"La torta è diventata più piccola e abbiamo più ospiti a tavola". Con questa metafora Oliver Blume - amministratore delegato del Gruppo Volkswagen - ha illustrato la situazione attuale del mercato automobilistico europeo. E non c'è bisogno di grandi spiegazioni.

"In Europa si vendono meno auto. Allo stesso tempo, nuovi concorrenti dall'Asia stanno prepotentemente occupando il mercato", ha affermato. Una situazione già complessa che deve fare i conti con concorrenti agguerriti. Dichiarazioni rilasciata da Blume alla Bild - principale testata giornalistica tedesca - nel corso di una lunga intervista.

Situazione allarmante

Blume ha definito così lo stato in cui versa il brand Volkswagen, alle prese con una crisi senza precedenti. Non per questo però - stando a quanto detto dal manager tedesco - a Wolfsburg starebbero pensando a licenziamenti o chiusure di fabbriche. Azioni per ora escluse dunque.

Blume ha comunque sottolineato come la situazione non possa rimanere inalterata, parlando della volontà di osare per ritornare ai fasti di un tempo. "Volkswagen contiene anche la parola osare. Dobbiamo osare ancora qualcosa: osare per avere successo".

<p>Volkswagen ID.3</p>

Volkswagen ID.3

I perché della crisi

Ma cosa sta succedendo esattamente in Volkswagen? Il brand tedesco ha registrato negli anni un calo delle vendite, perdendo anche la prima posizione tra le auto più vendute in Europa, mantenuta dalla Golf per anni e occupata nel 2023 dalla Tesla Model Y.

Elettrico che conquista gli automobilisti del Vecchio Continente e nel quale in quel di Wolfsburg hanno puntato tanto, creando una piattaforma dedicata (la MEB) alla base di numerosi modelli, che non sono però riusciti a conquistare il mercato. Gli automobilisti europei rimangono ancora scettici sulla mobilità esclusivamente a batterie, con la UE che, pur anticipando novità, per ora guarda ancora a un 2035 senza motori benzina e diesel.

In più ci sono il mercato cinese che non ingrana e i problemi del software, recentemente risolti ma che ancora non permettono a Volkswagen di primeggiare in un settore sempre più nevralgico nel mondo auto.