Dopo decenni passati a inseguire i numeri in una interminabile gara a chi sforna più veicoli, l'industria dell'auto si prepara a una massiccia inversione di tendenza. Nei prossimi anni, infatti, l'obiettivo non sarà più tanto fare volumi, ma massimizzare i guadagni producendo e vendendo meno auto.
Numeri più bassi significa meno materie prime, meno forza lavoro, meno energia e minori emissioni. Ma si può creare un business solido basato sull'opposto della crescita? Molti costruttori sono certi di sì, anche se con obiettivi e filosofie molto diverse e due grandi scuole di pensiero: una che punta al mantenimento del valore nel tempo e quella che invece guarda all'aumento dei margini tramite prodotti sempre più esclusivi.
Poche ma costose, la scuola tedesca
L'inversione di tendenza inizia con i costruttori premium come Mercedes e Audi, che ha annunciato l'intenzione di uscire dai segmenti più popolari del mercato, arrivando nel prossimo futuro a cancellare modelli come la Classe A, Q2 e A1 sostituendoli con altri dal rango e dal costo più elevati.
La ragione sta nel rapporto tra costi e benefici di quelle fasce di mercato, che certamente fanno più volumi, ma hanno anche margini di ricavo sempre più sottili. Il che rende più difficile sostenere anche gli ingenti costi degli investimenti per la transizione elettrica. Per questo, i costruttori premium guardano all'alto di gamma, dove le fasce di prezzo rendono più facile proporre tecnologie d'avanguardia e alzare la redditività.

Mercedes-Maybach Classe S Haute Voiture
In sintesi, meglio fare meno auto dove si guadagna di più che produrne tante con ricavi limitati. E con questo, ridimensionare anche il consumo di energia e risorse, facilitando il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione.

La Refactory Renault di Flins
Poche ma da far durare, la scuola francese
Costruire meno auto ma farle "vivere" più a lungo è l'idea lanciata da Renault con il suo piano Renaulution, esalta l'idea di economia circolare e salvaguardia delle risorse e soprattutto promette di offrire a tutte le fasce di clientela l'opportunità di avere mezzi di trasporto aggiornati e accessibili.
La Casa francese ha lanciato un piano basato sul recupero, la conversione elettrica e l'aggiornamento tecnologico dei mezzi più datati per allungare la vita utile dei prodotti, e ridurre molte delle problematiche legate anche allo smaltimento. Al tempo stesso, promuove una politica del recupero e riutilizzo che arriva al riciclaggio dei componenti e ai nuovi materiali sostenibili.

Il progetto Refactory e il retrofit elettrico dei robot a Flins
A tale scopo, ha iniziato a trasformare due delle sue storiche fabbriche, quella francese di Flins e quella spagnola di Siviglia, in ReFactory, officine dedite al recupero e alla trasformazione retrofit, che passa anche dai macchinari e dai robot utilizzati dalla fabbrica stessa. E qualche concorrente come Stellantis, almeno per ciò che concerne i veicoli commerciali, ha iniziato a seguire timidamente l'esempio.
Anche questa filosofia persegue il doppio obiettivo di migliorare l'impatto ambientale della filiera produttiva e al tempo stesso quello, oltre al livello di sicurezza, dei veicoli stessi circolanti sulle strade. Oltre a sottrarre emissioni inquinanti dal parco veicoli, offre un'alternativa al ricambio dei veicoli, meno costosa per l'utenza finale che malgrado gli incentivi soffre lo svantaggio economico del passaggio alle auto e ai mezzi elettrici o elettrificati.
Conservare un veicolo efficiente più a lungo, per il Gruppo Francese significa poi trarre maggior guadagno dall'assistenza, dalla manutenzione e dai servizi al cliente, più che dalla vendita di veicoli. E in questo, sembra che sotto sotto l'industria dell'auto sia più allineata di quanto si immagini.
Sempre più Case, infatti, nel presentare i loro programmi, tendo ormai a rimarcare il passaggio da semplici costruttori di autoveicoli a fornitori di servizi di mobilità. Il passaggio implica un modello di business non più incentrato nel cercare di vendere più mezzi possibili, ma di gestire il loro utilizzo con soluzioni come noleggio o sharing, inserendole in sistemi di trasporto intermodale, basato sull'uso intelligente e flessibile di più mezzi.

Gli opposti si completano?
Guardandole con distacco, sembrano due filosofie destinate a bilanciarsi quasi perfettamente: da una parte puntare su prodotti sempre più costosi per il pubblico più facoltoso, a discapito delle fasce di utenza meno abbienti, dall'altra fare esattamente il contrario, promuovendo una mobilità accessibile basata sulla conservazione del valore nel tempo. Accomunate dalla nuova necessità di produrre meno.