È per “mandare un messaggio unito e forte ai mercati globali di petrolio” e dimostrare che “non ci saranno carenze di forniture dopo l’invasione della Russia in Ucraina” che l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) dà il via libera a un primo rilascio delle sue scorte di greggio.

Sono 60 milioni, pari al 4% degli 1,5 miliardi totali, i barili di petrolio che l'organizzazione ha deciso di riversare sul mercato per mettere un freno alla corsa delle quotazioni. Una cifra pari a 2 milioni al giorno per un mese, per aiutare, tra le altre cose, gli automobilisti a fare un pieno di benzina o diesel a costi meno onerosi.

Lo scenario

Una scelta quasi obbligata, perché l'Agenzia ricorda che, sotto il profilo meramente economico, il drammatico conflitto nell’est europeo si inserisce “in uno sfondo di mercati petroliferi globali già rigidi, maggiore volatilità dei prezzi, scorte commerciali al livello più basso dal 2014 e una limitata capacità dei produttori di fornire ulteriore approvvigionamento a breve termine”.

Tra l’altro, con circa 10 milioni di barili/giorno totali di output, di cui la metà (5 milioni di barili) esportati ed equivalenti al 12% del commercio globale, la Russia è il terzo produttore mondiale di petrolio, oltre a esserne il principale esportatore. Circa il 60% dell’export di Mosca è destinato all’Europa.

Con questi numeri, era inevitabile che l’unità di crisi dell’Agenzia arrivasse al quarto intervento di emergenza nella sua storia, dopo quelli innescati nel 1991 dalla guerra del Golfo, nel 2005 dagli uragani Katrina e Rita e nel 2011 dalla guerra civile in Libia.

petrolio

Non finisce qui

“Sono lieto – commenta il direttore esecutivo Fatih Birol – che anche la Iea si sia riunita per agire. La situazione dei mercati energetici è molto grave e richiede la nostra piena attenzione. La sicurezza energetica globale è minacciata, mettendo a rischio l’economia mondiale durante la fragile fase di ripresa”.

Nell’immediato futuro, è possibile che il board decida di liberare altre riserve se la situazione dovesse peggiorare. Guardando invece più in là, è in arrivo un decalogo dell’Agenzia per ridurre la dipendenza dell’Europa dal gas russo. Nel frattempo, la Iea invita gli Stati ad accelerare il passaggio alle rinnovabili.

Ci vorrà comunque molto tempo prima che il prezzo del greggio ritracci in modo significativo, tanto che le quotazioni aumentano anche oggi, con il Brent che viaggia stabilmente intorno ai 110 dollari al barile, mentre in Italia si registrano rialzi alle stazioni di rifornimento auto. E c’è anche chi ha auspicato un ritorno ai prezzi amministrati.

Hand holding fuel pump and refilling car at petrol station

I prezzi alla pompa

Diamo quindi uno sguardo ai prezzi dei carburanti in Italia pubblicati oggi da Quotidiano Energia ed elaborati sulla base delle comunicazioni dei singoli gestori all’Osservatorio del ministero dello Sviluppo economico.

Il prezzo medio nazionale in modalità self della benzina si attesta a 1,886 euro/litro, con i diversi marchi compresi tra 1,881 e 1,896 euro/litro (media no logo a 1,872 euro/litro). Quanto al prezzo del diesel, sempre in modalità self, la media è pari a 1,760 euro/litro, con le compagnie posizionate tra 1,759 e 1,768 euro/litro (no logo a 1,753 euro/litro).

Venendo al servito, il prezzo della benzina in media è di 2,015 euro/litro, con le compagnie che oscillano tra 1,957 e 2,095 euro/litro (no logo 1,919). La media del diesel è arrivata invece a 1,895 euro/litro, con i singoli player tra 1,836 e 1,959 euro/litro (no logo 1,801).

Il Gpl si muove infine tra 0,821 e 0,835 euro/litro (no logo 0,816), mentre il prezzo del metano si posiziona in media tra 1,749 e 1,882 euro/kg (no logo 1,778).

Tipo rifornimento Benzina (€/litro) Diesel (€/litro)
Self service 1,886 1,760
Servito 2,015 1,895