La crisi dei chip è una dura realtà che sta avvolgendo il mondo dell'auto e non solo, con produzioni rallentate, tempi di consegna allungati e grande incertezza per il futuro. Un problema che pare non si risolverà con l'inizio del 2022, per estendersi lungo la gran parte del prossimo anno, col risultato di far schizzare i prezzi delle auto.

La pensa così anche Luca de Meo, CEO di Renault, intervistato da Expansion (quotidiano economico spagnolo) e secondo cui "I listini saliranno vistosamente nei prossimi 12 mesi" seguendo la più basilare delle regole del mercato: domanda e offerta. I chip sono pochi e chi li vende alza i prezzi, chi acquista deve ammortizzare il maggior esborso aumentando il costo finale.

E se è vero che i vari governi europei e non solo stanno correndo ai ripari mettendo in cantiere nuove fabbriche di chip, secondo de Meo dare vita a una competitività nel mercato dei chip richiederà 10 anni. La soluzione sulla carta quindi c'è già, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo un mare di tempo.

Premiare l'alto di gamma

I prezzi delle auto stanno già aumentando mentre le case automobilistiche si concentrano sulla produzione di modelli più costosi a causa della mancanza di chip

Continua così nella sua intervista Luca de Meo a Expansion, sottolineando come le Case automobilistiche abbiano registrato profitti record nella prima metà dell'anno, nonostante la carenza di chip. Giusto venerdì poco tempo fa BMW ha annunciato la revisione al rialzo le previsioni di profitto per il 2021, proprio grazie all'aumento dei prezzi dei prezzi dei propri modelli.

Ma non ci sono unicamente i chip dietro l'impennata dei listini: anche acciaio, gas, energia, rame e alluminio sono più cari che in passato, sempre per colpa della diminuzione della produzione durante le fasi acute della pandemia.

Attenzione all'elettrico cinese

Il mondo dell'auto però non deve guardarsi unicamente dalle insidie derivanti dalla crisi dei chip: la transizione energetica che sta portando la mobilità a diventare sempre più elettrica infatti deve tenere conto delle mire espansionistiche cinesi.

Se infatti la Repubblica Popolare non poteva (e non può) competere con i costruttori europei sul mercato delle auto a combustione, l'auto elettrica la porta in una posizione di forza non indifferente e il Vecchio Continente diventa così terra di conquista per le auto a batterie orientali.

Quello cinese è infatti il primo mercato al mondo per veicoli a emissioni zero, con una forte produzione interna pronta a varcare i confini nazionali e fare concorrenza spietata al resto del mondo, con prezzi concorrenziali e tecnologie all'avanguardia. Per questo de Meo torna a parlare dell'obiettivo di eliminare auto a benzina, diesel e ibride a partire dal 2035 in Europa: il Vecchio Continente non è ancora pronto, la Cina si. Con tutti gli svantaggi del caso per i costruttori europei.