Per anni ha rappresentato l'alimentazione regina del mercato, poi tutto è cambiato e il diesel ha progressivamente perso smalto, rimanendo comunque la motorizzazione preferita da molti "chilometristi". Automobilisti per forza di cose attenti al portafoglio, alle prese già da qualche mese con un carburante il cui prezzo si è avvicinato di molto alla benzina, finendo in qualche frangente addirittura per superarla.

Pur a fronte del generalizzato calo dei listini a cui abbiamo assistito negli ultimi giorni, non sembrano però esserci buone notizie in vista per il popolo dei 140 milioni di dieselisti europei, che secondo diversi osservatori potrebbero essere i più penalizzati dalla crisi innescata dalla guerra in Ucraina. Vediamo il perché.

Tra guerra e pandemia

La situazione in realtà era peggiorata già con la fine delle restrizioni dettate dalla pandemia, quando la ripresa dei consumi, più veloce del previsto, aveva messo in difficoltà diversi mercati, compresi quello del petrolio e dei carburanti, tornati a salire prepotentemente.

Poi è arrivata la guerra, che ha dato un’ulteriore accelerata ai rialzi: troppo forte la paura che l’inasprimento dei rapporti internazionali mettesse in pericolo i barili di gasolio che la Russia invia ai vicini dell’Europa. 

Pumping diesel fuel at petrol station

I timori sul futuro

Adesso, nonostante sembrasse alle spalle il sorpasso del prezzo del diesel sulla benzina, le testimonianze di molti esperti rilanciate dalla Reuters indicano che il peggio per il dieselisti potrebbe non essere passato. Come ricorda la stessa agenzia, infatti - salvo che la situazione non precipiti prima - dal prossimo dicembre l'Europa interromperà prima le importazioni di petrolio russo via mare, e successivamente quelle di prodotti raffinati. Gasolio in testa. 

Con queste premesse i prezzi appaiono destinati a salire. Già oggi, sui mercati internazionali all'ingrosso, il diesel ha tendenzialmente un prezzo più alto della benzina. Un fenomeno che di norma non si riflette alla pompa per via delle maggiori accise che gravano sulla verde. 

Tuttavia, stando alle previsioni delle società di ricerca e consulenza Energy Aspects e Wood Mackenzie, il differenziale a favore del gasolio si allargherà ancora, con la possibilità di assistere a un nuovo sorpasso: dai 13 dollari/barile del secondo trimestre ai 25 $/b del quarto. In soldoni: il vero impatto dell’embargo Ue sul gasolio, per quando già parzialmente scontato dai mercati, non si è ancora espresso del tutto.

“Fondamentalmente, per l’Europa è molto difficile vivere senza il diesel russo”, è l’amaro pronostico di Kevin Wright, analista di Kpler.

Tutto più caro

Un po’ parlano anche i numeri: sono circa il 40% gli automobilisti europei che guidano un’auto a gasolio, contro il 4,5% degli Stati Uniti (dati di Rystad Energy). Sostituire il greggio ma soprattutto i prodotti petroliferi russi non può essere del tutto immediato, anche se fortunatamente la situazione è decisamente più semplice rispetto al gas. Bisognerà però capire nel frattempo come reagiranno i mercati.

Dramatic sky over two oil pumpjacks in rural Alberta Canada

Come se non bastasse, il diesel rappresenta il sistema di alimentazione principe per trasporti e macchine agricole, perciò l’aumento dei prezzi si rifletterà anche su moltissimi beni che troviamo ogni giorno nei supermercati. Un vero e proprio circolo inflazionistico.

Un po’ di storia

Torniamo però sul tassello alla base di questa storia: capire perché l’Europa ha sete di greggio russo. Lo avevamo già spiegato in questo approfondimento, ma ne riportiamo una sintesi. Tutto è cominciato negli anni ’90, quando l’Ue ha dato un assist alle motorizzazioni diesel per ridurre le emissioni di CO2.

Con un sistema di raffinazione concepito per privilegiare l'output di benzina rispetto al diesel, reperire gasolio all'estero era diventato inevitabilmente un imperativo. E così, è entrata in gioco Mosca. Quando poi oltre alla CO2 si è posta l'attenzione anche sugli inquinanti locali, la situazione è iniziata a cambiare e via via - complice anche il diesel gate - l'Europa ha messo il diesel un po' nell'angolo.

Le immatricolazioni di veicoli diesel sono in calo e nel 2035 potrebbero del tutto sparire i motori a combustione dai concessionari. A prescindere da tutto, però, ora bisogna capire come intervenire nell'immediato per dare una boccata d'ossigeno agli automobilisti e all'economia. Lo sconto sulle accise è stato prorogato fino al 21 agosto, ma è sempre più evidente che non si potrà fare a meno di ulteriori interventi.