Non c'è bisogno che lo stato italiano entri nel capitale di Stellantis. Lo dice chiaramente il ceo Carlos Tavares poco prima di presentare il piano a lungo termine della società, in risposta all’allarme lanciato a febbraio dal Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica).

L’ente aveva sottolineato come la fusione tra FCA e PSA avesse in qualche modo spostato il baricentro del controllo societario verso la Francia, mettendo potenzialmente a rischio un settore fondamentale per l’economia della Penisola. Per questo suggeriva “un interessamento della Cassa depositi e prestiti, il cui eventuale ingresso nel gruppo industriale potrebbe favorire un ribilanciamento di pesi”. Secondo il gruppo, però, non è necessario, perché gli interessi italiani garantiti in ogni caso.

Presto la Gigafactory italiana

“Non c’è necessità che il Governo italiano entri nell’azionariato di Stellantis – sostiene Tavares –. Possiamo proteggere l’Italia senza l’ingresso del Governo nell’azionariato”. Secondo il ceo, l’esecutivo “può usare meglio le tasse degli italiani rispetto a diventare azionista di Stellantis”. Il Paese “è già una colonna del gruppo”.

E a proposito dei rapporti fra l’azienda e la Penisola, Tavares è tornato a parlare della Gigafactory a Termoli, sottolineando che manca ancora “qualche settimana” per mettere tutto nero su bianco, ma l’accordo “verrà firmato”.

Foto - Stellantis Piano Strategico lungo termine

“Stiamo lavorando con il Governo e il sostegno che arriverà sarà simile a quello dei Governi di Francia e Germania”, continua il ceo, riferendosi alla realizzazione delle altre due fabbriche di batterie di Stellantis in Europa.

Dopo aver specificato che la Gigafactory a Termoli sarà realizzata da Acc, che vede come soci Stellantis, TotalEnergies e Daimler, Tavares aggiunge che “Acc deve avere l’approvazione di tutti e tre gli azionisti”, e che il Gruppo da lui guidato sta “allineando le agende per avere il via libera di Daimler”.

Capitolo Russia

Prima di chiudere, un riferimento alla guerra tra Mosca e Kiev. Tavares ha chiarito che l’invasione di Putin in Ucraina “avrà effetti marginali”. Anzi, il cfo gli ha assicurato che saranno “praticamente insignificanti”.

Stellantis ha uno stabilimento produttivo in Russia dove lavorano circa 2.000 dipendenti. I marchi del Gruppo detengono una quota complessiva di circa l’1,5% del mercato auto russo. “Abbiamo messo subito in piedi una task force per valutare le sanzioni ed essere sicuri di non violarle”, chiude il ceo, prima di presentare il futuro della società.

Fotogallery: Stellantis Piano Strategico lungo termine