 190% su base annua.
Nel solo mese di settembre, la produzione e le vendite di NEV hanno raggiunto rispettivamente circa 353.000 e 357.000 unità con una crescita su base annua del 150% per entrambi i parametri i quali, secondo la Caam, hanno stabilito nuovi record mensili. Per l’associazione il mese scorso il tasso di penetrazione del mercato Nev è rimasto al 17,3% mentre quello relativo ai veicoli passeggeri a nuova energia ha raggiunto il 19,5%.

Il peso del Dragone
C’è da chiedersi come mai in Cina la crisi dei chip si fa sentire così poco. Probabilmente il fatto che abbiano il quasi totale controllo di molte materie prime necessarie alla costruzione delle batterie e che molte delle aziende produttrici di semiconduttori siano asiatiche ha avuto un impatto positivo. I produttori cinesi di auto come Nio e Xpeng hanno consegnato più di 10.000 veicoli ciascuna nel mese scorso, più o meno come Volkswagen, che ha detto di aver venduto 10.126 ID in Cina.
Ma c’è chi ha fatto registrare nuovi record. Si tratta di Tesla, che sta producendo Model 3 e Model Y a Shanghai e, nel solo mese di settembre ha venduto 56.006 auto made in China: +27% dalle 44.264 unità di agosto. Si tratta del numero più alto da quando ha iniziato la produzione a Shanghai, circa due anni fa.
Quale crisi?
Insomma, in un momento che ormai sta andando avanti già da diversi mesi e che probabilmente continuerà anche tutto l’anno prossimo, in cui il mondo sta combattendo con la mancanza dei chip, l’aumento delle tariffe dei noli e dei trasporti, colli di bottiglia ormai su diversi fronti, la Cina sembra quasi immune, anzi vede miglioramenti all’orizzonte. Chen Shihua, un senior official di Caam, ha detto che la crisi dei chip si è allentata nel mese scorso e che l’industria adesso si aspetta che l’offerta migliori ulteriormente nei tre mesi finali dell’anno

Naturalmente questi numeri sono il frutto anche della politica del Governo cinese che promuove i veicoli green per combattere l’inquinamento. Del resto in Cina si può comprare un’auto elettrica per 3.700 euro, mentre in Europa il costo minimo è di 15.740 euro e negli USA 24.800 euro.
Sono i numeri che emergono dall’ultimo studio di Jato Dynamics EVs: A pricing challenge, che analizza l’evoluzione del mercato dei veicoli elettrici nei tre principali mercati mondiali. Se in Europa i veicoli elettrici costano in media il 32% in più rispetto ai modelli a benzina e diesel e il 45% in più negli Stati Uniti, in Cina il prezzo medio dei veicoli elettrici è inferiore del 6,8% a quello dei modelli termici. Meditate gente, meditate.
Attenti all'energia
Questo periodo dell’anno in Cina è conosciuto come “Golden september, Silver october” e normalmente è un punto di picco dopo che i consumatori si sono presi la pausa estiva. Ma un nuovo rischio si profila all’orizzonte, quello legato alla morsa della crisi energetica dovuta principalmente ad una carenza di carbone (utilizzato per la produzione di energia elettrica).
Per la prima volta la Cina permetterà ai prezzi dell’elettricità generata dalle centrali a carbone di aumentare fino al 20% in più rispetto ai livelli base. In passato la soglia massima era il 10% ma blackout, interruzioni alle attività industriali e razionamenti in molte province del Paese, che ormai sono ormai all’ordine del giorno, hanno determinato questa decisione del Consiglio di Stato. Quali impatti avrà questo sui prezzi delle auto e sui costi di produzione? Presto per dirlo, ma magari il Silver october potrebbe diventare Black october… proprio come i blackout.