Uno dei grandi problemi del fare fuoristrada, da sempre, è forse quello di non rispettare la quiete della natura. Un equilibrio delicato, tra animali e vegetazione, non adatto ad accogliere i rumori e gli odori dei veicoli a motore.
Grazie a Suzuki abbiamo colto l'occasione del 10° Raduno Suzuki 4x4 per provare a cambiare questa tradizionale idea di fuoristrada, partecipando all'appuntamento annuale della Casa giapponese con una Across Plug-in Hybrid. Ci siamo avventurati nel parco naturale dei Monti Simbruini cercando di non accendere mai il motore termico. Ecco come è andata.
100 km in silenzio
Da Tivoli (RM) siamo partiti alla volta di Carsoli, cittadina al confine tra Lazio e Abruzzo, coprendo i primi 50 km di autostrada A24 con la Suzuki Across in modalità Recharge, quindi utilizzando il motore termico per preservare il 100% di carica della batteria. Carica che si sarebbe resa utile nelle ore successive per avere la trazione sulle quattro ruote motrici.


A destinazione, dopo un briefing iniziale utile a capire il percorso, abbiamo tolto le ruote dall'asfalto, insieme ai pollici dal volante, iniziando la nostra avventura sulle strade bianche nel cuore del Parco Naturale Regionale Monti Simbruini. Ad aprire e chiudere il convoglio, 2 Suzuki Jimny dotate di marce ridotte e differenziali a slittamento limitato, che ben lasciavano intuire come il percorso che avremmo affrontato nel corso della giornata sarebbe stato tutt'altro che semplice.

Davanti a noi circa 50 appassionati con relative auto, tra i quali la pattinatrice olimpionica Carolina Kostner con la sua personale Jimny in edizione speciale e il rugbista Giovanbattista Venditti a bordo di una Vitara, entrambi non solo testimonial Suzuki ma veri e propri fan del Brand.
Percorso non semplice
Fin dai primi metri fuori dall'asfalto ci siamo resi conto delle buone capacità fuoristradistiche della Across. Impostando la modalità Trail e, contestualmente, passando in modalità EV, abbiamo lasciato la gestione della trazione ai soli motori elettrici, capaci di garantire la classica coppia immediata alle ruote (che abbiamo imparato ad apprezzare con le auto elettriche), simulando quasi il comportamento di un cambio con riduttore.
Nonostante l'assenza di un vero e proprio albero di trasmissione, sulla Across la collaborazione tra l'asse anteriore e quello posteriore avviene in maniera quasi impercettibile, almeno sulla tipologia di percorso del nostro test. Certo il comportamento non è paragonabile ad un fisico differenziale autobloccante centrale, ma il motore elettrico posteriore ha aiutato molto nel caso di salite ripide con sassi o solchi.



Circa a metà percorso, in particolare, ci siamo trovati su quello che assomigliava a un Twist. Anche in questo caso, finendo su 3 ruote, la Across dopo qualche piccolo momento di incertezza è riuscita a togliersi d'impaccio senza particolari problemi.
In questo caso l'unica nota negativa è arrivata dall'assetto. Una taratura giusta per la strada, sicura anche sui curvoni autostradali, ma forse un po' troppo morbida per situazioni così particolari che insieme alle gomme di dimensioni generose (molto larghe) hanno implicato uno sgradevole movimento trasversale dell'auto durante i tratti più difficili.
In discesa rigenerando
Proseguendo il percorso segnalato da apposite bandierine, abbiamo scoperto un'altro vantaggio del fuoristrada "elettrico": quello di poter percorrere le ripide discese del percorso senza l'utilizzo dei freni, ma sfruttando a pieno la rigenerazione. Rigenerazione che nel caso della Across avviene su 4 livelli diversi, simulando le classiche marce del cambio, attuabili tramite le palette dietro il volante.


L'elevata capacità di rigenerazione del SUV giapponese ci ha permesso di recuperare gran parte dell'energia sfruttata per ripristinare quasi il 100% di carica. Grazie proprio a queste discese, soprattutto scendendo dal Colle della Tagliata, su strada, per raggiungere la location del pranzo.
Recuperando preziosa energia abbiamo potuto proseguire anche per tutto il pomeriggio in modalità elettrica, tornando a Tivoli con il 35% di carica dopo aver percorso perfino i 30 km di autostrada finali, da Subiaco, senza l'uso del motore termico.
Grazie all'elettrico
Divertirsi è bello, ma farlo responsabilmente lo è ancora di più. Pensare che tante delle nostre attuali abitudini automobilistiche possano perdersi con le nuove auto a zero emissioni è probabilmente errato.
Nel nostro caso abbiamo sfruttato un'auto plug-in con una batteria dalla capacità piuttosto generosa, ma immaginando il futuro elettrico che si prospetta, le opportunità possibili non potranno che essere infinite.

Questo dimostra anche che la passione non finisce, ma si evolve nel tempo. Suzuki è riuscita a raccogliere centinaia di appassionati da tutta Italia, uniti da un elevato senso di appartenenza ad un logo, proprio come chi vi sta scrivendo. L'evoluzione tecnologica non rovinerà tutto questo, potrà solo migliorarlo.