Prima di iniziare meglio essere chiari: la Ford Bronco Raptor non arriverà in Italia. Almeno tramite canali ufficiali, nel caso foste irrimediabilmente innamorati del fuoristrada dell'Ovale Blu dovete rivolgervi a specialisti dell'importazione parallele. Bene, detto questo possiamo solo invidiare il collega di Motor1 USA chiamato a provare la Bronco nella sua incarnazione più potente, sfogandola in mezzo al deserto e tra passaggi rocciosi.
Qui di seguito trovate la sua prova.
Muscoli e ossa
Trattandosi di un fuoristrada nato per affrontare stretti sentieri e in grado di competere con la Jeep Wrangler, la Ford Bronco sembrerebbe inadatta a fare da base a un veicolo che abbia la capacità di andare a tavoletta nel deserto. Eppure nel suo passato, come sottolineato dalla Casa, le corse sono nel suo DNA come testimoniato dal successo della "Big Oly" nella Baja 1000 del 1969.

E proprio della Big Oly la Ford Bronco Raptor vuole raccogliere il testimone, attingendo a piene mani dal ricco catalogo di pezzi speciali Ford, combinando le doti di velocista dell'F-150 Raptor con il passo relativamente corto della Bronco "normale", dando vita a un fuoristrada incredibilmente poliedrico, definito dalla Casa un "Ultra4 per la strada". Si tratta di mezzi speciali per affrontare i terreni più impervi e - dopo due giorni di off-road più che impegnativo - trovo che il soprannome sia più che adatto.
Naturalmente ci sono alcune ovvie differenze esterne tra la Raptor e le altre Bronco: il cofano con grossa presa d'aria aiuta a ridurre le temperature nel vano motore, i parafanghi anteriori e posteriori in materiale composito stampato in 3D allargano la carrozzeria per coprire così le immense ruote, ci sono vari badge Raptor e ben più muscoli in ogni dove. E poi ci sono le misure: passo di 2,95 metri, larghezza aumentata di 22 cm e altezza di 33 cm, 12 in più rispetto alla Bronco base.

Ma il protagonista indiscusso è il V6 biturbo di 3 litri da 418 cavalli e quasi 600 Nm di coppia, trasferiti alle quattri ruote da un cambio cambio automatico a 10 rapporti. Una "belva" che approfitta dell'assetto rinforzato e nuovi supporti a sospensioni e sterzo per potersi sfogare al meglio su una gran quantità di terreni differenti, grazie anche alla rigidità torsionale aumentata del 50%.
In più ci sono nuovi ammortizzatori che, in automatico, analizzano e si regolano in base alle condizioni della strada centinaia di volte al secondo. Se poi percepiscono uno scarico totale, come la Raptor fosse in "volo", si irrigidiscono immediatamente per garantire un atterraggio stabile e senza intoppi.
Completano l'opera le immense gomme BFGoodrich All-Terrain T/A KO2 da 37" montate su cerchi da 17", con mozzi delle ruote cuscinetti derivati direttamente dall'F-150 Raptor.
Sicura sulle rocce
Parole, numeri, specifiche, frazioni e rapporti: tutti termini privi di significato quando si scatena la Ford Bronco Raptor su un sentiero. E quale luogo migliore dove farlo se non nella patria dei già citati mezzi che partecipano allUltra4? Eccoci quindi nella Johnson Valley, California. Nessuna gita turistica però, con tour panoramici o simili, ma una sfida da pazzi con alcuni passaggi del King of the Hammers, tra le sfide offroad più dure del mondo, in grado di mettere in difficoltà anche veicoli costruiti appositamente per questi terreni.

Così le prime ore della giornata, sotto il sole cocente, sono trascorse su alcuni dei più temibili percorsi rocciosi della Johnson Valley, compreso il temibile "Not Her Problem", un percorso stretto e angusto, costellato di massi grandi larghi e lunghi un metro circa. Senza dubbio il fuoristrada più duro che abbia mai fatto, un'esperienza da brivido che mi ha costretto a ignorare l'ambiente circostante e a concentrarmi solo sugli istruttori che mi indicavano dove andare.
Solo alcuni sinistri rumori di sfregamento mi hanno distratto, facendomi preoccupare e temere di aver rovinato irrimediabilmente il fuoristrada. Alla fine invece mi hanno assicurato che si trattava solo del lavoro delle protezioni sottoscocca, fondamentali in ambienti come questo.

