La Legge di Bilancio si arricchisce di 34 nuovi articoli, ma di fondi per rimpinguare gli incentivi auto (esauriti per tutte le alimentazioni) non c’è neanche l’ombra. Sfogliando le 122 pagine della bozza che aggiorna il testo approvato il 28 ottobre dal Consiglio dei ministri, si nota infatti ancora l’assenza di qualsiasi misura di supporto al mercato auto, in contrasto con quelle che erano state le promesse dei mesi scorsi.

In un quadro estremamente liquido, in cui non si possono escludere sorprese nel passaggio in Parlamento del testo, spuntano intanto novità sul più ampio tema della mobilità sostenibile, con la creazione di un fondo ad hoc per i trasporti green.

Le risorse in campo

La misura si trova all’articolo 131 della bozza, e prevede più in dettaglio l’istituzione di un “Fondo per la strategia di mobilità sostenibile ”, con una dotazione di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2026, 150 milioni per gli anni 2027 e 2028, 200 milioni per il 2029, 300 milioni per il 2030 e 250 milioni per ogni anno dal 2031 al 2034. Un bel tesoretto insomma. Ma a cosa servirà esattamente?

Dai bus ai treni a idrogeno

Per rispondere ci viene in soccorso la stessa Legge di Bilancio. Nell’affermare che le risorse saranno ripartite da un successivo decreto del ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, di concerto con il ministro dell’Economia, il testo precisa infatti che i fondi saranno destinati, tra l’altro, “al rinnovo del parco autobus del trasporto pubblico locale, all’acquisto di treni ad idrogeno sulle linee ferroviarie non elettrificate, alla realizzazione di ciclovie urbane e turistiche, allo sviluppo del trasporto merci intermodale su ferro, all’adozione di carburanti alternativi per l’alimentazione di navi ed aerei e al rinnovo dei mezzi adibiti all’autotrasporto”.

Obiettivi ineccepibili in ottica decarbonizzazione, ma è evidente che allo stato tutti coloro che si aspettavano una nuovo ecobonus per il ricambio delle auto rimarranno delusi. L’attenzione a questo punto passa alle due Camere, dove dovrà proseguire l’iter per l’approvazione della Manovra. E chissà che il nascente intergruppo parlamentare per la mobilità elettrica non riesca a farsi sentire da subito. Magari anche sulla annosa questione della gestione degli incentivi già erogati.