Strano caso quello dei pick-up: negli USA sono da sempre i modelli più venduti in classifica e rappresentano meglio di qualunque altra carrozzeria il sogno americano, nei paesi in via di sviluppo sono uno strumento di lavoro indispensabile per la crescita economica, mentre in Europa - e in Italia in particolare, a causa di una normativa penalizzante e unica nel suo genere che li classifica come autocarri, cioè veicoli a uso esclusivamente lavorativo - il Mitsubishi L200 e i suoi concorrenti sono poco più di una "mosca bianca" nei listini. Qualcosa, però, sembra stare cambiando giacché sempre più case, anche di lusso come la tedesca Mercedes, in questi mesi hanno annunciato l'aggiunta di un pick-up alla propria gamma europea. Sarà che finalmente i clienti europei - da sempre ritenuti un po' snob in materia di auto, rispetto ai cugini d'oltreoceano - stanno imparando ad apprezzare la versatilità dei pick-up e dei loro spaziosi cassoni? Oppure sono stati i pick-up a farsi più raffinati per andare incontro ai nostri gusti? La verità, come spesso succede, sta nel mezzo e l'abbiamo toccata con mano nella nostra prova del nuovo Mitsubishi L200, che pur conservando capacità di carico e doti in fuoristrada, ha saputo fare notevoli passi avanti nel comfort di bordo, ora quasi paragonabile a quello di un'autovettura. Per scoprire qualcosa in più sul mondo dei pick-up in Italia abbiamo intervistato Maurizio Melzi, a capo del marketing italiano di Mitsubishi, il cui L200 rappresenta oramai da decenni uno dei concorrenti di riferimento nella "nicchia del cassone".


OmniAuto.it: Quali sono i pregi principali dei pick-up e quali i difetti che ne limitano la diffusione da noi?
Maurizio Melzi: In realtà il pick-up ha pochi limiti, perché per sua natura è un veicolo polivalente e offre trasporto di persone e cose - come tutte le vetture - ma con un'attenzione particolare verso le cose, grazie alla presenza del cassone al posto del bagagliaio. Un pick-up ti permette la libertà di poter assolvere compiti di cantiere - soprattutto se parliamo del Mitsubishi L200, un pick-up a quattro ruote motrici con sistemi di trazione avanzati - oppure di svolgere attività meno conosciute, come quella di chi carica la mungitrice automatica sul cassone e durante l'estate va in alpeggio a mungere le mucche al pascolo. La vasta gamma di utilizzi è ciò che caratterizza il pick-up ed è forse l'impossibilità di porgli un limite che rende difficile inquadrare il suo cliente-tipo. Mitsubishi con questa quinta generazione di L200 ha voluto migliorare l'esperienza a bordo pensando soprattutto a chi lo usa per lavoro: persone che passano tutto il giorno a bordo di questo mezzo, magari su strade non proprio agevoli e in condizioni anche disagiate - penso agli equipaggi ENEL e TERNA, di cui siamo fornitori, che vanno in montagna a sistemare i tralicci dell'alta tensione in qualsiasi condizione climatica. Per questo abbiamo cercato di rendere il nuovo Mitsubishi L200 quanto più possibile vicino a un'auto nell'esperienza di guida, cioè più performante nella guidabilità, nel controllo del mezzo, nella stabilità e nella sicurezza sia attiva che passiva.


OmniAuto.it: Chi è il vostro cliente tipico in Italia?
Maurizio Melzi: Il mercato italiano del Mitsubishi L200 può essere diviso in tre pilastri: il primo è la cantieristica, in cui c'è una varietà di utilizzi molto ampia, che va dalle ditte edili alle cave di Carrara. Poi c'è l'agricoltura, dove i terzisti - ossia quelli che vendono la propria capacità lavorativa alle aziende agricole - fanno del pick-up uno strumento di promozione per farsi assoldare durante il lavoro stagionale. Infine c'è l'artigianato, dai restauratori ai meccanici di motociclette. A questi tre pilastri si aggiungono forze dell'ordine, forze di controllo come i pompieri, i guardaboschi, la Protezione Civile. Insomma, tante categorie molto diverse, perché è la versatilità stessa del pick-up che ti suggerisce un uso. La stessa Mitsubishi Italia, anche se in casi particolari di ordini in alti numeri abbiamo operato direttamente come trasformatori, non ha una visione completa di tutte le versioni che il Mitsubishi L200 ha avuto.


OmniAuto.it: Come mai in altre nazioni, in particolare gli USA, il pick-up ha un utilizzo familiare, da tempo libero e da noi invece no?
Maurizio Melzi: Anche nel resto del mondo il pick-up resta un mezzo dall'utilizzo prevalentemente professionale, ma con questo viene ammesso anche l'utilizzo familiare. Le esigenze possono andare anche di là della famiglia. Penso allo sportivo "attrezzato" (come i ciclisti, i surfisti o gli sciatori), che può avere la necessità di viaggiare in cinque nell'abitacolo e cui allo stesso tempo serve un'amplissima capacità di carico. Magari con un vano da poter sporcare senza dover prestare troppa attenzione, cosa che appunto vale per il cassone. In Italia la limitazione è prima di tutto di carattere fiscale: essendo il pick-up immatricolato e omologato come autocarro, il suo utilizzo deve essere limitato all'ambito lavorativo, quindi - ad esempio - nel fine settimana si presuppone che, a meno d'impegni lavorativi particolari e dimostrabili, tu non debba lavorare e quindi utilizzare il pick-up.


OmniAuto.it: Per farla semplice, il proprietario di un autocarro pick-up non può trasportare la famiglia per la gita della domenica, esatto?
Maurizio Melzi: Esatto, non è previsto dal codice della strada. In realtà la questione è un po' nebulosa e si riflette anche nel comportamento delle Forze dell'Ordine, che spesso non sanno esattamente come comportarsi. Questa situazione è figlia di una stortura italiana e deriva dal tentativo di punire i soliti "furbetti": quelli che negli anni passati hanno omologato SUV di lusso e fuoristrada come autocarri per sfruttare le agevolazioni fiscali, ma poi hanno utilizzato questi veicoli per scopi esclusivamente privati. Le conseguenze di questa limitazione ci creano anche qualche imbarazzo nei confronti della casa madre giapponese, perché l'Italia è l'unico mercato della Comunità Europea ad avere questo tipo di normativa.


Omniauto.it: In Europa il segmento dei pick-up si sta allargando con l'arrivo di nuovi concorrenti Renault e Mercedes-Benz. Su cosa punta il Mitsubishi L200 per differenziarsi?
Maurizio Melzi: La storia fortunata del Mitsubishi L200 deriva da due ragioni principali, l'esperienza progettuale dei tecnici Mitsubishi nel campo della trazione 4x4, che garantisce performance non comuni, e la qualità costruttiva che ha convinto molti. L'arrivo di nuovi concorrenti è figlio di una tendenza diffusa nell'industria, quella di massimizzare la capacità produttiva entrando in tutte le nicchie di mercato. Molte case fino a un decennio fa avevano tre o quattro modelli in gamma, mentre ora ne hanno anche dieci o dodici. È un'evoluzione naturale che tocca anche il segmento dei pick-up, ma non ci spaventa perché crediamo che la lunga tradizione Mitsubishi continuerà a portare buoni frutti.

Fotogallery: Mitsubishi L200, il pick up che sarà anche Fiat