La lotta al Coronavirus è una guerra contro il tempo, per contenere la pandemia, salvare persone e non compromettere irrimediabilmente l’economia mondiale. La battaglia più dura sappiamo che si combatte negli ospedali e le armi che scarseggiano per definizione sono respiratori e dispositivi di protezione per i medici. Mascherine in primis.
Dunque si parla tanto di riconversione di alcune industrie per la produzione in emergenza di queste apparecchiature e un po’ in tutto il mondo sono state chiamate in causa le Case automobilistiche. Può sembrare strano, ma non lo è, e in questo articolo vi spieghiamo perché.
Un know-how da sfruttare
Il punto nodale della questione sta nell’immenso know-how dell‘industria automotive, in termini di conoscenze, competenze, ricerca e sperimentazione su tutto ciò che riguarda meccanica, chimica, fisica ed elettronica dei veicoli, oltre alla fisiologia ed ergonomia del corpo umano. Senza dimenticare i processi che consentono di industrializzare minimizzando costi e tempi, l’assemblaggio di prodotti e componenti più o meno complessi.
Fotogallery: L'auto e le tecnologie utili contro il Coronavirus
Allo stesso modo molti fornitori di parti e componenti per l'auto, i famosi "supplier", hanno esperienza e capacità produttiva per prodotti diversi. In piena emergenza da Coronavirus queste produzioni potrebbero con relativa facilità convertire e concentrarsi su ciò che è al momento più necessario per pazienti, medici e infermieri: respiratori e ventilatori polmonari, mascherine, tute protettive, guanti e gel disinfettanti.
Filtraggio e condizionamento i punti di partenza
I grandi centri ricerca e sviluppo delle case auto sono impegnate nella progettazione o nella co-progettazione di sistemi di ventilazione abitacolo, riscaldamento, condizionamento e filtraggio, in una sigla gli HVAC (Heating, Ventilation and Air Conditioning).

Sono impianti ormai molto sofisticati, come dimostra ad esempio il sistema di filtraggio dell'aria HEPA di Tesla Model S e Model X e che possono offrire il punto di partenza per convertire la produzione verso questa specializzazione così necessaria in questo momento. Secondo Tesla i filtri HEPA con Bioweapon Defense Mode riescono a tener fuori dall'abitacolo "il 99,97% di polveri sottili, gas inquinanti, batteri, virus, polline e spore di muffe."
Fondamentali anche i fornitori e l'elettronica
Un ruolo altrettanto importante lo possono poi svolgere i fornitori di componenti per auto, aziende specializzate in quelle migliaia di piccoli pezzi che compongono le nostre vetture. Parliamo di multinazionali come Bosch, Continental, Denso, Valeo, Continental, Johnson Controls, ma anche Faurecia, Panasonic, Sumitomo, Marelli e BorgWarner, solo per citare i più grandi.

L'esperienza di questi supplier nel settore della meccanica di precisione, dell'elettronica, della meccatronica, della pneumatica e dei sistemi di ventilazione e filtraggio aria potrebbe essere dirottata verso la produzione di sistemi di ventilazione polmonare forzata, proprio quelli di cui c'è carenza ormai in tutto il mondo. Sempre che le chiusure degli stabilimenti imposte da necessarie misure di contenimento alla diffusione del virus non rallentino anche questa riconversione.
Dalla Cina l'esempio
Una simile ricovenversione dell'industria dell'auto, al momento ferma in quasi tutto il mondo per garantire la salute dei lavoratori e per il crollo delle vendite, è auspicabile e possibile in tempi relativamente brevi.

