Nel pieno della crisi dei chip, che sta mettendo a durissima prova il settore dell'auto, anche il Governo italiano è chiamato a recitare la propria parte e a fare chiarezza sulle mosse da lanciare.
L’argomento è stato al centro dell’interrogazione a risposta immediata andata in scena questo pomeriggio in commissione Attività produttive della Camera, con Alessandra Todde, viceministra allo Sviluppo economico, che ha risposto alla richiesta di chiarimenti presentata a prima firma dal deputato Luca Sut, del Movimento 5 Stelle, e letta dal collega di partito Giuseppe Chiazzese.
Basta dipendenza dall’Asia
“È indubbio – ha risposto Todde – che negli ultimi anni sia emersa la vulnerabilità del sistema produttivo, in termini di approvvigionamento delle materie prime, in particolare nel settore automotive”.
Altrettanto chiaro che la situazione colpisca “tutte le industrie europee” e che, perciò, “richieda soluzioni a livello sovranazionale”. Ecco perché “il Governo si è attivato con l’obiettivo di promuovere una linea d’intervento comune ed efficace”.
Cosa ha fatto l’Europa per ascoltare il grido d’aiuto della filiera auto? Prima di tutto, ha continuato la viceministra, “ha aggiornato la strategia industriale dell’Unione, mappando i prodotti per i quali ha una dipendenza dai Paesi terzi”, tra i quali “figurano i semiconduttori”.

Il percorso su cui Bruxelles si sta muovendo è “creare una catena del valore europea e rendere le catene degli approvvigionamenti più sicure e resilienti alle variabili del commercio mondiale. Proprio in tale direzione è stato annunciato il varo di un ‘Microchips Act’”, annunciato dalla presidente della Commissione Ue a metà settembre.
Il ruolo degli Ipcei
Un altro strumento fondamentale per realizzare questa catena europea sono gli Ipcei (Important projects of common european interest). Tra i vari progetti finanziati, ci sono quelli che riguardano “ricerca, sviluppo e innovazione in diversi settori, con l’obiettivo di sviluppare tecnologie e componenti microelettroniche da trasferire in industrie valide, tra cui quella dell’automotive”.
È proprio grazie a questa iniziativa che “la filiera nazionale dell’elettronica ha beneficiato di uno stanziamento da oltre 700 milioni di euro”, i cui progetti “sono stati autorizzati dalla Commissione europea e sono in corso di realizzazione”.

Ma il Mise “è attualmente impegnato in un secondo Ipcei sulla microelettronica, volto a rafforzare lo sviluppo in Italia e in Europa di nuove tecnologie e prodotti altamente innovativi nella microelettronica, quali ad esempio i microchip di ultima generazione”.
Capitolo incentivi
Todde ha concluso il proprio intervento ricordando che “nell’anno in corso, il Governo ha stanziato oltre un miliardo per incentivare l’acquisto di veicoli a basse emissioni”, prorogando “al 30 giugno 2022 il termine entro cui concludere le prenotazioni dei contributi effettuati nel semestre in corso”.
Servono le batterie
Soddisfatto della risposta l’interrogante Luca Sut, che però ha sottolineato come l’industria italiana sia molto indietro non solo nello sviluppo dei chip, ma anche delle batterie. Il Paese dovrebbe quindi secondo il deputato 5S “sviluppare delle imprese che prevedano il recupero e il riciclo delle materie usate negli accumulatori per costruirne di nuovi, perché sono fondamentale alla transizione ecologica, soprattutto nel settore dell’auto”.