Nei primi anni ’90, Nissan aveva in listino numerosi modelli sportivi. Anche se non tutti sono poi stati introdotti in Europa, nella gamma della Casa nipponica c’erano la 100 SX, la 200 SX, la 300 ZX e la Skyline.
Nel 1993 il brand cercò di aggiungere un ulteriore proposta ad alte prestazioni: la AP-X. Purtroppo, nonostante le caratteristiche interessanti a livello meccanico e tecnologico, l’auto non venne mai prodotta in serie.
Linea “italiana”
Molto probabilmente, alla base della decisione di non mettere in commercio la AP-X ci fu la paura di Nissan di creare un’eccessiva competizione interna. Il concept, infatti, aveva proporzioni e dimensioni che la collocavano a metà strada tra la 200 SX e la 300 ZX, con una lunghezza di 4,44 metri, una larghezza di 1,80 m e un’altezza di appena 1,22 m.



Rispetto alle concorrenti interne, però, la AP-X poteva contare su linee più futuristiche e su un’aerodinamica talmente raffinata da aver ottenuto un coefficiente Cx di 0,20 (lo stesso di una Mercedes EQS). A firmare il design fu Marcello Gandini, lo stesso “padre” di Lamborghini Miura, Countach e Diablo e della Lancia Stratos.
Pratica e con tanta verve
Oltre a una carrozzeria all’avanguardia, la Nissan era anche un’auto pratica. La AP-X era dotata di un ampio portellone per caricare con maggior facilità l’altrettanto grande bagagliaio. Inoltre, nell’equipaggiamento erano compresi tanti sistemi di sicurezza attivi e passivi e l’abitacolo sembrava già essere quello di un’auto pronta a entrare in produzione.

Probabilmente derivato dalla 300 ZX, anche il motore aveva numeri interessanti. Il 3.0 V6 toccava i 250 CV scaricando la potenza sulle sole ruote posteriori attraverso un cambio automatico CVT e sfruttando le sue forme aerodinamiche per contenere i consumi rispetto alle rivali.
Chissà come se la sarebbe cavata in un confronto con altre sportive giapponesi dell’epoca come la Mazda RX-7, l’Honda NSX e la Toyota Supra.