Anche Aniasa (Associazione nazionale industria dell’autonoleggio e servizi automobilistici) si aggiunge al coro di voci sollevate contro la politica automotive del Governo, caratterizzata da aiuti al settore molto a singhiozzo e dalla mancanza, al momento, di misure a sostegno in legge di Bilancio.

L’associazione ha parlato per bocca del presidente Massimiliano Archiapatti, sul palco dell’evento “Next mobility – Pay-per-use: il motore della transizione ecologica”, a cui ha partecipato anche Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio dei Conti pubblici all’Università Cattolica di Milano.

“Sconcertati”

“Siamo rimasti sconcertati”, ha dichiarato Archiapatti per commentare i continui stop&go agli incentivi e “l’assenza di una politica sull’automotive in generale”. Aiuti che invece servirebbero agli operatori di autonoleggio, ancora alle prese con le ripercussioni della pandemia.

“Il settore – spiega Aniasa – dopo aver fronteggiato nel 2020 gli effetti della crisi pandemica, sta vivendo in pieno la crisi dei semiconduttori e la conseguente assenza di prodotto, che ha portato a una riduzione decisa delle immatricolazioni a noleggio: a oggi mancano all’appello oltre 100.000 vetture (-23% vs immatricolazioni del 2019)”.

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Non se la passano bene neanche i noleggi a breve termine, con un calo “del 56% rispetto allo stesso periodo del 2019 e un giro d’affari ridotto del 37%”. Quando miglioreranno le cose? “Gli operatori del rent-a-car stimano un ritorno ai livelli pre-pandemia solo nel 2023-2024”.

Incentivi e non solo

Ecco perché il presidente ha chiesto all’esecutivo “la definizione di una strategia” che parta dagli incentivi all’acquisto, soprattutto sull’usato, perché “l’autonoleggio contribuisce in modo sostanzioso alla transizione ecologica, non soltanto nel ciclo primario, quando immette veicoli nuovi e più efficienti, ma anche in quello secondario, dove porta ex vetture di flotta con circa 3 anni di vita, togliendo dalle strade quel 30% di auto circolanti da Euro 0 a 4”.

Ciò che servirebbe, in particolare, sono una “stabilizzazione” dei bonus e “misure concrete che equilibrino la fiscalità sull’auto aziendale con quella degli altri Paesi europei e che favoriscano il passaggio dalla proprietà all’uso dei veicoli”.

Il rischio paventato da Archiapatti è che, rimanendo fermi, si “aprirebbero le porte del mercato a nuovi competitor, magari da altri continenti, trovandosi poi nella condizione di dover recuperare le quote perse”.

È d’accordo Cottarelli: “Io credo sia necessario introdurre incentivi in tutti quei settori che fanno la cosa giusta, come l’innovazione tecnologica” ha riconosciuto il professore. “Altre misure specifiche – ha continuato – devono essere giustificate, magari perché un settore è stato colpito da un particolare shock negativo. E il commercio internazionale lo ha fatto con quello automotive”.