Immaginatela con la firma luminosa della 508 e i tre “graffi” nei gruppi ottici posteriori della 3008, poi sostituite la sua strumentazione con l’i-Cockpit delle Peugeot moderne. Fatto? Sì, ci vuole un po’ di immaginazione, ma quella che state vedendo, nella vostra fantasia, è un’auto perfettamente al passo con i tempi, almeno per quello che riguarda il design. Un piccolo capolavoro su ruote a firma di Gerard Welter, che meglio di nessun altro ha saputo reinterpretare i concetti vincenti della 205, attualizzandoli, a distanza di 15 anni, sulla 206. Una coerenza stilistica che non è certo casuale: anche la 205 è opera di Welter. Sì, il suo nome è meno noto rispetto a quello di altri designer più bravi a veicolare la propria immagine, ma solo con questi due modelli, il buon Gerard, ha messo insieme la bellezza di oltre 15 milioni di macchine vendute: circa 5 con la 205 e praticamente il doppio con la 206 (di cui 8,3 fino al 2012 in Europa). Ma torniamo a quest’ultima, protagonista di Auto & Storia di oggi, capace tra le altre cose di vincere tre titoli Costruttori e due Piloti fra il 2000 e il 2002. Una storia che qualcuno, in Medio Oriente, sta ancora scrivendo…
Una missione impossibile
Sostituire un modello come la 205 toglierebbe il sonno a chiunque. Un po’ come dare forma all’erede della Golf, della Panda, della Punto (ah no, un’erede non l’avrà mai) o della Fiesta: quando si esce da un grandissimo successo, il timore di sbagliare potrebbe far tremare le gambe a chiunque. Invece, in Peugeot, dopo 15 anni felici con la 205, nel 1998 presentano la 206. E ci azzeccano in pieno. Il gradimento dei media è immediato e quello più importante, cioè quello del pubblico, dà ragione alla Casa francese nel corso degli anni, al punto che la macchina “sopravvive” anche alla sua erede, la 207 del 2007: fino al 2009 come 206 e, dal 2009 e fino al 2013, col nome di 206+, in virtù di importanti modifiche, fra le quali la quasi completa sostituzione della plancia. Il bello è che la 206 è viva e “lotta ancora insieme a noi”: viene tuttora prodotta in Iran a marchio Ikco.
I vent’anni li compie tra poco
Tra poco aprirà il Salone di Parigi 2018. Quello di 20 anni fa vede il debutto di una vera stella: la 206 appunto. Un’auto a cui, in Peugeot, iniziano a lavorare duramente già nel 1994, che esordisce 4 anni più tardi e che continuerà a influenzare il resto della produzione per parecchio tempo successivamente: i gruppi ottici anteriori appuntiti e la grande mascherina ellittica sono due esempi. L’abitacolo convince per spazio e finiture, ma anche per qualità: persino le 206 più vecchie, quelle di 18-20 anni (gli esemplari in circolazione sono ancora parecchi), mostrano sì qualche segno del tempo, ma non di decadimento. Non mancano inoltre delle “chicche”, come il vano porta oggetti sotto al sedile del passeggero e i comandi dell'autoradio sul devio luci.
La base meccanica è nuova
Se di 206 ce ne sono ancora tante per strada, il merito è anche della robustezza della meccanica. Ma partiamo dalle basi, dalla piattaforma: per la 206, Peugeot ne mette a punto una completamente nuova, su cui poi verranno costruiti anche altri importanti modelli. Fin dal lancio del 1998, il servosterzo idraulico e il climatizzatore manuale sono di serie e, nel corso degli anni, la dotazione si allarga all'ABS e al doppio airbag. Quanto ai motori, si parte dal collaudato motore "TU" nelle varianti 1.1 da 60 CV e 1.4 da 75 CV o 90 CV. A queste si aggiunge un 1.9 diesel aspirato da 68 CV, sostituito nel 2003, dai nuovi motori turbodiesel common rail HDi, da 1,4 e 1,6 litri di cilindrata, da 68 e 110 CV. La gamma comprende anche un 2.0 benzina da 136 e 177 CV, quest’ultima configurazione riservata alle versioni speciali 206 GTi e RC; chiudono il cerchio il 1.6 16v da 110 CV e il 2.0 HDi turbodiesel da 90 e 120 CV.
Una gamma per tutti i gusti
Il “colpo di teatro”, Peugeot lo mette in scena nel 2000 con la 206 CC, acronimo di coupé-cabriolet. L'hard-top, ovvero un tettuccio ripiegabile in metallo, trasforma la 206 in una piccola due porte chiusa o in una cabriolet - e viceversa - in pochi secondi e in modo elettrico. I motori della 206 CC sono a benzina e diesel da 110 e 136 CV; questa macchina rimarrà nella storia come la prima auto del segmento B dotata di hard-top a scomparsa. La gamma si allarga in direzione opposta nel 2002 col debutto della 206 SW: il frontale è lo stesso della due volumi, allungata però di ben 13 cm per ospitare 313 litri di bagagliaio.
Il “colpo di teatro”, Peugeot lo mette in scena nel 2000 con la 206 CC, acronimo di coupé-cabriolet
Una guida col brivido
Chi le ha guidate entrambe, nella 206 trova molto, moltissimo della 205. Sì, sto ovviamente parlando della gran voglia delle ruote posteriori di passare davanti a quelle anteriori al minimo rilascio del gas. E non solo sulla versione sportiva, ma anche sulle normalissime 1.1 e 1.4. Qualcuno rimpiange questo carattere tutto da domare, è indiscutibile però che “santo ESP” sia il benvenuto e che tanta vivacità sia eccessiva; qualcuno peraltro l’ha pagata anche molto cara.