Dopo anni di traversie l’anno del sessantesimo anniversario sembra promettere bene per il marchio De Tomaso che vuole rinascere con una sportiva tutta nuova chiamata P72. Il nome deriva dalla storica P70 realizzata nel 1964 da Alejandro de Tomaso e Carroll Shelby.
La nuova De Tomaso P72 che fa il suo debutto al Goodwood Festival of Speed è però un’auto moderna e ad alte prestazioni, realizzata nello spirito della De Tomaso Pantera e basata sul telaio in carbonio dell’Apollo Intensa Emozione. Non a caso la proprietà della De Tomaso Automobili è dal 2015 della Ideal Team Venture di Hong Kong, la stessa di Apollo Automobile.
Fotogallery: De Tomaso P72 a Goodwood Festival of Speed 2019
Forme classiche
La De Tomaso P72 sarà prodotta in 72 esemplari e, anche nelle intenzioni del presidente Norman Choi è destinata a creare una nuova nicchia di mercato, quella delle GT ad alte prestazioni con tecnologia moderna e forme classiche senza tempo.

Il telaio è un monoscocca in fibra di carbonio e il cambio è manuale, ma queste sono al momento le uniche informazioni tecniche che saranno arricchite da altri dettagli in un secondo momento.
Prezzo attorno ai 750.000 euro
La cosa certa è che lo stile della De Tomaso P72 resterà invariato nella versione di serie, realizzata in appena 72 esemplari con un prezzo previsto di circa 750.000 euro.

Com’è possibile osservare dalle prime immagini ufficiali, la nuova De Tomaso P72 trae diretta ispirazione dalla P70 (nota anche come Sport 5000 Fantuzzi Spyder), con forme arrotondate e molto “Anni ‘60”, curiosamente simile anche alla Ferrari 330 P4 e alla sua emula moderna Pininfarina P4/5. Il posto di guida a destra dovrebbe invece poter essere traslato su entrambi i lati dell"abitacolo, a richiesta del cliente, cosa che già accade per la Apollo IE.
Un inizio folgorante

In attesa di conoscere altri particolari sulla motorizzazione e le prestazioni della De Tomaso P72 vogliamo ricordare un po’ di storia recente del “maltrattato” brand italiano di auto sportive. Creata nel 1959 dal suo fondatore Alejandro de Tomaso, la Casa modenese ha creto le sue auto più belle negli Anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso per poi prendere la strada del declino e della chiusura poco dopo la morte di Alejandro nel 2003.
Un recente passato da dimenticare
La ripartenza della produzione, promessa nel 2011 con la Deauville dal nuovo proprietario Gian Mario Rossignolo si è risolta con un nulla di fatto, il fallimento del 2012 e un lungo processo. Dalle ceneri della bancarotta si attende ora il rilancio da parte della proprietà cinese, soprattutto per quei lavoratori italiani che dopo anni di cassa integrazione hanno visto nascere e morire troppe speranze.
