Della serie "forse non tutti sanno che": Cupra, tra i suoi vari significati, coincide con il nome di una divinità di epoca pre-romana, cui venivano tributate offerte per la fecondità.

E quando parliamo di Cupra automobili, la fecondità degli aggettivi è un tratto caratteristico della Casa che volle farsi tribù. Qualche esempio? Provocante, coraggiosa, autentica, inarrestabile, dirompente, ribelle, neutrale, radicale, emozionante.

Per la verità, si tratta solo di alcuni esempi della narrazione che Cupra fa di se stessa, ripetuti dai top manager del marchio nei giorni scorsi anche a Terramar, il luogo dove nel 2018 è iniziata la storia mediatica del brand nato da una costola di Seat.

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Wayne Griffiths e Jorge Diez, capo del design Cupra

Il ritorno a Sitges-Barcellona, nell'unico e più antico circuito ovale d'Europa (fa data 1923), per presentare la strategia al 2025 (vedere Formentor restyling, SUV elettrico e non solo. Ecco le prossime novità), deve aver avuto un probabile significato psicologico per un marchio che non ha storia e che non vuole averla, libero dalle liturgie classiche dell'automotive, totalizzante nell'informalità.

Ma che però anticipa i suoi prodotti con il classico evento a effetti speciali, alla presenza delle autorità del posto e con una consumata scaletta da showbiz. Titolo: The unstoppable impulse, nuovi eroi per una nuova era. Dove i nuovi eroi di ramazzottiana memoria sarebbero i modelli in arrivo.

Una tribù che non sballa

Fatto sta che la bulimia di aggettivi, ma soprattutto la qualità e la forma delle realizzazioni Cupra, sono riuscite a creare tra lo scetticismo di molti una fetta di mercato che non c'era, messa lì a panino tra il premium e il mass market. Il fatturato passato in quattro anni da 430 milioni a 2,2 miliardi di euro, le 200 mila auto consegnate e l'obiettivo a medio termine del mezzo milione di unità parlano chiaro: la scommessa è stata tutt'altro che sballata.

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Una fase della presentazione a Terramar

Difficile non vedere anche il successo di una filosofia dietro a tutto questo, con una nuova appartenenza che rivoluziona i canoni tradizionali: se per indicare il mondo che ruota dentro e fuori al marchio gli altri usano l'espressione stakeholder, Cupra ha resuscitato la parola tribù, stessa radice di tributo.

Un tributo all'oggi prima ancora che al futuro, nonostante la proiezione sul metaverso (forse pronto a ottobre, nome in codice Meta Hype ed esperienze combinate tra digitale e reale) e l'uso di tecniche di produzione innovative, salva-sprechi e sostenibili (l'additing manufacturing con le stampanti in 3D, il knitting manufactoring per filare i tessuti, le nuances di colori naturali e al tempo stesso modernissimi).

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Spagna chiama Italia

Un pezzo neanche tanto piccolo di questa tribù è fatto da italiani. Ci sono i clienti di casa nostra, c'è ovviamente il team italiano guidato da Pierantonio Vianello, c'è Francesca Sangalli, capo del color&trim della capogruppo, c'è Antonino Labate, chief operating officer, di fatto il numero due di Cupra, che Wayne Griffiths, l'amministratore delegato in jeans e dall'eloquio gagliardamente pacato, ha presentato come "il nostro mago italiano".

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Antonino Labate e Wayne Griffiths

Dice Labate:

"Non siamo nati per tutti e non lo saremo mai. Ma la cosa più bella che abbiamo costruito è la tribù di Cupra. La centralità delle persone è fondamentale: noi possediamo il logo ma la marca, che è una marca di oggi e che vive nell'adesso, è in realtà di tutti gli altri. Di chi ha un mindest aperto e uno spirito ribelle. Di chi la ama. Noi pensiamo che non ci sia limite ai sogni. Il nostro motto è doblar, raddoppiare, così come pensiamo di fare quest'anno per fatturato, rete e numero di modelli. I competitor? Cupra risponda alle necessità di una generazione che non è quella che oggi si rivolge a Tesla, credo che i nostri antagonisti vengano più dal mondo asiatico, Nio per esempio. Non a caso l'età media di chi acquista una Formentor è di 43 anni,13 in meno della media del segmento. Noi lottiamo per un brand che abbia un obiettivo: promuovere valori che siano universali, senza differenze di genere, e che servono a esprimere emozioni. Noi siamo la marca che il futuro lo vive e lo costruisce ogni giorno in tutti i suoi step".

Tra i nuovi eroi e la tribù che balla e non sballa, il fenomeno Cupra dovrebbe a sensazione risultare musica per le orecchie del complicato gruppo Volkswagen.