Anche l’automobilista meno interessato alla geopolitica sarà costretto ora a seguire con preoccupazione il conflitto tra Russia e Ucraina. Perché la situazione, già drammatica per chi vive nei luoghi interessati, può avere enormi ripercussioni economiche anche a livello internazionale. 

I fatti ucraini stanno già da tempo mettendo le ali ai prezzi di benzina e diesel, ma il costo dei rifornimenti non è l’unico fenomeno a minacciare le tasche di chi possiede un’auto. O di chi vorrebbe comprarne una nuova. Ma andiamo con ordine e vediamo cosa potrebbe succedere ora.

Pericolo petrolio

Partiamo col dire che l’aggravarsi della situazione tra Mosca e Kiev è solo l’ultimo capitolo della cavalcata dei prezzi carburanti, cominciata diversi mesi fa sulla scia della lunga coda della pandemia.

Così, riempire oggi un serbatoio può costare anche più di 2 euro al litro. Il discorso vale principalmente per il servito alla benzina, ma in qualche caso può interessare persino il diesel, soprattutto in alcune stazioni di servizio sulle autostrade.

La crisi Ucraina, coinvolgendo anche l’Unione europea e gli Stati Uniti, sta scombussolando le quotazioni del petrolio, oltre che del gas, di cui la Russia è uno dei principali esportatori al mondo. E l’Europa è fortemente dipendente dalle materie prime russe.

Il mercato teme quindi che l'energia finisca al centro del conflitto, con sanzioni da un lato e rappresaglie dall'altro. Forte di una produzione oil & gas con pochi paragoni a livello globale, Mosca può influenzare le quotazioni in qualunque momento, con il rischio di una guerra economica e una crisi energetica con prezzi alla pompa sempre più alti.

Dramatic sky over two oil pumpjacks in rural Alberta Canada

Mesi lunghi davanti

Il problema principale per gli automobilisti è che, anche se il Cremlino non dovesse arrivare a tanto, difficilmente torneremo a una situazione normale in tempi brevi, perché quotazioni del greggio così alte faranno fatica a scendere, anche per via dell'interesse di breve termine di altri Paesi produttori. In poche parole, benzina e diesel continueranno a costare parecchio per diversi mesi.

Poche speranze, poi, che l’Opec+ (l'organizzazione dei Paesi produttori di petrolio allargata alla Russia) dia una mano, perché Ihsan Abdul Jabbar, ministro dell’Energia in Iraq, dichiara che non ci saranno aumenti alla produzione di petrolio per dare respiro al mercato: “Riteniamo che non sia necessario. Garantiremo la domanda attenendoci agli attuali piani di offerta”.

Car refuelling at the petrol station

Non finisce qui

Come se non bastasse, per effetto dell'attesa accelerazione del caro carburanti (e caro energia) tutti dovremo fare i conti con un'inflazione "importata" sempre più galoppante. I costi energetici e dei trasporti, del resto, si riflettono in tutto quello che consumiamo, con l'effetto di ridurre progressivamente il potere d'acquisto delle famiglie. E non solo, perché tutta questa situazione si rifletterà fatalmente anche sui tassi di interesse, sempre meno vantaggiosi. 

Fattori questi che incidono trasversalmente su tutti. Poi c'è anche l'altra parte legata alle materie prime, che potrebbe pesare in particolare sul settore auto. La Russia è un grande esportatore di acciaio e alluminio, per esempio, ma anche di nichel, elemento che interessa soprattutto le auto elettriche. Il rischio è che anche qui ulteriori rialzi delle materie prime possano sconfinare in incrementi dei prezzi delle vetture.