Materia in primis. La relazione tra la scelta dei materiali usati nell'industria e l'inquinamento è piuttosto chiara se pensiamo ai problemi di smaltimento che alcuni prodotti sintetici (come la plastica e alcuni metalli) hanno alla fine del ciclo vita.
Ma forse è meno immediato comprendere come questo possa andare a incidere anche sulle emissioni inquinanti dei processi produttivi e non unicamente sulla CO2.
Invece, proprio i materiali rientrano tra i punti più importanti delle agende su cui l'industria sta lavorando per raggiungere gli obiettivi di riduzione dell'impatto ambientale complessivo delle sue attività. Il taglio dell'inquinamento è infatti quasi più importante nelle fasi di "prima e dopo", ovvero nella produzione e nel fine vita dei veicoli, di quanto lo sia la riduzione delle emissioni durante il loro utilizzo.
A dimostrarlo una volta di più, i rapporti di sostenibilità di FCA e PSA, presentati per l'ultima volta "separatamente" dalla neonata Stellantis che si prepara ad un lungo processo di unificazione delle procedure e delle strategie. Anche se, come è facile immaginare, molti obiettivi e misure attuative erano già prima molto simili, non è stata tracciata una roadmap comune per questo 2021, che sarà un anno di transizione in cui i colossi costituenti si limiteranno a far convergere competenze e strumenti. Ecco, dunque, quali risultati ciascuno dei due porta in eredità.
Meno materiali di scarto
Il ciclo virtuoso punta per prima cosa a ridurre l'inquinamento prodotto dalle varie fasi della produzione come da quelle di smaltimento, aumentando il riutilizzo: riavviare materiali usati alla produzione significa ridurre le attività di estrazione e trasformazione di molte materie prime, dai metalli al petrolio base di molte plastiche, che hanno un impatto ambientale notevole anche a livello di emissioni. Per questo, entrambe le relazioni testimoniano una corsa a raggiungere e addirittura migliorare gli obiettivi soprattutto in Europa, dove i limiti sono più severi.
Nel dettaglio, FCA annuncia di aver reso i componenti dei propri veicoli venduti in Europa nel 2020 recuperabili al 95% e riciclabili all'85% come richiesto dai parametri UE, e approvato 16 nuove applicazioni di materiali provenienti da processi di riciclaggio per ridurre ancora di più il consumo di materie prime.
In aggiunta, la politica di "approvvigionamento responsabile" ha portato un'ulteriore stretta sulle verifiche delle forniture "dalla miniera alla fonderia" adottando una nuova procedura per il controllo dei dati dichiarati dalle aziende fornitrici circa le quantità di metalli come tungsteno, tantalio, stagno e oro utilizzati nelle produzioni e i relativi siti di estrazione e di lavorazione.
Anche PSA ha annunciato di aver raggiunto l'obiettivo dell'85% di materiali riciclabili sui veicoli prodotti nel 2020. Tuttavia, a causa della pandemia che ha interrotto la produzione la scorsa primavera arrestando anche i processi di trasformazione in atto, non è stato portato a termine il piano di riduzione media dei rifiuti derivati dalla produzione, che a fine anno è risultato ancora di 55,3 kg per veicolo a fonte di un obiettivo di 52 kg/veicolo.
Per contro, il gruppo transalpino è riuscito a portare a 13 su 15 gli impianti di assemblaggio che non necessitano di una discarica, contro i 12 che si era prefissata di "bonificare" sempre entro l'anno.

La spinta verso il "bio"
Oltre al riciclaggio, progredisce anche l'impegno per la transizione verso materie prime di origine naturale, come le plastiche di derivazione vegetale. Queste hanno, così come il biometano, la caratteristica di nascere già "carbon neutral", in quanto la Co2 prodotta durante i processi di lavorazione si considera compensata all'origine da quella assorbita dalle piante durante il loro ciclo di vita.
In quest'ambito, FCA ha consolidato nel 2020 la partecipazione ai progetti EU Horizon 2020 Revolution e Life Green Vulcan, finalizzati allo sviluppo della prossima generazione di bioplastiche e materiali ad elevata riciclabilità, mentre PSA ha portato a termine il progetto Coccybio, che ha dato origine a due nuovi materiali anch'essi di origine vegetale già avviati alla fase finale dei test per definire le specifiche di produzione.
L'ex-gruppo francese è anche riuscito a mantenere la quota media di biomateriali impiegati nella produzione dei veicoli destinati ai mercati europei, che era fissata nel 30%. Al tempo stesso ha aumentato (senza parlare di cifre però) il loro impiego in America Latina, dove ad alzare la media ha pensato l'introduzione della nuova Peugeot 208 prodotta in loco, e in Cina, dove il Gruppo ha appena avuto il via libera per l'introduzione di un nuovo eco-componente.

Demolizioni sotto controllo
Di conseguenza, anche l'efficienza del "trattamento di fine vita" dei veicoli è diventato un punto sulla lista delle priorità: in Italia, nel 2020 FCA ha selezionato 264 demolitori scelti secondo criteri di conformità ambientale da coinvolgere in vari processi di riciclaggio e tramite essi riavviato alla filiera produttiva vari materiali di recupero tra cui 31.000 tonnellate di pneumatici.
FCA ha inoltre esteso il monitoraggio diretto delle attività di demolizione a un totale di 77 Paesi soprattutto in vista dell'aumento della diffusione di veicoli elettrici che richiederanno altresì procedure controllate di smaltimento e riciclaggio.
In questo PSA si trovava già qualche passo avanti, avendo iniziato un po' prima a introdurre veicoli elettrificati, e nel 2020 ha completato l'inserimento di tutte le informazioni sulle procedure di pretrattamento e smantellamento dei suoi veicoli elettrici e ibridi all'interno dell'IDIS (International Dismantling Information System), il database internazionale che fa da riferimento per questo tipo di operazioni.