I biocarburanti sembrano i grandi sconfitti nella corsa alla riduzione delle emissioni di CO2 anche dal settore auto, al momento quasi ignorati dal Consiglio dell'Ue che ha invece lasciato spazio agli e-fuel dopo il 2035.
Il mondo dei carburanti ottenuti da biomasse, però, non demorde e anzi rilancia. È infatti solo di poche ore fa l'annuncio fatto al G20 di New Delhi della nascita della Global Biofuel Alliance, l'alleanza globale per i biocarburanti voluta da India, Italia, Singapore, Bangladesh, USA, Brasile, Argentina, Mauritius ed Emirati Arabi Uniti.
La benzina, il gasolio e il metano di origine organica e da fonti rinnovabili cercano quindi riscossa in quel futuro prossimo che per la riduzione dei gas serra (in particolare la CO2) ha ormai preso la strada dell'auto elettrica a scapito di quella con motore termico. Ma quali sono effettivamente i principali vantaggi e svantaggi dei biocarburanti? Scopriamolo assieme.
Vantaggi
- Una fonte di energia rinnovabile
- Fino all'88% in meno di CO2
- Un nuovo futuro per i rifiuti
- I biocarburanti sono già al distributore
Svantaggi
- Acqua e terreni rubati all'agricoltura
- Costi produttivi ancora superiori a benzina e diesel
- Produzione limitata rispetto alla richiesta
- Tolta la CO2, gli inquinanti rimangono
Vantaggi
1. Una fonte di energia rinnovabile
Il primo grande vantaggio dei biocarburanti è quello di essere prodotti da fonti di energia rinnovabili, in particolare da oli estratti da semi oleaginosi e scarti organici come gli oli di cottura, i grassi animali e residui dall’industria agro-alimentare.

Un impianto di produzione di biocarburanti
Questo significa che possono essere prodotti teoricamente all'infinito senza dover fare affidamento su giacimenti e depositi di combustibile fossile (petrolio, carbone e gas naturale) che non sono illimitati e richiedono milioni di anni per crearsi.
2. Fino all'88% in meno di CO2
L'utilizzo dei biocarburanti nei motori delle auto può ridurre fino all'88% le emissioni di CO2 allo scarico rispetto alle stesse auto alimentate con tradizionale benzina o gasolio.

Emissioni di gas serra in atmosfera
Questa percentuale si riferisce all'intero ciclo di produzione e utilizzo dei biofuel ed è basato su stime che riguardano i biocarburanti di seconda generazione, quelli attualmente utilizzati anche da ENI per i suoi prodotti HVO (Hydrotreated Vegetable Oil o Olio Vegetale Idrotrattato) e provenienti da materiale di scarto e residui.
I prossimi biocarburanti di terza e quarta generazione, ottenuti da alghe e cianobatteri, promettono fare ancora meglio nel contenimento dell'anidride carbonica.
3. Un nuovo futuro per i rifiuti
La possibilità di utilizzare materiali organici di scarto per produrre biocarburante rappresenta un'importante risorsa che può risolvere anche alcuni problemi di smaltimento di rifiuti e sottoprodotti industriali.
Anche le piante utilizzate per la produzione di biocarburanti di seconda generazione, come quelli che escono dalle raffinerie italiane di Gela e Venezia, non sono in competizione con la produzione alimentare e non vanno a impoverire i terreni perché, come ricorda ENI, le materie prime sono ricavate da piante non alimentari coltivate su terreni degradati e da colture di rotazione (cover crops).
4. I biocarburanti sono già al distributore
Anche se molti di noi non se ne accorgono, sono ormai diversi anni che usiamo i biocarburanti nelle nostre auto. Alla pompa di rifornimento troviamo comunemente benzina con scritta E5 sulla pistola e questo significa che dentro c'è un 5% di etanolo bio. Allo stesso modo le pompe di E10 arrivano al 10%.

L'HVOlution di Eni
Per entrambi i carburanti non c'è bisogno di alcuna accortezza o attenzione nell'utilizzo su qualsiasi auto. Lo stesso accade per il diesel che viene venduto con le etichette B7 e B10 a seconda della percentuale "bio" che contiene.
Un discorso diverso è quello del diesel XTL, noto ormai commercialmente come HVO (ENI, Q8, IP, Costantin e altri) e composto al 100% da materiale biologico e senza miscelazione con derivati dal petrolio. Questo biodiesel "puro" può però essere utilizzato solo sulle auto coi motori diesel più moderni e controllando che sul libretto di uso e manutenzione sia specificata la compatibilità con il gasolio EN 15940 o XTL.
Svantaggi
1. Acqua e terreni rubati all'agricoltura (per il cibo)
Il principale svantaggio dei biocarburanti, almeno quelli di prima generazione prodotti soprattutto negli Stati Uniti, in Brasile, Indonesia e Cina, è quello di utilizzare molta acqua per le coltivazioni, ma anche di "rubare" terreni utili alle piantagioni per l'alimentazione umana.
A questo si aggiunge poi una tendenza alla coltivazione intensiva e continuata negli anni dei campi di mais, zucchero di canna e olio di palma che impoveriscono i terreni e portano in alcuni casi anche alla deforestazione.
2. Costi produttivi ancora superiori a benzina e diesel
Un'altra delle critiche mosse a benzina e gasolio bio è quella di avere dei costi produttivi ancora superiori a quelli dei corrispettivi derivati dal petrolio.
Questo si potrebbe riversare sul prezzo dei biocarburanti, soprattutto in assenza di incentivi statali sovranazionali
3. Produzione limitata rispetto alla richiesta
Un altro problema dei biofuel è che ancora oggi la produzione avviene sì su scala industriale, ma in misura molto ridotta rispetto al fabbisogno dell'attuale parco circolante.
Secondo l'associazione ambientalista Transport & Environment, "oggi l’uso in purezza di biocarburanti avanzati o da rifiuti e residui consentirebbe di alimentare appena il 5% del parco circolante italiano (1,9 milioni di auto)."
4. Tolta la CO2, gli inquinanti rimangono
Non da poco è poi la questione degli inquinanti emessi comunque dalle auto che usano i biocarburanti, anche in purezza.

Traffico e smog
Trattandosi pur sempre di motori endotermici, escono dallo scarico livelli di particolato (PM) e ossidi di azoto (NOx) molto simili a quelli delle auto alimentate a normale benzina o gasolio. Alcuni ambientalisti parlano addirittura di emissioni superiori nel caso dei biocarburanti.