E" passata attraverso tre generazioni, ciascuna con i propri restyling, e un cambio di denominazione: da SLK a SLC. Eppure è sempre "lei". La roadster più piccola della Stella ha costruito il proprio successo sul tetto rigido ripiegabile e da quello non vuole prescindere: a quanto pare, anche la prossima generazione non si piegherà alla capote in tela, che nel frattempo ha conosciuto una seconda giovinezza su altri modelli, Mercedes compresi. Quella del tetto "ferroso" ma snodabile non è però un"invenzione della SLK: i primi a metterla in produzione sono i francesi di Peugeot sulla 402 del 1936. La buona volontà c"è tutta, come dimostra lo studio di sofisticatissimi motori elettrici, attuatori e leveraggi per assicurare che l"apertura e la chiusura siano completamente automatici. Il risultato, però, è che l"auto passa molto del suo tempo in officina per la riparazione di un meccanismo fin troppo complesso per l"epoca e che peraltro mette a dura prova l"impianto elettrico. Siccome però 60 anni non passano invano, ecco che nel 1996 Mercedes ci riprova. Con successo e tantissimi tentativi di imitazione, non tutti esattamente riusciti...
I primi passi la SLK li muove in Italia
Salone di Torino 1994, ciò che stiamo per raccontare vede il designer Bruno Sacco tra i protagonisti: sembra la narrazione di qualche era geologica fa, invece i frutti di quella storia li vediamo ancora adesso. Già, perché nel capoluogo piemontese debutta, 22 primavere fa, il primo "bozzetto" di SLK: Mercedes-Benz comincia a far capire al mondo come si immagina una roadster compatta. Bruno Sacco, allora capo del design della Stella, dichiara: “Stiamo mostrando uno studio della roadster del futuro, che coniughi piacere di guida e sicurezza”. Le basi sono gettate e tali resteranno anche sul modello definitivo: sbalzi ridotti davanti e dietro, abbinati ad una linea a cuneo e vagamente "puntata" sull"avantreno. C"è spazio anche per un richiamo alla SL degli anni Cinquanta, ottenuto attraverso i due “powerdome” sul cofano motore rivolti nel senso di marcia, anch"essi conservati sul modello definitivo. La SLK piace ai massimi vertici della Casa di Stoccarda, al punto che a settembre del 1994, al Salone dell"Automobile di Parigi, viene presentato un secondo studio, stavolta dotato di hard-top ripiegabile: la SLK è fatta e finita, manca "solo" la fase finale di messa a punto e l"allestimento delle linee di produzione.
Ed è proprio in Italia che viene lanciata
Se il Salone di Torino è sparito, la colpa non è certo di Mercedes-Benz, che fino all"ultimo crede nella rassegna piemontese: è qui, infatti, che nel 1996 presenta la versione di serie della nuova SLK, denominata internamente R 170. Ad attirare l"attenzione di tutti è ovviamente l"hard-top ripiegabile a scomparsa realizzato in acciaio, che fa della SLK una vera e propria "roadster-coupé". Non si tratta di una sorpresa, visto che la soluzione girava sui concept da circa due anni, ma l"effetto, quando la si vede sulla vettura definitiva è un po" questo: "Ma allora l"hanno fatto davvero!". Sì, e con precisione tutta tedesca: il meccanismo elettroidraulico si attiva premendo un pulsante e fa sparire completamente l"hard-top nel bagagliaio in soli 25 secondi. Oltre alla "scenografia" c"è anche tutta la sostanza dei due roll-bar fissi dietro i sedili, che provvedono alla protezione degli occupanti in caso di ribaltamento, insieme ai robusti montanti anteriori.
Quattro, sei e otto cilindri, benzina e persino diesel
Inizialmente, la SLK è una vettura più da "struscio" che da impallinati della guida. Si parte infatti da un quattro cilindri di 2 litri e 136 CV di potenza e un più brillante 2.3 con sovralimentazione meccanica, ma sempre a quattro cilindri, da 193 CV. Nella primavera del 2000, anche il 2.0 viene dotato di compressore volumetrico e tocca così quota 163 CV. Successivamente, le cose iniziano a farsi serie. Il telaio non ha difficoltà a gestire potenze più elevate e in Mercedes non si fanno pregare troppo: la SLK 320 è spinta da un V6 da 218 CV e la SLK 32 AMG da un V6 da 354 CV (0-100 km/h in 4,4 secondi). A questo punto è "guerra" aperta con le versioni più potenti della BMW Z4 e con la Porsche Boxster. Con la seconda generazione di SLK i motori crescono nella potenza, nella cilindrata e nel numero di cilindri: se la base è sempre il 2.0 a 4 cilindri, il top è ora il V8 da 5.439cc della SLK 55 AMG: 360 CV e una carriera da Safety Car in Formula 1. Il motivo d"interesse principale - reparto motori - della terza generazione di SLK, la R172, non sta comunque nell"aumento di potenza del V8 della AMG da 360 a 421 CV, bensì nel fatto che la gamma viene allargata al diesel, il 2.2 4 cilindri biturbo da 204 CV. Quanto invece alla SLC (la SLK R172 restyling, che per l"occasione cambia anche il nome), è proprio la AMG a portare al debutto la maggior novità, non solo all"interno del modello, ma della gamma Mercedes-AMG tutta: si tratta del V6 3.0 biturbo da 367 CV che costituisce il nuovo motore di accesso alla gamma sportiva.
Quanti tentativi di imitazione
Non appena ci si accorge che il tetto in metallo piace e fa vendere, ecco che molte altre Case automobilistiche iniziano a scommetterci. Peccato che non sempre il "copia/incolla" sia garanzia di successo... Integrare un tetto rigido nel design di una vettura non è semplicissimo, anche perché richiede l"utilizzo di numerosi motorini elettrici, attuatori idraulici e meccanismi vari che ingombrano e pongono parecchi vincoli ai designer. Di seguito citiamo alcuni esempi, molti dei quali non rappresentano assolutamente concorrenti della SLK, ma che danno un"idea del dilagare del tetto rigido ripiegabile nei primi anni Duemila. Come dimenticare per esempio la Mitsubishi Colt CZC ("OGM" non molto riuscito di una piccola monovolume tramutata in una Cabrio/Coupé), la Nissan Micra C+C, le Opel Tigra TwinTop e Astra Twin Top, le più apprezzate Peugeot 206, 207, 307 e 308 CC (non a caso i francesi hanno una tradizione, in questo segmento), la Renault Megane CC, la Volvo C70. Anche BMW, sulla seconda generazione della rivale diretta della SLK, la Z4, cede al tetto metallico; fa lo stesso anche sulla Serie 3 Cabrio, diventata poi Serie 4 Cabrio. Persino la Ferrari, con la California, mette da parte per la prima volta nella sua storia la capote in tela. Si spinge ancora più in là la Volkswagen, che nel 2005 mette da parte un modello dal successo consolidato come la Golf Cabriolet in favore della Eos, ovvero la Golf Cabrio col tetto metallico. Il successo è solo parziale e con la Golf VI si ritorna alla tela.
Mercedes SLK (R170)
La Mercedes SLK prima serie (R170) si presenta nella versione SLK 230 del 1998.