Lo ha dimostrato la cinese BYD che in meno di due settimane si è trasformata nel più grande produttore mondiale di mascherine (7,6 milioni di unità al giorno a pieno regime delle 200 linee produttive) e sforna anche 300.000 bottiglie di disinfettante ogni giorno. La stessa strada della riconversione è stata presa dal sesto produttore di auto cinesi GAC Group e da SAIC-GM-Wuling che assieme fabbricano 3 milioni di mascherine al giorno.
Le prime Case auto a proporre la riconversione
Oltre all'esempio cinese ci sono già diversi grandi Costruttori che offrono la loro disponibilità per produrre ventilatori polmonari e altri dispositivi medici di cui c'è e ci sarà sempre più carenza negli ospedali.


Dagli Stati Uniti iniziano infatti ad arrivare le offerte in questo senso da Ford e General Motors, entrambi alle prese con la chiusura degli stabilimenti in Nord America e pronte a produrre respiratori e ventilatori polmonari per rifornire gli ospedali americani. Insomma, dalle auto agli apparecchi medicali, Ford e GM stanno prendendo accordi con il governo di Washington per dare il loro contributo nella lotta al Coronavirus.
In particolare General Motors sta lavorando con la Ventec Life Systems per far sì che il produttore americano di dispositivi salva vita possa sfruttare la logistica e la competenza delle case auto e assemblare in breve tempo almeno 200.000 respiratori. Ford invece si prepara a produrre schermi facciali protettivi, collaborando anche con 3M e GE Healthcare per incrementare la produzione degli indispensabili respiratori polmonari.
Elon Musk è disponibile con Tesla e SpaceX
Non da meno vuole essere Elon Musk che in un suo Tweet dice di essere pronto a produrre ventilatori polmonari negli stabilimenti Tesla in caso di carenza negli ospedali. Questo prima di annunciare la chiusura degli stabilimenti di Fremont e New York, anche in ottemperanza alle restrizioni "shelter-in-place" imposte in California agli spostamenti delle persone, un po' come il nostro "Italia area protetta".


Il numero uno e fondatore di dell'azienda americana di auto elettriche scrive anche che tutto questo è fattibile, ma non da un giorno all'altro:
"Tesla produce auto con sofisticati impianti di riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell'aria (HVAC). SpaceX costruisce veicoli spaziali con sistemi di supporto vitale. I ventilatori polmonari non sono difficili da fare, ma non possono essere prodotti immediatamente."
Anche l'Italia si muove
Dall'Italia, al momento il punto più critico della pandemia Coronavirus, arriva la notizia che FCA, Ferrari e Marelli sono in contatto con il più grande produttore italiano di ventilatori polmonari. Si tratta della Siare Engineering di Crespellano-Valsamoggia (BO) che potrebbe ricevere assistenza dalle tre aziende auto proprio per produrre parti per questi ventilatori, indicare fornitori specializzati o anche assemblarli direttamente.


Secondo Automotive News la prima azienda pronta ad avviare la produzione di queste apparecchiature elettromedicali, o almeno alcune componenti elettroniche, sarebbe proprio la Ferrari di Maranello (MO) che si trova a poca distanza dagli stabilimenti Siare, ma non c’è ancora una comunicazione ufficiale. Mike Manley ha anche detto che uno degli stabilimenti FCA in Asia dovrebbe essere convertito alla produzione di mascherine con l'obiettivo di realizzarne 1 milione al mese entro le prossime settimane.
Uno sforzo chiesto dai governi
In Europa il primo Paese a chiedere alla propria industria dell'auto una rapida riconversione per la lotta al Coronavirus è il Regno Unito. Il primo ministro Boris Johnson ha infatti chiesto a tutti i principali produttori in territorio britannico di iniziare a produrre apparecchiature mediche e respiratori.

Jaguar Land Rover, Ford, Bentley, Honda, Rolls-Royce e Vauxhall si sono già dette pronte a fare la loro parte, compresa Toyota che sembra non essere stata contattata direttamente dal governo inglese. Fra le oltre 60 aziende sollecitate da Johnson ci sono anche McLaren e Nissan che si sono unite in consorzio con l'azienda aerospaziale Meggitt per produrre ventilatori polmonari.

