Per superare la crisi innescata dal coronavirus, la filiera auto chiede l'intervento mirato del governo Draghi. Anfia, Unrae e Federauto, in rappresentanza di tutta la filiera di settore, hanno ribadito oggi l'urgenza di manovre mirate per tamponare questa fase, ma anche e soprattutto una visione condivisa di lungo termine.
“Un piano strategico per l’automotive”, chiariscono le tre associazioni, “che in maniera olistica assicuri la sostenibilità ambientale e lo sviluppo economico della filiera e del Paese”.
Subito soldi per gli incentivi
La proposta è stata lanciata in occasione dell’evento congiunto “Guidare la transizione ecologica”, nel corso del quale i presidenti di Anfia, Unrae e Federauto, Paolo Scudieri, Michele Crisci e Adolfo De Stefani Cosentino, hanno tracciato una possibile rotta da seguire, fatta di “nuovi strumenti di politica industriale, riqualificazione delle competenze e interventi finanziari a sostegno della filiera”.
Il tutto a partire da una richiesta congiunta molto concreta e immediata: rifinanziare gli incentivi destinati alle auto con emissioni di CO2 nella fascia 61-135 g/km, i cui fondi si esauriranno con ogni probabilità già prima di Pasqua. E ancora, a proposito di incentivi, come misura di supporto al mercato è stato chiesto a stretto giro anche un adeguamento del fringe benefit per i veicoli aziendali.
Bollo green e auto aziendali
Restando sulle misure incentivanti, la filiera ha chiesto una stabilizzazione dell’ecobonus “almeno fino al 2026” e sotto il profilo fiscale, per il breve periodo, la proposta è quella di intervenire su detraibilità IVA e deducibilità dei costi per rendere più appetibili le auto aziendali, seguendo l’esempio di Paesi come Germania e Francia. Per il periodo 2022-2026 spunta l'idea di una rimodulazione del bollo auto in chiave green, andando a premiare così le auto meno inquinanti.
In questo modo, Anfia, Unrae e Federauto sono convinte di poter quantomeno alleviare le sofferenze di un mercato che lo scorso anno ha visto sparire 535.000 nuove immatricolazioni. Con l’effetto peraltro di rallentare il già farraginoso rinnovo del parco circolante nazionale, argomento su cui Crisci, De Stefani Cosentino e Scudieri sono tornati a più riprese nel corso della conferenza stampa.
In che modo? Rimarcando che in base ai dati in loro possesso il 90% delle rottamazioni dello scorso anno è stato frutto degli incentivi rivolti alle auto con emissioni fino a 135 g/km. Un tema su cui di certo non mancheranno anche visioni contrapposte.
La politica industriale
C’è poi tutto il capitolo più strettamente legato alle dinamiche industriali, su cui la filiera ha proposto la creazione di una Task force pubblico privata per affrontare la transizione della filiera verso l’elettrificazione e per sostenere gli investimenti verso le nuove tecnologie, a partire dall’idrogeno.
In questo caso - con uno sguardo rivolto anche al PNRR per l'utilizzo dei fondi del Recovery Fund - le direttrici da seguire secondo le associazioni sono tre: semplificazione e rafforzamento degli strumenti di politica industriale, anche per sostenere la riconversione produttiva, riqualificazione delle competenze, facendo leva sull’incentivazione fiscale per la formazione, e interventi finanziari a sostegno delle imprese, favorendo anche i processi di consolidamento.
Sul tavolo anche il tema dell’idrogeno, per il quale è stato evidenziato che la filiera italiana conta già molte imprese attive anche sul fronte della componentistica: “Potrebbe essere una primavera straordinaria”.
E l’auto elettrica?
Di elettrico si è parlato quasi esclusivamente con riferimento alle infrastrutture di ricarica, per le quali si è chiesto un maggiore impegno per garantire una sufficiente capillarità delle colonnine. Un intervento questo considerato prioritario, a cui far seguire un rafforzamento dell’ormai famigerato PNIRE, il piano nazionale per le infrastrutture che fatica non poco a restare al passo coi tempi, e una spinta per la diffusione del vehicle to grid.
Un ruolo chiave è stato riconosciuto anche per le ricariche private, per le quali è stato chiesto di rendere strutturali le agevolazioni all’installazione. Di incentivi si è comunque parlato anche per le colonnine pubbliche, in particolare ultra fast, per le quali l’idea sarebbe quella di costruire meccanismi simili a quelli dei superbonus per l’edilizia, con la possibilità portare in detrazione quote importanti delle ingenti spese sostenute dagli operatori.
Non è mancato infine un passaggio sul cosiddetto phase out dai carburanti fossili, ossia la possibilità di fissare una “data di scadenza” per la produzione delle auto tradizionali, percorsa già da diversi costruttori e da una serie di Paesi, europei e non. Se su questo punto Crisci ha riconosciuto che avere delle date certe potrebbe essere utile alle Case per programmare gli investimenti, per Scudieri annunci simili senza interlocuzioni rischiano di dare vita a una “mattanza tecnologica” e per De Stefani Cosentino, ad oggi, “fissare date è quantomeno pretenzioso”.