Provate a fare un “esercizio”: immaginate di sostituire i fari della Ka, la prima Ka, quella del 1996, con proiettori di ultima generazione. Aggiungete poi delle luci diurne a led e, dentro, uno schermo touch a forma di tablet nella parte alta della plancia. Ecco, secondo voi non sarebbe pronta per una seconda carriera? Ancora attuale nel design e, anzi, più riuscita e ricca di personalità di tante auto di segmento A attualmente in commercio. Non capita spesso, ma ci sono modelli così, che non invecchiano mai, se non all’anagrafe. Quest’anno la Ka spegne 22 candeline e solo se la sentite in moto, col robustissimo ma vecchio (vecchio già nel 1996, un po’ troppo rumoroso e non particolarmente parco nei consumi) 1.3 ad aste e bilancieri, avvertireste un senso di “superato”. Altro elemento ormai quasi caduto in disuso sono le 3 porte. Ecco la storia di una citycar che non ha avuto un seguito. O meglio, l’ha avuto, ma su basi completamente diverse.

Una forma che dice tutto

Larga sotto, stretta sopra: la Ka la guardi e subito hai l’impressione che sia una macchina “piantata” a terra. E l’abito fa il monaco, perché poi la guidi e rimani stupito per la sua agilità nei cambi di direzione, per i limiti di tenuta, persino per lo sterzo, pronto e preciso. Cose che di certo non ti aspetti da una citycar, anche se, in realtà, chi conosce Ford sa che la cura per la messa a punto dei telai è sempre alta; così tanto che l’unico motore con cui viene venduta la macchina per i primi anni è fin troppo fiacco. Si tratta del 1.300 4 cilindri di cui sopra, che ha 60 CV e offre prestazioni solo discrete a una macchina che meriterebbe molto di più, come del resto la terza generazione di Fiesta - con cui condivide la base - dimostra. Le cose migliorano nel 2001, quando arriva un più moderno 1.3 con alberi a camme in testa, accreditato di 69 CV e, soprattutto, rumorosità e consumi più contenuti.

Finalmente i paraurti in tinta

Un dettaglio, che tale poi non si rivelerà, è quello del colore dei paraurti: concepita e sviluppata per la città, la Ka viene offerta inizialmente solo con paraurti in plastica nera, al fine di renderla più resistente ai piccoli urti e più economica in caso di riparazione. I clienti però - quelli acquisiti e soprattutto quelli potenziali - chiedono a gran voce che Ford introduca i paraurti in tinta. Detto, fatto: nel 1999 viene offerta questa opportunità, che non fa che bene alle vendite di un modello che comunque piace e convince. 

Nel 2003 la SportKA

Altra richiesta dei clienti è quella di una versione sportiva, o comunque più brillante dell’unica versione disponibile, quindi con 60 e, dal 2001, 69 CV. Nel 2003 arriva dunque la SportKa, con motore 1.6 da 95 CV, assetto specifico, cerchi in lega da 16” e gruppi ottici anteriori più sottili e aggressivi. Certo le “piccole bombe” sono un’altra cosa, ma se si parla di puro piacere di guida, lasciando da parte le prestazioni, la SportKa ha ben poche rivali. Il vero pezzo raro della “collezione Ka” è però la StreetKa, coraggiosissima cabriolet con capote in tela dalle forme molto personali ma per nulla sgraziate, spinta dallo stesso 1.6 della SportKa.

La seconda Ka su base Fiat Panda e 500

Come scritto in apertura, la Ka non cessa di esistere: la seconda generazione però è figlia di un progetto completamente diverso: la meccanica è Fiat, così come lo stabilimento di assemblaggio. Nel dettaglio, la prima è la medesima di Panda e 500, mentre il secondo è quello polacco di Tichy. Ford si occupa di pochissime cose, tra le quali la messa a punto del telaio. E si vede: appena presentata, nel 2008, la Ka è indiscutibilmente più gradevole da guidare rispetto alla (molto) più acclamata Fiat 500, pur essendo più confortevole in velocità, in particolare negli avvallamenti presi. Tutto ciò ovviamente non basta, perché se la 500 può contare sul nome e su un design che piace in tutto il mondo, la Ka ha una personalità molto meno forte e, di conseguenza, molto meno successo. Il discorso cambia ancora con l’ultima Ka, diventata non a caso Ka+: le portiere diventano per la prima volta 5 e le dimensioni crescono.

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