Di norma le auto vengono testate in strada e/o in pista, a seconda che si tratti di modelli destinati a compiere lunghi viaggi o a correre tra i cordoli. Poi ci sono modelli particolari, che l’asfalto lo percorrono ma hanno nel loro DNA ben altro, una mappatura genetica composta da sassi, rocce, sabbia, fango e chi più ne ha, più ne metta. Auto come la Mercedes Classe G, il fuoristrada della Stella nato e cresciuto nella fabbrica austriaca della Magna-Steyr e prossimo a compiere 40 anni. Tutti passati a farsi le ossa su un percorso molto, ma molto, particolare che abbiamo avuto la fortuna di poter percorrere a bordo dell’ultima generazione della Gelandewagen.
Ripasso di storia
Un percorso lungo 5 chilometri che attraversa 700 metri circa di dislivello per arrivare sulla cima dello Schockl, montagna distante circa 40 minuti dallo stabilimento nel quale – da sempre - nasce la Classe G. Una fabbrica nata con la collaborazione dell’allora Steyr-Daymler-Puch proprio per assemblare un nuovo fuoristrada (gelandewagen in tedesco).
Un modello fortemente voluto dallo scià di Persia, allora azionista di maggioranza di Daimler e pronto a ordinarne 20.000 per il suo esercito. La Classe G arriva nel 1979, proprio l’anno della rivoluzione che portò alla caduta della monarchia. Daimler corre ai ripari, col rischio di veder fallire il proprio progetto. A quasi 40 anni di distanza sappiamo com’è andata a finire.
Per conoscere meglio la Classe G
La Classe S dell’offroad
Diverse generazioni, civili e militari, con fino a 6 ruote, nate per andare ovunque, con l’ultima generazione che non fa certo eccezione. La nuova Classe G infatti mantiene intatte le capacità in fuoristrada, alzando ulteriormente l’asticella della qualità.
Doppio monitor per strumentazione e infotainment, pelle ovunque, sistemi di assistenza alla guida di ultima generazione e motori potenti che vanno dai 422 CV delle versioni “normali” ai 585 della G 63 AMG. La Gelandewagen può essere tranquillamente definita la Classe S dei fuoristrada.


Palestra naturale
Ma torniamo allo Schockl. Una sorta di sancta sanctorum dell’offroad, un luogo dove solo pochissimi e selezionatissimi driver possono mettere le ruote della Classe G. Si perché si tratta di una montagna aperta al pubblico, con sentieri che vengono quotidianamente percorsi da escursionisti a piedi o in bicicletta.
Bisogna quindi fare più che attenzione, e non solo a loro. Le strade percorse dalla Classe G non solo non sono asfaltate, ma sono ricche – anzi ricchissime – di insidie e difficoltà: twist, dislivelli assurdi, rocce, sassi, buche… di tutto di più. Tracciati percorsi migliaia e migliaia di volte dai diversi muletti della Gelandewagen, sia in salita sia (soprattutto) in discesa.
Chilometri su chilometri che fanno guadagnare alla Classe G la mitica targhetta "Schockl Proved" che trovate all'interno del montante B.
Le discese ardite...
Già perché se andare in salita ha il fascino dei passaggi impegnativi fatti con estrema facilità, grazie alla trazione integrale e al bloccaggio dei 3 differenziali, è in discesa che si capisce di che pasta sia fatta la Classe G.
Immaginatevi di andare su una statale a circa 70 km/h. Non una velocità folle certo, perché l’asfalto è regolare e non ci sono ostacoli naturali. Ora prendete la stessa velocità e portatela in fuoristrada, in mezzo a rocce e passaggi stretti.
Una situazione da film d’azione che i tester della Mercedes Classe G vivono quotidianamente. Il fuoristrada tedesco infatti si lancia a velocità “folli” giù dallo Schockl, migliaia e migliaia di volte, per dimostrare di essere pronto a tutto.
Ciò che stupisce non è solo la trazione totale, la capacità di assorbire anche le asperità più dure, ma il fatto che dentro non ci sia nemmeno uno scricchiolio. Zero. Una solidità granitica impressionante, ottenuta in una fabbrica dove il numero degli operai supera nettamente quello dei robot.
La Classe G viene infatti quasi assemblata a mano, sia nelle sue parti meccaniche sia negli interni, con pellami sapientemente lavorati da sarti e artigiani. Il risultato è un’auto che non ha paura di nulla.