L’industria dell’auto lo chiedeva da tempo, con l’Europa che prometteva azioni. Ma adesso si fa sul serio. È la presidente Ursula von der Leyen a fare l’annuncio che mette nel mirino i competitor orientali: “La Commissione sta avviando un’indagine antisovvenzioni sui veicoli elettrici provenienti dalla Cina”.

Parole pronunciate durante il discorso sullo stato dell’Unione al Parlamento europeo, per rassicurare le aziende preoccupate dalla disparità di trattamento economico fra le auto elettriche “made in Ue” e quelle “made in China”.

“Non lo accettiamo”

“Troppo spesso – spiega Von der Leyen – le nostre aziende sono escluse dai mercati esteri o sono vittime di pratiche predatorie. Spesso vengono indebolite dai concorrenti che beneficiano di ingenti sussidi statali”.

“Prendiamo il settore dei veicoli elettrici – continua –. Si tratta di un settore cruciale per l’economia pulita, con un enorme potenziale per l’Europa. Ma i mercati globali sono ora inondati di auto elettriche cinesi più economiche. E il loro prezzo è mantenuto artificialmente basso da ingenti sussidi statali. Ciò sta distorcendo il nostro mercato. E poiché non lo accettiamo dall’interno, non lo accettiamo dall’esterno”.

 

Altri dazi in arrivo?

L’obiettivo dell’inchiesta potrebbe essere quello di valutare l’applicazione di dazi compensativi alle importazioni, da sommare a quelli già applicati (del 10%). Anche perché la presidente ricorda un precedente:

“L’Ue non ha dimenticato il modo in cui le pratiche commerciali sleali della Cina hanno influenzato la nostra industria solare, quando molte giovani imprese sono state espulse dai concorrenti cinesi fortemente sovvenzionati. Le aziende pionieristiche dovettero dichiarare fallimento e i talenti più promettenti cercarono fortuna all’estero”.

Uno scenario che, secondo Von der Leyen, non dovrà più verificarsi. “Eliminare i rischi – conclude la presidente –, non disaccoppiarli: questo sarà il mio approccio con la leadership cinese al vertice Ue-Cina di fine anno”.

L’appello

Era stato Carlos Tavares, ceo di Stellantis, uno dei primi a denunciare questa “asimmetria”: “Io sono per competere e andare avanti – aveva dichiarato al Salone di Parigi 2022 –, ma al tempo stesso chiedo ai leader politici europei di creare condizioni simili a quelle che troviamo noi quando andiamo in Cina”.

“Non c’è ragione per creare condizioni migliori di quelle che vengono riservate a noi da loro e non vogliamo che l’arrivo dei produttori cinesi in Europa crei la situazione che hanno provocato le compagnie low cost, che hanno ammazzato le compagnie di bandiera e portato a rialzi dei costi”.

 

Ripercussioni in arrivo?

Intanto, arrivano le prime reazioni. Compresa quella del nostro vicepremier, Matteo Salvini: “La Lega denuncia questo rischio da anni, ma l’Europa si sveglia adesso. Distratti, incompetenti o complici?”, chiede il ministro dei Trasporti con un video pubblicato su Instagram.

“L’annuncio della Von der Leyen – dice invece Igrid De Vries, direttore generale dell'associazione Acea – è un segnale positivo: la Commissione europea sta riconoscendo la situazione sempre più asimmetrica che il nostro settore si trova ad affrontare e sta prendendo in considerazione con urgenza le distorsioni della concorrenza nel nostro settore”.

Ma ci sono anche voci fuori dal coro. Come quella dei Costruttori tedeschi, riuniti nella VDA, che dicono: “Si deve tenere conto anche delle possibili ripercussioni da parte della Cina”. Oppure quella dell’esperto Kingsmill Bond, del Rocky Mountain Institute:

“Il motivo per cui le cose costano meno in Cina dipende dal fatto che il Paese è l’officina del mondo e ha una politica adeguata da 20 anni. Lì hanno cercato di costruire questa industria per molto tempo. Naturalmente, ha richiesto sovvenzioni per decollare e ha richiesto un pensiero congiunto da parte del Governo e molte sovvenzioni, all’inizio”.