L’aveva detto e ripetuto, ma Matteo Salvini lo ribadisce a chiare lettere al Salone dell’Auto di Torino, davanti a una folla di curiosi, passanti e addetti ai lavori, riuniti sotto un Sole settembrino che illumina la kermesse nella città della Mole: “Mettere fuori legge le auto a combustione interna fra 10 anni è un suicidio economico, sociale, industriale e ambientale senza alcun senso”.
Così il vicepremier e ministro dei Trasporti rilancia la promessa di fare battaglia in Europa contro lo stop alla vendita dei motori termici nel 2035. “Nella prossima settimana – continua – sarò a Budapest coi colleghi europei per far prevalere il buon senso sull’ideologia, perché neutralità tecnologica vuol dire che chi vuole comprare un’auto elettrica potrà comunque farlo da qui a 30 anni”. L’alternativa sarebbero i “biocarburanti assolutamente sostenibili”.
Appuntamento a Budapest
L’incontro con gli omologhi degli altri Stati membri sarà quindi occasione per illustrare la proposta del Governo italiano, che chiederà all’Unione europea di anticipare dal 2026 al 2025 la clausola di revisione dell’addio ai veicoli a combustione, prevista dalle stesse Istituzioni dell’Ue durante l’approvazione del bando al termico. Una missione che coinvolgerà anche Adolfo Urso, responsabile delle Imprese e del Made in Italy.
“L’obiettivo – aggiunge Salvini – è portare avanti la tutela dell’ambiente e quella dei 14 milioni di posti di lavoro che ruotano intorno all’auto in Europa. Da ministro dei Trasporti sto cercando da due anni un equilibrio fra il diritto alla mobilità dolce per chi ama andare in bici o monopattino (e che col nuovo Codice della Strada guiderà con casco, targa e assicurazione obbligatori), e chi usa l’auto non solo per diletto, ma anche per lavoro. In altri ambienti – è la frecciatina alle amministrazioni guidate da partiti di sinistra – chi vuole espellere l’auto dalla città danneggia milioni di lavoratori”.
Il ministro Matteo Salvini al Salone dell’Auto di Torino 2024
L’iniziativa dell’Esecutivo arriva in un momento complicato per la transizione del settore, con vendite in calo, Stellantis che sospende la produzione della Fiat 500e fino a quasi metà ottobre, Volkswagen alle prese con crisi da sottoproduzione e rischio di chiudere fabbriche e licenziare lavoratori e, più in generale, diversi costruttori che fanno retromarcia sui piani di elettrificazione.
La querelle con Stellantis
“I problemi a Mirafiori, come in mezza Europa, derivano dal fatto che non tutti i consumatori possono permettersi di spendere decine di migliaia di euro per un’auto elettrica”. Il vicepremier si dice quindi “preoccupato” per il fermo alle macchine e approfitta dell’intervento per attaccare il gruppo italo-francese:
“Il futuro di Stellantis? Dovreste chiedere ai proprietari, per capire come sono stati utilizzati i miliardi di euro da finanziamenti pubblici di questi anni”.
Capitolo Cina
Ultimo argomento prima di lasciare il Salone è la trattativa fra Governo e Case cinesi per aprire loro le porte dell’Italia e mettere in piedi uno o più impianti produttivi. “Se ne occupa il ministro Urso”, prova a chiudere Salvini, che però, incalzato dalla stampa, continua:
“Io sono per il libero mercato, ma rifiuto di essere una colonia cinese. Un nuovo costruttore aumenterebbe i posti di lavoro? A me interessa salvare le fabbriche, ma tutelando il made in Italy. Vorrei che i nostri figli non vedessero solo il made in China. Nuovi incentivi nel 2025? Chiedete sempre a Urso”.