La maggior parte dei costruttori auto sta raggiungendo già in questi anni la neutralità nelle emissioni di CO2 soprattutto grazie all'energia proveniente da fonti rinnovabili. Si tratta di energia elettrica acquistata da aziende fornitrici che certificano di averla prodotta utilizzando risorse naturali come parchi eolici e fotovoltaici, centrali eoliche e geotermiche oppure bruciando biogas.
Parallelamente a questo, però, le Case continuano a fare anche grandi investimenti per ampliare i propri impianti, soprattutto quelli solari. Da questi ottengono, infatti, un doppio beneficio, in quanto si mettono al riparo da possibili futuri problemi di approvvigionamento e dalle oscillazioni dei costi energetici.
Ci sarà energia per tutti?
Uno dei grandi dubbi che accompagnano la transizione elettrica riguarda infatti proprio i limiti delle rinnovabili: se consideriamo che questo importante passaggio dovrebbe portare a sostituire con l'elettrico tutto ciò che attualmente utilizza combustibili derivati del petrolio, e che questo significa decarbonizzare anche la stessa produzione di energia, è lecito chiedersi se lo sfruttamento delle risorse naturali potrà davvero arrivare a coprire efficacemente una domanda in così forte crescita.
Facendo l'esempio dell'Italia, secondo i dati diffusi dal rapporto BP Statistical Review of World Energy, nel 2021 la produzione di energia da rinnovabili è salita al 18% del totale, leggermente sopra la media europea, mentre altri come Svezia e Norvegia arrivano a superare il 50% e il 70%, mentre l'Islanda grazie alla grande attività geotermica del suo territorio è già oltre il 90%. Lo stesso rapporto dice però che oggi, in Italia, il 38% della produzione energetica arriva ancora dal petrolio e il 42% dal gas naturale.
La produzione propria
Tornando sulla questione fabbriche, è dunque possibile che la corsa al consumo di energia verde possa progredire più velocemente dello sviluppo della produzione "green", limitando la disponibilità.
Un problema a cui si aggiunge anche quello dei costi: come ci ha dimostrato l'attualità, e non da oggi (basti pensare alle crisi petrolifere degli Anni '70), l'equilibrio dei prezzi è costantemente minacciato anche da eventi politici, come sta accadendo tuttora con il gas in conseguenza del conflitto russo-ucraino.
Questo spiega efficacemente come anche le industrie private trovino interessante assicurarsi una propria produzione energetica a impatto zero, che al momento trova nel solare la soluzione più rapida, semplice e diretta. E come tutti i tetti e le aree circostanti gli edifici, dalle fabbriche alle sedi fino ai centri logistici, si stiano popolando di pannelli destinati a sostenere le attività interne e alimentare flotte e parchi veicoli che saranno sempre più elettrici.
A conferma di questo, Ford, che punta a rendere tutta la sua attività europea 100% carbon neutral entro il 2035, ha appena annunciato di aver attivato un nuovo parco solare nell'area dello stabilimento di Almussafes, vicino a Valencia, con una capacità iniziale di 2,8 megawatt che diventeranno 5 entro la fine dell'anno per poi raddoppiare nel corso del 2024. Ma non è la sola.
Nel 2022, anche Ferrari ha inaugurato la prima sezione di un nuovo impianto fotovoltaico da oltre 3.800 moduli complessivi alloggiato sul tetto della fabbrica di Maranello, che si aggiunge a un sistema di generazione a celle di combustibile annunciato a giugno. La Casa, che punta ad arrivare alla neutralità già nel 2030, mira a portare la produzionr autonoma di energia a ben 1,5 gigawatt.
Anche Toyota, negli ultimi anni si è mossa in questa direzione e non soltanto in Europa: nel 2020, mentre alcune sedi, tra cui quella italiana, si dotavano di pannelli solari per ridurre l'energia attinta dalla rete pubblica, la Casa giapponese completava la conversione di un edificio inutilizzato nel suo complesso di Altona, Australia, in un polo per la produzione di idrogeno interamente alimentato da fonti rinnovabili, solare in testa.