La prova è stata comunque un successo, con la Raptor arrivata integra alla fine del percorso, senza mostrare il fianco a particolari criticità. Giusto il ritardo del turbo non mi ha soddisfatto in pieno, con un'erogazione non sempre lineare e qualche iniziale difficoltà nel superare le rocce più grandi. Ma, come detto, nulla che non mi abbia permesso di arrivare sano e salvo.
In situazioni meno terrificanti ho invece potuto apprezzare la modalità trail, grazie alla quale si può utilizzare il solo pedale dell'acceleratore, con i freni che si azionano automaticamente per moderare la velocità. Ci vuole un po' di tempo per abituarsi e all'inizio non mi sono sentito del tutto a mio agio nell'affidarmi a questa funzione - specialmente nei passaggi più ostici - ma una volta fatta l'abitudine non se ne farebbe più a meno.

Lo stesso vale per il selettore delle modalità di guida G.O.A.T. (Goes Over Any type of Terrain) che presenta le stesse impostazioni della Bronco normale - Off-Road, Rock, Mud e Baja - aumentando però i parametri di funzionamento per soddisfare la voglia di avventura della Raptor.
Veloce nel deserto
Per quanto la Ford Bronco Raptor, con la sua carreggiata allargata, se la cavi più che bene tra le rocce, si rivela davvero perfetta quando le viene concessa un po' di libertà su un tratto di sterrato. Così la nostra carovana si è diretta nei pressi del Soggy Dry Lake, per un po' di sano autocross in grado di mettere alla prova l'accelerazione a tutto gas, frenata e l'agilità. nello slalom. In queste condizioni la risposta brusca del V6 di 3 litri ha avuto senso, col volume in costante aumento durante le mie scorribande.

L'autocross è stato solo un antipasto in attesa del piatto principale: un circuito di più di 11 km costellato di curve, fossati e altri ostacoli e trappole, con velocità prossime ai 100 km/h e la Bronco Raptor sempre sicura e stabile, ma con la voglia di "aprire" il posteriore - se stuzzicato - nelle curve. Ford ha azzeccato la messa a punto della modalità Baja, riducendo l'intervento del controllo di stabilità per consentire ai grandi pneumatici di sfrecciare sulla sabbia e mantenere lo slancio.
Gli ammortizzatori firmati Fox si fanno valere in queste condizioni, aiutando a mantenere tutte e quattro le ruote sempre attaccate al terreno, dando sempre fiducia nonostante l'assetto decisamente rialzato.
Eppure, per quanto sia divertente da guidare in condizioni estreme, la maggior parte delle Bronco Raptor passerà buona parte della propria vita sull'asfalto. E anche in questo caso è di gran lunga migliore di quanto ci si possa aspettare.

Uno dei vantaggi delle sospensioni con un'escursione così lunga è una guida fluida e ben smorzata: non avrei dovuto sorprendermi, visto che gli ammortizzatori Fox funzionano bene sotto l'F-150 Raptor. Sebbene l'ampia carreggiata rappresenti una sfida per le strette strade urbane, ripaga con una buona stabilità in curva, soprattutto per un veicolo che ha più di 33 cm di "luce" tra terreno e assi.
Inoltre, le modifiche apportate da Ford allo sterzo (in parte per compensare il peso e la larghezza degli pneumatici) hanno conferito una sensazione di maggiore precisione e stabilità quando si percorre l'autostrada, oltre a una discreta risposta in curva. Per il resto, valgono le solite caratteristiche della Bronco normale: ci sono fruscii aerodinamici, l'aria entra dall'hardtop a velocità autostradali e gli pneumatici in curva tendono a fischiare, ricordandovi di non trattare il vostro fuoristrada come una hot hatch.

C'è poi l'abitacolo, robusto per sopportare le sollecitazioni ma ben studiato e confortevole, con sedili specifici e la giusta imbottitura per essere accoglienti, ma mai costrittivi. Il volante, con la sua corona più spessa, è molto piacevole da impugnare, così come le palette in magnesio per gestire il cambio. Ci sono poi inserti in fibra di carbonio, a dare il giusto tocco di sportività.


I prezzi
Come detto in Italia la Ford Bronco Raptor non è commercializzata ufficialmente e non esiste quindi un listino prezzi ufficiale. Negli Stati Uniti invece parte da 68.500 dollari (poco meno di 65.000 euro), ben più economico rispetto all'unica rivale diretta, la Jeep Wrangler Rubicon 392, mossa dall'esagerato V8 di 6,4 litri da 470 CV e venduta a 81.595 dollari (circa 77.000 euro).