Siete appassionati di auto e vi interessa scoprire la storia e la vita di Ferruccio Lamborghini guardando il nuovo film "Lamborghini: The Man Behind the Legend" appena uscito su Amazon Prime Video?
Se la curiosità è tanta, non posso certo dissuadervi dalla visione di un'opera così discussa che racconta per la prima volta al grande pubblico le vicende del fondatore del marchio Lamborghini.
Quello che mi permetto di anticiparvi è che, senza fare degli inutili spoiler e senza pretese di critica cinematografica, gli amanti delle supercar del Toro e in generale i conoscitori di auto potrebbero rimanere delusi da diverse note stonate del film.
La vita di Ferruccio, ma un po' in superficie
Una delle prime mancanze del film, pur basato sul libro "Ferruccio Lamborghini. La storia ufficiale" scritto dal figlio Tonino, è forse proprio quella di rimanere un po' troppo in superficie su alcuni temi fondamentali come gli anni del successo di Lamborghini come imprenditore nel settore dei trattori (qui un po' di storia in video), dei condizionatori e bruciatori e infine nelle auto.
Il trailer ufficiale del film
Molto più peso viene dato alle vicende umane e familiari di Ferruccio, con uno stile un po' "americaneggiante" come impone la produzione, ma questo toglie molta visibilità alle spettacolari auto sportive costruite dal 1964 in poi a Sant'Agata Bolognese.
Le auto del Toro quasi in disparte
In pratica le uniche tre Lamborghini che si vedono nel Film, se si esclude la Fiat Barchetta Sport del 1948, sono la 350 GT, la Countach LP5000 S Quattrovalvole impegnata nell'onirica sfida stradale con la Ferrari Mondial guidata da Enzo Ferrari e la Miura P400 S delle scene finali.
Lamborghini: The Man Behind the Legend, una scena del film dal trailer ufficiale
Senza scendere nel giudizio sulle prove d'attore dei vari interpreti, tra cui spicca la presenza del premio Oscar Mira Sorvino nella parte di Annita, la seconda moglie di Ferruccio Lamborghini, possiamo invece riportare alcune imprecisioni e leggerezze che sono contenute nel film.
Questo per ricordare come a volte per fare un film che parla anche di auto, ma non solo in questo caso, occorrerebbe un po' di attenzione in più ai dettagli. Detto ciò e senza la pretesa di averle "scovate" tutte, ecco alcune delle note stonate ed errori visibili nel film.
La Lamborghini Miura nelle scene finali del film
Errori e leggerezze del film
- Entrambe le auto impegnate nella sfida stradale, la Countach e la Mondial, sono prive di targa anteriore e posteriore. Difficile immaginare una simile gara su strade aperte al pubblico (c'è anche un semaforo) con una così palese violazione del codice della strada.
- La targa della Lamborghini Miura gialla che si vede alla fine del film sembra una targa italiana di Bologna degli Anni '60 o '70, ma in realtà la targa è finta e sbagliata. Lo si nota dal fatto che la targa "BO 01260" non è mai esistita, visto che nel capoluogo emiliano le targhe tipo "1927-1994" partono da BO 1 e arrivano a BO 999999 prima di ricevere le lettere prima del numero. Nel periodo di produzione della Miura la targa nera con sigla provincia e numeri bianchi (tipo 1951-1976) aveva già sei cifre e non cinque e soprattutto nessuna iniziava con lo zero.
- La stessa Miura viene ripresa in molti momenti a viaggiare sulla corsia di sinistra, con una pericolosa guida contromano.
- La storia dell'incidente durante la gara con la Fiat Barchetta Sport è in parte romanzata perché si svolge durante una fantomatica competizione chiamata "Terra dei Motori". In realtà l'incidente di Lamborghini sulla sua Topolino topolino elaborata e con carrozzeria aperta avvenne durante la Mille Miglia 1948, quando alla guida c'era l'amico Gianluca Baglioni. I due finiscono con la vetturetta dentro un'osteria nella circonvallazione di Fano (PU) e non in un campo come nel film.
- A proposito della Fiat Barchetta Sport, il primo progetto auto di Lamborghini per farsi conoscere, Ferruccio parla nel Film di una potenza della Topolino originaria portata da 500 a 650 CV. Poco credibile. In questo caso si tratta però di un'errore del doppiaggio italiano. In realtà l'originale in inglese parla correttamente di un incremento di cilindrata da 500 (in realtà 569) a 650 cc.
- Tra i progettisti che hanno dato vita alla prima auto di serie di Lamborghini Automobili, la 350 GT, vengono mostrati Giampaolo Dallara e Giotto Bizzarrini. In realtà Bizzarrini progettò il prototipo non marciante della Lamborghini GTV presentato al Salone di Torino del 1963, ma poi lasciò l'azienda emiliana. Ad affiancare Dallara arrivò poi un altro importantissimo ingegnere, Paolo Stanzani per rendere stradale il primo concept.
- La Lamborghini 350 GT presentata al Salone di Ginevra del 1964 non è opera integrale di Franco Scaglione, ma è una versione "rivista e corretta" della GTV disegnata Scaglione e svelata l'anno prima. Le forme modificate e "addolcite" in diversi punti e l'eliminazione dei fari a scomparsa sono opera della Carrozzeria Touring.
- L'idea di Ferruccio Lamborghini che da solo immagina il frontale della Miura e lo disegna su un tovagliolo è alquanto romanzata, visto che ufficialmente lo stile di questo capolavoro è opera di un giovane Marcello Gandini per la Carrozzeria Bertone.
- Infine una delle anomalie più evidenti e inverosimili è quella che appare nell'insegna della sede Ferrari, dove campeggia la scritta in inglese "Ferrari. When you want to be somebody", letteralmente "Ferrari. Quando vuoi essere qualcuno". Davvero poco credibile nella Maranello degli Anni '60...
- Per chiudere la carrellata di "bloopers" o quasi di "Lamborghini: The Man Behind the Legend" citiamo la potenza indicata nel film del primo trattore Carioca: 1.548 CV. Una potenza spropositata per l'epoca che deriva ancora una volta da un problema di doppiaggio. In realtà il quattro cilindri Morris del Carioca dovrebbe essere un 3.455 cc con "soli" 35 CV.
Se voi avete trovato altre sviste e cose che non vanno nella storia o nei dettagli del film, fatecelo sapere, nei commenti o sui nostri canali social.