A diecimila dipendenti Audi è stato assegnato l'orario ridotto per la mancanza di microchip che rallenta la produzione di A3, A4 e A5. Gli stabilimenti coinvolti dalla riduzione dell'orario lavorativo, secondo quanto riportato dal quotidiano economico Handelsblatt, sono quelli tedeschi di Ingolstadt e Neckarsulm.
La drastica misura si è resa necessaria a partire già da questa settimana per le due linee produttive di Ingolstadt e dalla prima settimana di giugno le linee di montaggio di Neckarsulm saranno fermate. Lo stesso magazine tedesco riporta le dichiarazioni di un portavoce Audi che parla di una decisione ancora da prendere in merito per il resto del mese di giugno.
Poche soluzioni in vista prima del 2022
Ancora non è dato nemmeno sapere se e in che modo questo nuovo calo produttivo, già sperimentato da Audi come da altri Costruttori in ogni parte del mondo, impatterà sui tempi di consegna dei modelli citati.
Certo è che la crisi dei chip non sembra destinata a trovare un alleggerimento prima del 2022, almeno stando a quanto previsto dai principali produttori di circuiti integrati. Alcune Case auto stanno cercando di correre ai ripari per continuare a sfornare auto dalle loro fabbriche, in alcuni casi anche cancellando optional e dotazioni che prevedono l'uso massiccio di chip.
Le cinque cause strutturali della crisi
Ricordiamo qui i cinque principali motivi strutturali e contingenti che hanno portato a questa duratura crisi dei chip, sulla base di quanto già analizzato dallo stesso Handelsblatt:
- I costruttori di microchip non riescono a soddisfare la domanda sempre crescente
La digitalizzazione ha portato ad una richiesta boom dei semiconduttori per elettronica di consumo e auto e l'industria, soprattutto quella asiatica, non riesce a tenere il ritmo degli ordini ricevuti. Mancano le materie prime e gli specialisti nella fase di test dei circuiti. - La maggioranza delle fabbriche lavorano sui "wafer" da 300 mm di diametro e non riescono al momento a riconvertirsi ad altri formati più piccoli
Il risultato è che questi stabilimenti devono attendere anche più di un anno per poter avere nuovi macchinari che permettano di lavorare dischi di diametro diverso - La produzione di un microchip prevede da 400 a 1.400 passaggi diversi, a scapito della rapidità
Questo significa che costruttori auto e produttori di apparecchiature elettroniche devono attendere come minimo tre mesi per avere i semiconduttori ordinati. Il collo di bottiglia è ancora una volta nella capacità produttiva del settore dei microchip che può essere aumentata solo avendo a disposizione tempo e molti miliardi di dollari. - Servono 3.000 miliardi di dollari per adeguare la produzione alla richiesta crescente
L'equivalente di un investimento da 2.458 miliardi di euro è la cifra che il Boston Consulting Group calcola necessario per permettere ai produttori di chip di adeguare produzione, ricerca e sviluppo ad una richiesta di mercato che cresce del 4/5% ogni anno e che nel 2030 sarà doppia rispetto ad oggi. Somme ingentissime anche per i colossi del settore che faticano anche a individuare le tipologie di semiconduttori su cui investire. - Le politiche nazionali e continentali a sostegno della produzione locale sono solo all'inizio
Solo un sostengo da parte dei governi e di entità sovranazionali come l'Unione europea può contribuire alla creazione di nuovi impianti produttivi per i circuiti integrati in grado di sostenere la richiesta locale. Stati Uniti, Ue, Corea del Sud e Giappone hanno già in cantiere piani multimiliardari per sostenere questa scelta, ma per vedere i risultati dovremo aspettare ancora anni.
Sulla crisi dei Chip
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Fonte: Handelsblatt