Cos'hanno in comune una grande e sontuosa granturismo modenese a 8 cilindri come la Maserati Mexico del '66 e una supercar tuttodietro V12 come la Lamborghini Countach, progettata a Sant'Agata Bolognese e uscita 5 anni più tardi? Assolutamente nulla a parte il fatto che per entrambe la scelta del nome è parzialmente avvolta dal mistero.
Anche nel caso della 4 posti del Tridente, infatti, ci sono diverse versioni su come si siano davvero svolti i fatti. Certo è che c'entrano il presidente del Messico Adolfo López Mateos, una 5000 GT 2+2 fuoriserie e la carrozzeria Vignale che stando ad alcune ricostruzioni aveva realizzato la seconda per il primo. Altre raccontano invece che fu un altro cliente messicano ad aver acquistato la GT appartenuta al presidente e averci voluto far montare la carrozzeria di un prototipo di Vignale, ispirando la Casa a creare un nuovo modello.
Dinastia di ammiraglie
Sia come sia, fatto sta che al Salone di Parigi del 1966 Maserati ha presentato al pubblico una vettura per certi versi inedita battezzata, appunto, Mexico: era una maestosa coupé di 4,75 metri caratterizzata da un abitacolo a 4 posti "veri", e proprio per questo non sostituiva nessun modello precedente.



Il suo telaio derivava da quello delle 3500 e 5000 GT 2+2, che avevano appunto il ruolo di sportive pure con posti posteriori di fortuna in sostituzione dei quali in quello stesso '66 era arrivata la Ghibli disegnata da Giorgetto Giugiaro, molto più moderna nella linea anche se realizzata sulla medesima base.
Base che era la stessa dell'ammiraglia Quattroporte, presentata nel '63, da cui la Mexico derivava direttamente anche se aveva volumi di coda e profilo più snelli.



Quanto al motore, Maserati ne offriva 2, entrambi derivati dal potente V8 a corsa corta utilizzato sulla 450S da competizione: si poteva infatti scegliere tra un 4.2 da 290 CV che consentiva una velocità massima di circa 240 km/h e un ancor più generoso 4.7 da 300 CV e 255 km/h scelto da circa un terzo dei meno di 500 clienti che la Mexico ha conquistato nei suoi 6 anni di produzione.

Da ammiraglia era senza dubbio la dotazione: l'auto offriva interni rivestiti e decorati in pelle e legno con vetri elettrici e aria condizionata, mentre i freni anteriori a disco ventilati e il servofreno apparivano più come una necessità viste le prestazioni notevoli e il telaio che univa l'avantreno a ruote indipendenti a un retrotreno a ponte rigido.
Servosterzo e cambio automatico erano invece disponibili a richiesta, come anche la radio. Oggi, il valore medio di una Mexico oscilla tra i 90.000 e i 100.000 euro, a seconda del motore, ma arriva a sfiorare i 130.000 euro per gli esemplari meglio conservati o restaurati.

Discendenza "impura"
La vera erede della Mexico non è arrivata nel '72, quando questa è uscita di produzione, ma soltanto 4 anni più tardi con la Kyalami, in realtà basata sulla Longchamp di De Tomaso che aveva nel frattempo preso il controllo di Maserati. Tuttavia, il vuoto tra i due modelli è stato parzialmente colmato dalla Indy, un'altra 4 posti introdotta nel '69 con una carrozzeria fastback dalla linea molto simile a quella della Ghibli.
Foto: Maserati, Bonhams, RM Sotheby's