Anche il mondo dell’auto prende posizione nei confronti della Russia. Dopo le dure sanzioni economiche comminate a Mosca negli scorsi giorni, sono in arrivo altre conseguenze importanti per il mercato russo.

BMW, Volvo, Volkswagen, Jaguar Land Rover e General Motors (tra gli altri) hanno sospeso le consegne e la vendita di auto in Russia e la lista è destinata ad allungarsi nelle prossime ore, almeno finché non cesserà il conflitto in Ucraina.

Intanto, altri brand come Stellantis hanno creato una task force di monitoraggio per valutare le azioni da intraprendere e capire gli effetti che la crisi bellica avrà sulla produzione di auto. Perché sì, l'invasione dell'Ucraina porterà spiacevoli conseguenze anche a tutto l'automotive europeo.

“L’embargo” dell’auto

Uno dei primi brand a salutare (momentaneamente) la Russia è stata Volvo, che ha motivato il suo provvedimento citando i “potenziali rischi associati allo scambio di beni con la Russia, recentemente colpita dalle sanzioni imposte da Unione Europea e Stati Uniti”. La decisione riguarda sia le auto che i mezzi commerciali a marchio Volvo.

Di per sé, il peso in Russia della Casa svedese è contenuto (circa 9.000 auto consegnate nel 2021), ma aggrava una situazione già molto seria.

Nuova Volvo V60
Volvo V60

Negli scorsi giorni, anche Jaguar Land Rover e General Motors avevano sospeso le consegne di nuovi veicoli sul mercato russo. Stessa sorte per i modelli del Gruppo Volkswagen e per i veicoli commerciali Daimler Truck (che ha “congelato” anche le sue relazioni con l’azienda russa Kamaz), mentre altri marchi potrebbero unirsi a breve.

Ford ha sospeso la collaborazione di joint venture con la russa Sollers e ha donato 100.000 dollari al Global Giving Ukraine Relief Fund. BMW, invece, ha interrotto l'invio di modelli nuovi e ha fermato l'impianto di Avtotor a Kaliningrad, fornendo pezzi di ricambio ai soli clienti delle officine. 

Stessa sorte per lo stabilimento Hyundai di San Pietroburgo che rimarrà chiuso almeno fino al 5 marzo.

Conseguenze per Russia ed Europa

Lo stop ai “rifornimenti” di auto rappresenta un altro colpo ad un mercato già fortemente in crisi. Dal 2015 le vendite di nuovi modelli in Russia sono stagnanti, con un’oscillazione tra i 1,4 e 1,8 milioni di veicoli. Quasi la metà dei modelli immatricolati del 2021 sono stati di Hyundai e Kia (che hanno sospeso le operazioni nell'impianto di San Pietroburgo), Avtovaz (controllata da Renault) e dell’alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi.

Ad aggravare la situazione per gli automobilisti russi è il crollo del rublo che ha fatto schizzare alle stelle i prezzi di listino. Senza dimenticare l’impatto dovuto all’aumento del costo delle materie prime.

Lo stabilimento Volkswagen di Zwickau
Stabilimento Volkswagen di Zwickau

Le conseguenze, comunque, riguarderanno anche l’Europa dato che tante componenti essenziali vengono prodotte proprio tra Russia e Ucraina. Ad esempio, le elettriche del Gruppo Volkswagen contengono alcuni ricambi realizzati da fornitori in Ucraina Occidentale. La produzione di modelli come la Volkswagen ID.3 e Audi Q4 e-tron è stata sospesa, con inevitabili ripercussioni su tempi di consegna.

La situazione è grave anche in casa BMW. Il marchio bavarese è stato costretto a mettere in pausa gli impianti di Monaco e Dingolfing, in Germania, e quello MINI di Oxford, in Inghilterra. Ferma anche la fabbrica di Steyr, in Austria, dove vengono costruiti i propulsori dell'Elica. Modifiche agli output di produzione hanno riguardato anche gli stabilimenti di Lipsia e Regensburg.

La situazione di Stellantis

Come detto, anche Stellantis sta valutando da vicino l'evoluzione della crisi tra Russia e Ucraina. Il gruppo aveva in programma un'espansione nello stabilimento di Kaluga per la produzione di mezzi commerciali, ma starebbe valutando una exit strategy.

Inoltre, in una nota ufficiale il ceo Carlos Tavares ha dichiarato che la settantina di dipendenti in Ucraina è al sicuro. In ogni caso, Stellantis è pronta ad allestire una task force per conformarsi alle nuove sanzioni economiche in Russia e per mantenere monitorata la situazione del proprio personale ucraino.

Lo stesso ceo ne ha parlato in maniera approfondita presentando il piano strategico a lungo termine del Gruppo.