Anno di nascita 1974. La musica si ascoltava sui 45 giri in vinile, il televisore era una grossa scatola che trasmetteva immagini in bianco e nero e un litro di benzina costava circa 200 lire. Oggi, i file musicali si scaricano direttamente dal Cloud, la televisione si può guardare - a colori e in alta definizione - direttamente dal proprio telefonino (smartphone), mentre il prezzo della verde è schizzato a circa 1,5 euro/l: poco meno di 4.000 lire; e già ci va bene, perché abbiamo anche superato i 2 euro al litro. Sullo sfondo lei, la Volkswagen Golf, la compatta per antonomasia, punto di riferimento e cruccio di tutte le altre Case automobilistiche: la Golf "logora chi non ce l'ha", tanto per parafrasare ciò che disse Giulio Andreotti ("Il potere logora chi non ce l’ha"). Perché? Semplice, la due volumi di Wolfsburg è la numero uno quasi indiscussa nelle vendite all'interno del proprio segmento (qui le auto più vendute in Europa nel 2015).
Un successo un po’ anche italiano
Il bello è che il fenomeno Golf non è solo tedesco né solo italiano. E’ amata in tutta Europa. Un successo meritatissimo, perché quella che doveva essere la sostituta del Maggiolino è diventata "La Golf" grazie a un costante processo di innovazione nella tradizione, dove tradizione rappresenta sostanzialmente qualità, affidabilità e tecnologia. Quanto all'innovazione, beh, il discorso è ben più articolato e complesso. Il primo e più importante balzo in avanti è proprio del 1974: accantonate le forme arrotondate che tante soddisfazioni regalarono con il Maggiolino, Giugiaro disegna un abito decisamente di rottura per l'erede, le cui forme sono delineate da spigoli e linee rette. Una rivoluzione copernicana che si allarga anche alla meccanica, da tutto dietro a tutto avanti: motore e trazione passano di fronte ai passeggeri a vantaggio dell'abitabilità, mentre il raffreddamento del propulsore si evolve dall'aria al liquido. Il 1976 vede il debutto di un'icona nell'icona e di un vero precursore; nell'ordine la Golf GTI e la Golf Diesel, emblema di quanto i tedeschi ci vedessero (e ci vedano) lungo. La sportiva è accreditata di 110 CV e di una velocità massima di 181 km/h; numeri che letti oggi fanno quasi tenerezza, ma che all'epoca regalarono parecchie emozioni a giovani e meno giovani di tutto il Vecchio Continente, grazie soprattutto ai soli 860 kg di peso. La Diesel è invece spinta da un 1.500 che per silenziosità vince persino la diffidenza dei più scettici e, contemporaneamente, consente di risparmiare 2 litri di carburante ogni 100 chilometri rispetto al benzina di pari potenza. La Golf piace anche quando perde la testa. Nel 1979 arriva la Cabrio, che in 14 anni di commercializzazione totalizza la bellezza di 388.552 esemplari, record mondiale per una decapottabile.
Golf II, il diesel diventa sportivo
Nel 1983 è il turno della Golf II, che raccoglie un'eredità pesantissima: i 6.307.145 esemplari della prima serie consegnati in nove anni. Ebbene, con 6.408.321 unità vendute in otto anni, la II si rivela un successo ancor più grande. Il merito è dell'instancabile vena innovatrice degli ingegneri teutonici. Che incrementano l'abitabilità, la capacità di carico e la guidabilità della vettura. Non solo, viene introdotta l'iniezione e la testata con due alberi a camme in testa e sedici valvole: un'innovazione portata al debutto dalla GTI 16V, che tocca quota 139 CV e si spinge fino a 210 km/h. Prestazioni che cominciano a farsi "serie", anche se gli smanettoni trovano pane per i loro denti nella più estrema G60, sovralimentata tramite compressore volumetrico e capace di ben 160 CV. Si diceva prima della lungimiranza tedesca. La versione Syncro ne è un'altra dimostrazione: siamo nel 1986 e la Golf viene offerta anche a trazione integrale; tanti concorrenti non ci sono arrivati nemmeno oggi, nel 2016. Sulla base della Syncro nascono, nel 1990, la Country, la G60 Rallye e la Limited. La prima è una sorta di Big Foot omologato per la strada: assetto spropositatamente alto, pneumatici tassellati e ruota di scorta sul portellone. Una proposta al limite della provocazione, che però non è rimasta fine a sé stessa, visto che oggi sono assai di moda le varie versioni allroad (Audi), Stepway (Dacia), Outback (Subaru), Cross (VW), XC (Volvo), ecc., meno estreme, ok, ma su quella lunghezza d'onda. G60 Rallye e Limited rappresentano invece l'apice della G60: la prima aggiunge la trazione integrale, la seconda, oltre al 4x4, 50 cavalli. E siamo a quota 210... E che dire della GTD? Il diesel si veste di sportivo: una vera e propria intuizione destinata a fare scuola e attuale oggi più che mai. Il motore si arricchisce del turbo e dell'intercooler e, grazie ai suoi 70 CV, insidia sempre più da vicino i benzina. Il 27 novembre del 1990, alle soglie della pensione della seconda generazione, la Golf taglia il traguardo dei 12 milioni di unità immatricolate, dopo aver fatto segnare il record italiano di consegne annue - 107.794 - nel 1987.
