Fine degli incroci tra Fiat-FCA-Stellantis e General Motors a colpi di operazioni finanziarie complesse? Con una nota diffusa nella tarda serata di ieri,il gruppo guidato da Carlos Tavares ha annunciato il riacquisto per oltre 923 milioni di euro di 69,1 milioni di azioni ordinarie Stellantis, pari a circa il 2,2% del capitale su base diluita, che GM ha diritto di ricevere a seguito dell'esercizio dei warrant emessi da PSA a favore di GM nel 2017.

Operazione miliardaria

Tradotto: all'epoca dell'acquisto di Opel/Vauxhall da parte di PSA (marzo 2017) erano stati emessi dei warrant, cioè dei particolari strumenti finanziari che prevedono, nella maggior parte dei casi, il diritto di sottoscrivere azioni di una società quotata sulla base di un determinato prezzo (strike-price). 

L'accordo prevede quindi che Stellantis "ricompri" da GM le azioni derivanti dai warrant per 923.247.678 euro. "Tale ammontare", si legge nel comunicato, "è calcolato in base al prezzo medio ponderato per i volumi di una azione ordinaria Stellantis registrato sul mercato regolamentato di Euronext Milano negli ultimi cinque giorni".

Inoltre, Stellantis consegnerà a GM anche circa 1,2 milioni di azioni ordinarie Faurecia nonché un ammontare complessivo in cassa pari a circa 130 milioni di euro relativi a diritti su dividendi pagati da PSA e Stellantis.

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Carlo Tavares all'epoca ceo di PSA

Una storia lunga 22 anni

La storia delle operazioni finanziarie, spesso clamorose, tra le entità che oggi compongono Stellantis e General Motors inizia ben 22 anni fa, quando la Fiat, presidente Paolo Fresco e amministratore delegato, Roberto Cantarella, firma un'intesa per l'integrazione con il gruppo Usa legata alla famosa put sul residuo 80% del capitale Fiat. 

Tra alterne vicende e reciproche incomprensioni l'alleanza non decolla mai, fino a quando Sergio Marchionne, nel 2005, gioca d'azzardo e realizza uno dei suoi capolavori finanziari: esercita la put per costringere la Casa americana a comprare tutta la Fiat. Alla fine si arriva a una mediazione e nelle casse di Mirafiori entrano 2 miliardi di euro, che consentono alla Fiat di risollevarsi dalla sua disastrata situazione e, anni più tardi, di comprare Chrysler dando vita a FCA.

Non è poi un mistero che Marchionne abbia corteggiato a lungo il gruppo guidato da Mary Barra, perché a suo giudizio l'integrazione a stelle e strisce avrebbe consentito sinergie importanti con FCA e la creazione di un conglomerato leader nel mondo automobilistico. La storia, però, ha deciso diversamente.