La discussione sui dazi che l'Europa vorrebbe imporre alle auto elettriche cinesi continua senza sosta, tra posizioni a favore e contro. Del primo gruppo fa parte l'Italia, almeno stando alle parole del ministro degli esteri Antonio Tajani che, al termine di un incontro con Wang Wentao, ministro del Commercio cinese, ha dichiarato
Al ministro ho ribadito la volontà italiana di collaborare con questo grande Paese , nostro interlocutore ma anche competitore sui mercati internazionali, ho ribadito quella che è la posizione dell'Italia per quanto riguarda i dazi sulle auto, noi sosteniamo la posizione dell'Ue
Cambio di rotta?
Le parole di Tajani, segretario nazionale di Forza Italia, da una parte vanno in controtendenza a quanto dichiarato a Motor1 Italia prima delle elezioni europee da Luca Squeri, deputato e Responsabile Energia di FI. A maggio infatti Squeri aveva sottolineato come per evitare i dazi - al tempo non ancora attivi - occorresse
"Sopprimere lo stop alle auto endotermiche e incentivare l’Euro 6 per svecchiare il parco auto circolante, che in Italia è tra i più vecchi d’Europa (oltre 12 anni)”
Una posizione, quella sul 2035, che accomuna tutti gli esponenti del Governo italiano, da tempo impegnato a chiedere all'Europa una revisione completa dello stop ai motori termici, introducendo la neutralità tecnologica.
Le dichiarazioni del ministro sottolineano poi una volta in più la spaccatura all'interno della Ue: da una parte la Germania e la sua contrarietà, anche per paura di ritorsioni (alcune già in atto) nei confronti dei propri marchi, alla quale si è recentemente affiancata la Spagna che per bocca del suo primo ministro Pedro Sanchez ha ribadito come "non abbiamo bisogno di un'altra guerra, in questo caso commerciale".
Dall'altra invece l'Italia, che sembra intenzionata a votare per l'introduzione definitiva dei dazi sulle auto elettriche cinesi che, se confermati il prossimo 5 novembre, avranno una durata di 5 anni.