Segnali di svolta nella crisi dei chip? A guardare la reazione dei mercati azionari parrebbe di sì. Oggi le Borse europee sono state trainata dal comparto automotive, dopo un andamento non omogeneo e abbastanza contrastato. Le performance, come ricostruito dagli analisti, sono legate all'annuncio della taiwanese Tsmc, leader mondiale per la produzione di semiconduttori destinati all'auto, di prevedere nell'immediato futuro un forte aumento della produzione.

Così, in chiusura di seduta, Stellantis ha guadagnato a Piazza Affari il 3,43% a 19,01 euro, raggiungendo un nuovo record e superando per la prima volta la soglia dei 19 euro ad azione. A Parigi, Renault è salita del +4,58% e la stessa Stellantis del 3,45%. Positiva l'auto anche a Francoforte, con Daimler +2,74%, Continental +2,73% e Bmw +1,61%.

Dopo aver archiviato un trimestre mostre (tra 16,6 e 17,2 miliardi di dollari), per il 2022 Tsmc si attende una crescita dei ricavi fra il 25% ed il 28% contro le stime che erano del 21%. L'aumento è legato principalmente ai settori high performance computing e automotive, mentre su IoT e smartphone è previsto un incremento leggermente inferiore a quello di gruppo. La società investirà nel 2022 fra 40 e 44 miliardi di dollari rispetto ai 31 del 2021. 

Il ruolo di Tsmc nella produzione mondiale

Tsmc è il principale produttore mondiale di chip sotto i 28 nm (nanometro, pari a un miliardesimo di metro), quelli appunto destinati all'automotive. Considerando che in una vettura possono essere assemblati fino a 3 mila chip e che il loro numero, con lo sviluppo degli Adas (i sistemi avanzati di sicurezza e assistenza alla guida), è destinato ad aumentare, si capisce bene che ogni annuncio in grado di smorzare l'impatto atteso dalla crisi dei semiconduttori abbia un effetto taumaturgico, almeno sui mercati finanziari. 

Che poi questo si traduca in una revisione effettiva delle previsioni, che vedono il settore in difficoltà almeno fino alla fine del primo semetre 2022, è tutto da dimostrare, anche perché il peso specifico della domanda di chip da parte dell'automotive sul mercato mondiale è ancora piuttosto basso: circa l'8%. E chi produce semiconduttori magari è più interessato ai ricavi che arrivano dal restante 92%.