La guida autonoma cambierà per sempre il rapporto con l’auto. Anche solo coi sistemi di assistenza di livello 3, ci si potrà momentaneamente distrarre (pur dovendo essere sempre pronti a intervenire in caso di emergenza) lasciando così al “cervello” della vettura il lavoro pesante durante le tratte autostradali o il traffico cittadino.

A cambiare saranno ovviamente anche i test di sicurezza, che dovranno tenere conto di fattori diversi rispetto al passato, come la posizione del guidatore durante le fasi della guida automatizzata.

Come prevedere i nuovi scenari

Toyota sta lavorando da tempo al THUMS (Total Human Model for Safety), un software capace di simulare e analizzare virtualmente le conseguenze di un incidente stradale. Nato nel 1997, il programma si è costantemente evoluto negli anni e ha raggiunto ora la cosiddetta “Versione 7”, che riproduce in maniera ancora più precisa le geometrie del corpo umano in modo da calcolare ancora più efficacemente le ferite riportate a seguito di un incidente.

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Tra i contenuti di quest’ultimo aggiornamento ci sono anche gli effetti di un incidente nel caso in cui il guidatore e il passeggero siano in posizione reclinata. Questa potrebbe diventare una casistica piuttosto comune durante le fasi di guida autonoma, quando gli occupanti adotterebbero una configurazione del sedile più comoda e confortevole.

Secondo Toyota, questo modello di previsione è adatto per simulare anche incidenti a bordo di un treno o di un aereo, tant’è che dal 2021 la Casa giapponese ha dato accesso libero al software a tutte le compagnie del mondo.

Ma a che punto siamo davvero con la guida autonoma? In sintesi, tanti brand stanno investendo parecchio su questi dispositivi, ma la strada da fare è ancora tanta e riguarda i (tanti) nodi legali. Per saperne di più, comunque, vi rimandiamo al nostro approfondimento.