Da quanto è stata ufficialmente avviata la transizione elettrica, i servizi di distribuzione urbana delle merci sono apparsi subito come uno degli impieghi ideali e più promettenti per la mobilità a zero emissioni.
Proprio in città, infatti, i veicoli elettrici trovano il loro ambiente ideale (basse velocità, traffico che favorisce il recupero energetico, etc) e possono dare un importante contributo al taglio dell'inquinamento dove di solito tende a concentrarsi di più.
Peccato, però, che in questo particolare momento stia avvenendo esattamente il contrario, come ha sottolineato la società di promozione ambientale LifeGate in una tavola rotonda con esperti e media.
Più consegne (anche) grazie al Covid
Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da un aumento esponenziale dell'attività di consegna porta a porta. Gli analisti sono concordi nell'attribuire parte di questo fenomeno alla pandemia di Covid 19 che ha colpito il mondo intero nel 2020, con lunghi lockdown che hanno limitato la mobilità personale e accelerato il ricorso agli acquisti digitali. Nel solo primo trimestre 2020, secondo gli esperti di Nielsen, l'aumento è stato di oltre il 160%
In realtà si tratta di una trasformazione che era già in atto, con il proliferare di piattaforme di e-commerce come Amazon, che hanno anche aumentato la domanda di servizi logistici anche prima dell'epidemia globale di Coronavirus.
Tuttavia, il ritmo a cui è cresciuta e sta crescendo l'attività di delivery urbana è assai maggiore di quello con cui si stanno diffondendo i veicoli elettrici. In Italia, stando ai dati del MIMS (ex Ministero Infrastrutture e Trasporti) analizzati da Unrae, a novembre (i dati dell'intero 2022 sono in arrivo) la percentuale di mezzi commerciali leggeri elettrici era ancora al di sotto del 2,5% delle nuove immatricolazioni.
Un ulteriore report di Unrae presentato nella conferenza dello scorso 13 dicembre (qui sopra una delle grafiche) rivela che oltre il 40% del parco circolante di questo comparto è composto da mezzi che non soddisfano nemmeno la normativa Euro IV e che, ai ritmi attuali del mercato, per rinnovarlo del tutto occorrerebbero oltre 22 anni.
Di conseguenza, l'effetto più immediato del maggior traffico commerciale è un aumento dei livelli di inquinamento, non soltanto di emissioni di CO2, soprattutto nei grandi agglomerati urbani.

A ulteriore conferma di questo arriva una ricerca del Washington Post citata nel corso dell'incontro organizzato da LifeGate: secondo l'articolo in questione, il volume di emissioni di gas serra generato da questa specifica attività, che oggi rappresenta il 3% di quelle globali (i trasporti merci in generale raggiungono il 20%), promette di aumentare di quasi sei volte da qui al 2050.

Iveco eDaily

Il ruolo dell'elettrico
L'utilizzo di mezzi a batteria appare, in quest'ottica, addirittura una necessità. Una pubblicazione del già citato Ministero per le Infrastrutture e i Trasporti sostenibili stima che un veicolo elettrico possa ridurre la CO2 di quasi il 40% considerando non soltanto le emissioni durante l'uso (generate non soltanto dalla combustione dei motori) ma anche quelle dell'intero ciclo di vita dei veicoli, dalla produzione allo smaltimento.
Un altro studio di un pool di esperti indipendenti, nato in ambito ministeriale e battezzato Stemi, rivela che un parco circolante elettrico taglierebbe le emissioni di almeno il 50% sempre nel ciclo-vita, arrivando al 70% nel caso dei mezzi pesanti.
Oggi, tutti i principali costruttori di auto e veicoli commerciali leggeri hanno annunciato piani che li porteranno in modo più o meno concorde a convertire la loro intera gamma prodotti all'elettrico entro la fine di questo stesso decennio. Al tempo stesso, le aziende di logistica, con l'aiuto delle istituzioni, stanno moltiplicando gli sforzi per aggiornare le loro flotte con veicoli a zero emissioni.
Più necessità che virtù
Questo, come accennato, sta diventando sempre più una necessità, anche in considerazione delle contromisure adottate dalle pubbliche amministrazioni, che vanno verso un aumento graduale delle zone a basse emissioni nelle città.
Parliamo, in sostanza, delle ZTL ambientali, la aree in cui la circolazione è ammessa soltanto a veicoli che rispettano determinati requisiti, e che in Europa sono aumentate del 40% dal 2019 a oggi.
In Italia, inoltre, entro la fine del decennio è prevista l'istituzione nelle principali città di 35 aree a zero emissioni, in cui la circolazione dovrà essere esclusivamente elettrica. A quel punto, l'utilizzo di van a batteria diventerà l'unico modo per poter continuare l'attività in questo prolifico settore del commercio.