La stessa richiesta è stata fatta in Germania dal governo a tutti i produttori di auto sul territorio tedesco per produrre ventilatori e mascherine, anche se il ministro dell'economia, attraverso un suo portavoce fa sapere che "si tratta di una decisione delle aziende che singolarmente devono fare una scelta".
Un aiuto dalle stampanti 3D
Per dare il loro contributo in questa fase di emergenza sanitaria da Covid-19 alcuni costruttori hanno anche proposto di mettere a disposizione le loro stampanti 3D. Fra questi c'è tutto il gruppo Volkswagen, Porsche e BMW.

Nello specifico Volkswagen Group ha già annunciato di aver creato un gruppo di lavoro proprio per capire come sfruttare le 125 stampanti 3D di cui dispongono per produrre parti di ventilatori polmonari e altri dispositivi elettromedicali. Un portavoce del gruppo Volkswagen, citato da Automotive News, dice che già alcuni prototipi di componenti sono stati stampati, anche negli impianti Skoda, aggiungendo:
"Quello dei dispositivi medici è un settore nuovo per noi, ma non appena capiremo quali sono i requisiti richiesti e avremo gli schemi progettuali, allora potremo partire."
La riconversione delle fabbriche auto
Chi | Dove | Quando |
Bentley | Regno Unito | Disposta a produrre dispositivi medici o ventilatori |
BMW | Germania | Valuta la produzione di componenti in stampa 3D per ventilatori |
BYD | Cina | Già produce mascherine e disinfettante |
GAC Group | Cina | Già produce mascherine |
FCA | Italia | Valuta la produzione di ventilatori o componenti dedicate |
Ferrari | Italia | Valuta la produzione di ventilatori o componenti dedicate |
Ford | Regno Unito | Disposta a produrre dispositivi medici o ventilatori |
Ford | USA | Produce maschere protettive e collabora con 3M e GE Healthcare per produrre respiratori |
General Motors | USA | Disposta a produrre dispositivi medici o ventilatori. Collabora con la Ventec Life Systems |
Honda | Regno unito | Disposta a produrre ventilatori |
Jaguar Land Rover | Regno Unito | Disposta a produrre dispositivi medici o ventilatori |
McLaren | Regno Unito | In consorzio con Nissan e Meggitt per produrre ventilatori |
Nissan | Regno Unito | In consorzio con McLaren e Meggitt per produrre ventilatori |
Rolls-Royce | Regno Unito | Disposta a produrre dispositivi medici o ventilatori |
Skoda | Repubblica Ceca | Primi prototipi di componenti in stampa 3D per ventilatori |
Tesla | USA | Disposta a produrre ventilatori |
Vauxhall | Regno Unito | Disposta a produrre ventilatori |
Volkswagen Group | Germania + altri Paesi | Primi prototipi di componenti in stampa 3D per ventilatori |
La riconversione dei fornitori auto
Chi | Dove | Quando |
Marelli | Italia | Valuta la produzione di ventilatori o componenti dedicate |
Trump chiede provvedimenti da guerra fredda
Lo stesso Donald Trump che avevamo citato a inizio articolo è anche colui che il 18 marzo 2020 ha chiesto durante un incontro alla Casa Bianca l'applicazione del "Defense Production Act". Si tratta di una legge federale in vigore dal 1950 che permette al presidente USA di requisire interi stabilimenti, imporre nuove tasse e, fra le altre cose, ordinare la produzione di determinati beni e strumenti per la difesa nazionale.

Una norma nata con la Guerra di Corea e la "guerra fredda", ma che sembra adatta a contrastare il diffondersi del Coronavirus. Se questo si tradurrà in realtà aspettiamoci di vedere le industrie dell'auto USA trasformate in fabbriche di respiratori e mascherine, così come settanta o ottanta anni fa si erano riconvertite a produrre aerei, carri armati e armi per trasformare la Detroit di allora nel cosiddetto "Arsenal of Democracy", l'arsenale della democrazia.