Golf III, arriva la station wagon
Nel 1991 è tempo di Golf III: il debutto avviene in agosto, ma l'entrata a pieno regime nel mercato è datata 1992. Anno in cui la vettura si aggiudica il premio di Car of the Year, la Chiesa riabilita Galileo Galilei con quasi 400 anni di ritardo (dopo la scomunica del XVII secolo per il sostegno alla teoria Eliocentrica di Copernico) e la Volkswagen offre di serie, in anticipo sui tempi e su tutta la gamma Golf, il doppio airbag. La rinnovata compatta di Wolfsburg, dalle forme arrotondate, si stacca nettamente dal design delle serie precedenti. A non cambiare è l'apprezzamento del pubblico, che continua a preferirla alle sue rivali, nel frattempo sempre più numerose e agguerrite. Instancabili e mai paghi, in Germania continuano a lavorare. A stupire è la VR6, dove 6 sta per il numero di cilindri, a V ma alternati e con un angolo tra le bancate di soli 15°, in modo da ridurre l'ingombro e trovargli spazio trasversalmente nel vano motore. La cilindrata è di 2,8 litri, i cavalli 174. Soddisfatti? I clienti sì, VW no. Ecco dunque la VR6 Syncro: la trazione integrale porta in dote una cilindrata superiore, 2,9 litri, e altri cavalli, per un totale di 190. Molto importante è inoltre il debutto dell'iniezione diretta sul diesel 1.9: 90 CV e consumi assai ridotti grazie all'efficienza del nuovo sistema di alimentazione. Nel 1993, mentre Beppe Grillo viene bandito dalla RAI, l'Italia politica ed economica è nel pieno della bufera di Tangentopoli e il mercato dell'auto crolla, in 12 mesi, da 2,4 a 1,7 milioni, Volkswagen risponde con una ventata di ottimismo tra i capelli: è il momento della nuova Golf Cabrio, seguita a distanza di qualche mese dalla Variant, la SW. Ciliegina sulla torta, nel 1996, il TDI tocca i 110 CV di potenza. L'emancipazione del diesel è ora completa. A fine 1997, dopo 4.834.797 unità vendute, il ciclo di vita della Golf III si può considerare concluso.
La Golf IV, ovvero più amata di sempre (e non per i numeri)
1998: il mercato è sempre più esigente e nessuno può dormire sugli allori; la Golf IV esordisce nelle vetrine a febbraio. All'occhio clinico non sfugge lo spazio minimo fra i lamierati, una soluzione che offre grandi vantaggi in termini di aerodinamica (dunque comfort ed efficienza), resa possibile dalla rigidità della struttura, completamente nuova. Non solo. Mentre alcune concorrenti, senza fare nomi, lottano ancora con scarso successo contro la ruggine, la Volkswagen offre 12 anni di garanzia contro la corrosione, grazie alla carrozzeria completamente zincata. Per questi motivi e per il suo design attuale ancora oggi, la Golf IV è da molti considerata, tuttora, la migliore di sempre. Capitolo motori: fra i benzina, la bandiera dell'innovazione è portata dall'1.8 con 5 valvole per cilindro, mentre il diesel di spicco è senza dubbio il più potente, che eleva la potenza a 150 CV, ma soprattutto vanta l'alimentazione con iniettori pompa: la pressione di iniezione supera i 2.000 bar e la polverizzazione del gasolio raggiunge livelli mai toccati prima, al pari dell'efficienza. Nel 1998 ecco la 4x4: la denominazione passa da Syncro a 4Motion, mentre il giunto viscoso lascia spazio al differenziale Haldex, più leggero. L'anno successivo è il turno della Variant, mentre il canto del cigno è datato 2002: 12 mesi prima di abbandonare le scene, l'edizione numero 4 lascia a bocca aperta con la R32; nasce la Golf più potente di sempre. I cavalli erogati dal 3.2 V6 sono 241, affidati alla trazione integrale.
