Shell e l’Italia: dov’eravamo rimasti? Nel 2014 il marchio lasciava il nostro Paese, con 830 distributori “ribrandizzati” col logo Q8. Ora, a distanza di quasi 8 anni esatti, il più grande fornitore di carburante al mondo ritorna in Italia annunciando un piano con stazioni di servizio "2.0" con tutta una nuova linea di prodotti.

Oltre 500 stazioni in arrivo

L’annuncio di Shell è arrivato grazie al contratto di Retail Brand Licence stipulato con PAD Multienergy, uno dei principali operatori italiani nella distribuzione e commercializzazione di carburanti, che utilizzerà il marchio anglo-olandese sulla propria rete.

Sulla base di questo accordo, PAD svilupperà oltre 500 stazioni di rifornimento, con l’inaugurazione del primo punto vendita che è prevista nel mese di marzo. Così, gli automobilisti potranno tornare a rifornirsi col carburante premium Shell V-Power e coi lubrificanti della gamma Shell. Ma non è finita qui: il colosso dell’energia è attento anche alla transizione energetica.

Non solo carburanti classici

Shell e PAD introdurranno gradualmente nuovi carburanti a basse emissioni, come i Biofuels e il Gas Naturale Liquefatto, oltre all’installazione di punti di ricarica per i veicoli elettrici. Tra l’altro, i clienti business potranno utilizzare la Shell Card per accedere a tutti i servizi di mobilità e per effettuare il rifornimento nelle varie colonnine del marchio.

Per Giorgio Delpiano, Senior Vice President Shell Fleet Solutions and E-Mobility, si tratta di “un’ulteriore conferma dell’impegno a mantenere la leadership globale nel mercato mobility e della volontà di essere presenti inoltre 90 Paesi entro il 2025”.

Per Federico Petrolini (ad di PAD Multienergy), invece, “la collaborazione col marchio consentirà di introdurre prodotti e servizi innovativi per rafforzare la presenza sul mercato italiano”.

A questo punto alcuni si chiederanno: Shell si schiera a favore dell’auto elettrica e di un approccio più ecosostenibile? Le iniziative del gigante dei carburanti vanno proprio in questa direzione e seguono le affermazioni rilasciate dalla responsabile UK Sinead Lynch nel 2020.

All’epoca, la numero uno di Shell nel Regno Unito aveva auspicato l’introduzione di un ban ai motori termici nel Paese nel 2030. Sembra così che il colosso sia pronto ad una sostanziale evoluzione.