Anche il secondo scoglio, forse il più difficile, è ormai superato: lo stop alla vendita di auto benzina e diesel dal 2035 passa l’esame al Consiglio Ambiente dell’Unione europea. Fra 13 anni, nei concessionari ci sarà posto solo per i veicoli elettrici e magari a idrogeno.

O forse no, perché la vera novità è che il vertice a Lussemburgo ha lasciato una porticina aperta ai motori termici. Nel 2026, Bruxelles valuterà se carburanti e tecnologie avranno fatto quei passi in avanti necessari per aiutare le vetture a combustione a viaggiare senza emettere CO2. Le auto tradizionali potrebbero così continuare a essere immatricolate. Un compromesso nato dopo ore e ore di trattative. Vediamo come ci si è arrivati.

Pronti, via!

Come antipasto alla storica e lunga giornata di ieri c’era stato il tavolo automotive della scorsa settimana al Mise, a Roma. Tra dichiarazioni, richieste e qualche malumore, a fare notizia erano state le indiscrezioni che parlavano di un’Italia capofila nel chiedere il rinvio del phase-out al 2040. Insieme al nostro Governo si sarebbero schierati Bulgaria, Portogallo, Romania e Slovacchia, con la Germania pronta a intervenire tra le seconde linee. L’altra idea era di salvare un 10% di motorizzazioni classiche anche fra 13 anni.

Si arriva così all’appuntamento più importante. L’orologio segna le 9:45 quando Agnes Pannier-Runacher, ministra della Transizione ecologica francese e presidente di turno del Consiglio Ambiente Ue, apre i lavori a Lussemburgo. Tra gli argomenti all’ordine del giorno, che vanno dagli ETS alla sostenibilità di aerei e navi, il dossier sulla CO2 delle auto è quello che fa più fatica a mettere tutti d’accordo.

Emissioni CO2 auto e test di omologazione
Test sulle emissioni auto

Da una parte ci sono Paesi come Francia e Spagna, che invitano ad approvare “senza indugio” l’addio a benzina e diesel così come già disegnato dall’Europarlamento, perché “il peso del trasporto sulle emissioni è superiore al 20%”. Qualcuno chiede persino di fare di più. Dall’altra, Germania e Italia mantengono la promessa e fanno battaglia in nome della “neutralità tecnologica”.

Sosteniamo la forte riduzione della CO2 – dicono Robert Habeck e Steffi Lemke, responsabili rispettivamente dell’Economia e dell’Ambiente tedeschi –, ma chiediamo l’apertura alle nuove tecnologie

All’appello si associa il nostro ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani: la proposta di bandire i veicoli termici è accettabile solo garantendo un posto ai carburanti alternativi dopo il 2035, perché “acquistare un’auto elettrica costerebbe sei mesi di stipendio per qualcuno e dieci anni per qualcun altro”. Secondo Cingolani, servirebbe anche posticipare la scadenza per i camion.

Il ministro Cingolani al Consiglio Ue

Seduta fiume

Il primo round si chiude intorno alle 13.20, con un nulla di fatto. Ci si riaggiorna alle 15.30, che in realtà diventano le 16. Prima, però, ci sono altri temi su cui confrontarsi: deforestazione, riciclo dei rifiuti, ecodesign e tanti ancora. Una breve pausa e di auto si torna a parlare solo dopo le 18.50, ma non prima che Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione Ue, tuoni: “Questa è l’Unione europea, nessuno se ne va dalla stanza senza un po’ di dolore”.

L’invito è a rinunciare a qualcosa e trovare una posizione di sintesi, costi quel che costi. Il compromesso, alla fine, inizia a fare capolino. È la presidenza francese che lo porta in seduta, dopo aver ascoltato tutte le parti: confermare lo stop al 2035, ma inserire nel testo il “riferimento – per usare le parole di Pannier-Runacher – a una proposta eventuale della Commissione Ue su una procedura per garantire che tutti i veicoli possano sempre essere immatricolati se rispettano gli obiettivi climatici dell’Unione”.

Cominciano così a farsi largo i biocarburanti e gli e-fuels. Il traguardo è meno lontano, ma c’è ancora qualcosa che non convince i tedeschi: i combustibili devono essere definiti “neutri in termini di emissioni di CO2, non sostenibili”. E poi ancora qualche dettaglio da limare. Cingolani non fa una piega: “Ci allineiamo ai colleghi tedeschi”. Non si parla espressamente di neutralità tecnologica, ma si legge tra le righe.

Frans Timmermans e Agnes Pannier-Runacher

La notte porta consiglio

Perciò non è ancora finita e si andrà avanti fino a notte fonda per trovare una quadra: in fondo, nessuno vuole far arrabbiare Timmermans! E così, detto fatto: sono passate 17 ore e la data sul calendario è ormai quella del 29 giugno, quando alle 2.30 inizia la conferenza stampa di Pannier-Runacher, che annuncia l’accordo fra gli Stati membri.

Il Consiglio Ue – si legge anche nel comunicato ufficiale – ha deciso di introdurre un obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 del 100% entro il 2035 per le auto e i furgoni nuovi

Fin qui nulla di nuovo in realtà, con l’Italia che perde la battaglia per dare più tempi ai veicoli pesanti. La cosa importante è invece lo spiraglio di speranza per i motori a combustione:

Nel 2026, la Commissione Ue valuterà i progressi compiuti verso il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni del 100% e la necessità di riesaminare tali obiettivi tenendo conto degli sviluppi tecnologici, anche per quanto riguarda le tecnologie ibride plug-in e l’importanza di una transizione praticabile e socialmente equa verso emissioni zero

The end

Alle 3, suona la campanella: finalmente tutti a casa. Ora il Consiglio Ue sa cosa dirà all’Europarlamento durante il prossimo passo, il cosiddetto “trilogo”: ok a mettere in pensione i motori termici, ma solo se nel 2026 non potranno essere alimentati con carburanti 100% green. Altrimenti, lunga vita alle auto a combustione.

È andata come aveva previsto Timmermans: ognuno ha rinunciato a qualcosa. Niente anticipi o rinvii del phase-out; “no” alla riduzione delle emissioni solo al 90% nel 2035; salta la possibilità degli e-fuels per sempre e comunque. Nessuno ha vinto e nessuno ha perso. Oppure possono esultare tutti?