Aumentare la competitività in ambito internazionale e guidare la transizione verso l'elettrico senza perdere pezzi importanti dell'industria. E' questo l'auspicio di Anfia, l'Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, per i prossimi 5 anni.

Con l'appuntamento alle urne fissato per il prossimo 25 settembre infatti il Paese viene chiamato ad eleggere un nuovo governo e Anfia è già pronta a guidare l'esecutivo verso il potenziamento della filiera auto italiana.

Un ramo d'industria nazionale che conta 5.156 imprese con un fatturato di 93 miliardi di euro, che incide per il 5,2% del PIL e che, se si includono i servizi, arriva ad un fatturato di 355 miliardi per quasi un quinto del Prodotto Interno Lordo, con 1,2 milioni di addetti ai lavori.

L'auto è, insomma, un ingranaggio fondamentale nella politica industriale del nostro Paese e per questo Anfia ha stilato il suo "Manifesto della filiera automotive" per la prossima legislatura, sintetizzando il piano d'azione politico per i prossimi cinque anni in tre punti: politica industriale, mercato e infrastrutture.

Una spinta verso l'elettrico

Tutto il settore è nel pieno della rivoluzione elettrica e i prossimi cinque anni saranno fondamentali per delineare il ruolo dell'Italia nello scacchiere dell'auto mondiale, per questo Anfia chiede che la politica supporti l'investimento in Ricerca e Sviluppo dei produttori nella transizione attraverso il sostegno agli investimenti sulle nuove tecnologie.

Il processo di trasformazione della filiera verso le nuove alimentazioni come l'elettrico, ma anche l'idrogeno e gli e-fuel, ha bisogno di un fondo europeo per l'auto, di una politica che attragga investimenti e di strumenti a sostegno dei piani industriali. Senza dimenticare supporto alla liquidità e misure che compensino il caro energia che ormai attanaglia il paese da anni. L'obiettivo è creare le condizioni per incrementare la produzione nazionale a 1 milione di veicoli.

In uno scenario simile però occorre pensare anche ai player che non riusciranno a trovare posto nella filiera, e per loro Anfia auspica ci siano tutele ai lavoratori a rischio, ammortizzatori sociali e un percorso di riqualificazione delle risorse e sostegni alla riconversione.

Incentivi sicuri e trasporti puliti

Altro tassello fondamentale del piano per guidare l'industria italiana passa da un mercato competitivo a livello europeo: per riuscirci, secondo ANFIA, è fondamentale pianificare a livello pluriennale degli incentivi auto modificando anche lo schema dei bonus per incrementare il tiraggio delle risorse.

Anche il trasposto pubblico deve compiere dei passi in avanti, liberalizzando le gare d'appalto, che oggi penalizzano i produttori di nuove tecnologie, e il sostegno al rinnovo green dei parchi circolanti per autobus urbani e extraurbani. Il ricambio dei mezzi è un punto cardine anche per il settore del trasporto merci, che deve ricevere sostegni per ridurre le emissioni ma anche incentivi maggiori e un Piano Generale dei Trasporti e della Logistica definito che aiuti la transizione.

Un Paese alla spina

Il piano stilato da ANFIA non può prescindere dal potenziamento della rete infrastrutturale elettrica e delle nuove alimentazioni, particolarmente carente come abbiamo evidenziato nel nostro recente report. La spinta verso una nuova fase della mobilità deve passare per la spinta a facilitare le reti di colonnine condominiali, lo sfruttamento dei bandi PNRR sulle tecnologie innovative (V2G, storage e integrazione con PV) e anche per la semplificazione dell'elettrificazione delle imprese.

Anche l'idrogeno e gli e-fuel devono avere il suo posto nella rete della new-mobility nazionale, soprattutto con la pianificazione di stazioni di ricarica sulla rete autostradale e la riconversione degli impianti tradizionali.