Le versioni più divertenti della prima Fiat Punto, così come della mitica Uno prima di lei, sono ricordate per l'utilizzo, ai tempi ancora in parte pionieristico, di piccoli motori turbo. La seconda generazione dell'utilitaria però, intorno al 2003, attuò una parziale inversione di tendenza affidandosi a un aspirato di cilindrata abbondante e non privo di finezze tecniche.

La HGT, declinata anche in una versione Abarth che non aveva però differenze a livello di prestazioni ma soltanto di abbigliamento, impiegava infatti il 1.8 comune a compatte e medie (Bravo, Brava, Marea) e modelli sportivi come Coupé e Barchetta.

La famiglia modulare

Quell'unità non derivava dalla celebre serie Fire, ma apparteneva a una nuova famiglia progettata per sostituire quelle dei precedenti motori bialbero di Fiat e Alfa Romeo, ottenendo anche derivati a gasolio, in modo da razionalizzare la produzione e i costi. 

Prodotta nello stabilimento di Pratola Serra, in provincia di Avellino, da cui presero il nome, questi motori a quattro e cinque cilindri avevano nel 1.8 una delle unità di cilindrata minore insieme al 1.4 12V, mentre per gli altri si andava dai 2 ai 2,4 litri.

Il vano motore della Fiat Punto HGT Abarth del 2000

Tecnica raffinata

Indipendentemente dalla versione, questi motori adottavano una serie di accorgimenti che li rendevano, ad esempio, predisposti per essere sovralimentati (cosa poi accaduta soltanto ad alcuni) e dotati all'occorrenza di alberi controrotanti di equilibratura, utili specialmente nel caso dei 5 cilindri. 

La costruzione del basamento era in ghisa ma con canne cilindri integrate e non riportate, mentre i pistoni, in lega di alluminio, erano arricchiti di un elemento in grafite per migliorare lo scorrimento. Il sistema di lubrificazione prevedeva poi il raffreddamento con scambiatore ad acqua sui modelli aspirati, e teste con pompa del raffreddamento integrata. 

La vera chicca, per i benzina a 16/20 valvole con punterie idrauliche tra cui rientra il "nostro" 1.8, era però rappresentata dal variatore di fase, che rendeva più flessibile il timing delle valvole ottimizzando il riempimento dei cilindri sia ai medi sia agli alti regimi.

Grazie a questo, segnalato dalla sigla VFD riportata sulle testate, il motore toccava la potenza massima di 133 CV a 6.300 giri e una coppia di 164 Nm a 4.300 giri, valori ragguardevoli considerando che era destinato tanto a tranquille berline quanto a coupé e spider.

Fiat Punto HGT (2000)

Non a caso, pur avendo equipaggiato vari modelli, questo motore è ricordato appunto per la Punto HGT, che grazie a lui sfidava le piccole "hot hatch" del periodo sfoggiando una velocità massima di 205 km/h e uno 0-100 da 8,6 secondi, ma anche per essere stato il motore base della grintosa Fiat Coupé (che superò i 200 CV sui motori turbo più pepati) e l'unico della originale Barchetta costruita proprio sul telaio della Punto.

Dopo di lui, Fiat riprese con i motori sovralimentati, dotando i modelli sportivi Fiat/Abarth Grande Punto dei nuovi 1.4 T-Jet MultiAir con potenze fino a 180 CV.