Golf V, un flop, relativamente parlando
Ed eccoci alla generazione più controversa, quella che segna il record negativo di vendite: 2.344.182 unità contro le 4.203.895 totalizzate dalla IV. Nel dicembre del 2003 arriva la Golf V, quella che tra i "golfisti" è sempre stata considerata un po' la pecora nera della storia del modello. Più per ragioni estetiche che di merito. Anzi, dal punto di vista tecnologico le evoluzioni sono numerose e importanti. La più rilevante di tutte è racchiusa nell'acronimo DSG, prima a sei rapporti, poi anche a sette: la trasmissione a doppia frizione rivoluziona la concezione del cambio automatico. Da proposta per guidatori che hanno raggiunto la pace dei sensi ad alternativa validissima al manuale. Altro acronimo, altra "prima": TSI, ovvero iniezione diretta e sovralimentazione per i motori a benzina. L'1.4, addirittura, viene "dopato" tramite compressore volumetrico e turbo. I primi anni 2000 sono anche quelli delle cabrio-coupé, una tendenza che contagia anche la Volkswagen: 27 anni dopo la Golf Cabrio, ecco la Eos. Base Golf, tetto apribile in metallo. Gli amanti della capote in tela non perdoneranno mai il tradimento, ma il riscontro sul mercato non è così negativo, al punto che la Eos, ovviamente rivista e aggiornata, è tuttora in vendita.
La Golf VI, che in realtà è un pesante restyling della V
Walter De Silva prende il timone del Gruppo VW e sotto la sua supervisione nel 2008 nasce la Golf VI, che viene venduta come nuova generazione anche se in realtà è una pesante rivisitazione della V; non a caso già nel 2012 viene sostituita. Ciò che più conta, però, è che torna nelle grazie dei clienti affezionati e solo la crisi economica che attanaglia l'Europa non consente di ottenere numeri di mercato brillanti. Detto questo, l'inossidabile compatta di Wolfsburg si issa al primo posto delle vendite europee fin da subito. Vanti della Golf VI sono l'assetto a controllo elettronico DCC, il Park Assist e l'ACT, che toglie l'alimentazione a due cilindri (su quattro) in caso di marcia a velocità costante e a gas leggero, al fine di risparmiare benzina e CO2.
Golf VII, amata quasi come la V
I pezzi forti della Golf del 2012 sono senza dubbio il pianale MQB (maggiore rigidità e meno 100 kg di peso in media) e sistemi di assistenza alla guida che mai nessuno, prima, ha avuto nel segmento C. Prima ancora di tutto ciò, però, è il design a convincere, perché la Golf VII, rispetto alla VI e ancor più alla V, è molto più “schiacciata”, larga, visivamente piantata a terra. Tecnologicamente, da segnalare la possibilità di avere motori a benzina, a gasolio, a metano, ibridi ed elettrici.
Le Golf speciali
Golf significa anche esperimenti, serie speciali e "giubilei". Il botto, anche se solo "platonico" (non si va mai oltre lo stato di prototipo), arriva nel maggio del 2007 con la W12 bi-turbo 6.0 da 650 CV, 750 Nm di coppia e capace di 325 km/h e 3,7 secondi nello scatto da 0 a 100 km/h. In ordine sparso, altre "chicce" sono la versione Caddy Pick-Up (inizialmente pensata per gli USA, poi arrivata anche sulle nostre strade); la Cabrio Quartett (libero spazio alla fantasia nell'abbinamento cromatico di interni, capote e carrozzeria); le versioni dedicate ai gruppi musicali (Genesis e Pink Floyd, per dirne due); le GTI Pirelli: la prima del 1983, su base prima generazione e la seconda, del 2007, su base Golf V.). Infine, destino ha voluto che fosse proprio una Golf a essere il 50 milionesimo esemplare di Volkswagen prodotta. Era il 1987.
Volkswagen Golf, il restyling visto dal vivo
La versione 2017 ha fari a LED, comandi gestuali, motore 1.5 TSI 150 CV e cambio DSG 7 marce.