Anche ai primi della classe, con un'impeccabile fama di infallibilità, capita di commettere degli errori imperdonabili. A Ferrari succede esattamente quarant’anni fa, con la sua Mondial, rimproverata fin da subito di non essere all’altezza dello stemma che sfoggia sul muso.
Il problema è sia nello stile che nel discutibile rapporto peso/potenza. A Maranello però non si piangono addosso e, tramite degli aggiustamenti tecnici ed estetici, rendono questa Gran Turismo degna del suo nome.
Un tributo alla vittoria
A fine Anni ‘70 Ferrari sente il bisogno di rimpiazzare l'ormai vecchia 308 GT4, nata come Dino, con una nuova granturismo “per tutti”, per unire piacere di guida e praticità d’uso. Leonardo Fioravanti, per conto di Pininfarina e già padre di modelli come Dino 346 GT e 365 Daytona, crea una coupé con quattro comodi posti, grazie ad un passo pronunciato, e con un ampio bagagliaio dietro al vano motore.
Quest’ultimo è un 3.0 V8 da 211 CV in posizione centrale, con iniezione elettronica. Il nome, già impiegato molti anni prima, è un richiamo al Campionato Piloti di Formula 1, appena vinto con Jody Scheckter.
Fotogallery: Ferrari Mondial, le foto del tempo
Un debutto scoraggiante
La Ferrari Mondial 8 debutta al Salone di Ginevra del 1980, ma si sente subito che qualcosa non va. La tiepida accoglienza si deve a performance troppo sottotono per una Ferrari - 220 km/h di velocità massima a causa del peso eccessivo - mentre la carrozzeria è lontana dalla maestosità delle sorelle maggiori.
Una "exotic" con poco carattere, ma decisamente cara. Per il Cavallino Rampante è uno sbaglio madornale, ma rassegnazione ed autocommiserazione non sono opzioni contemplate.
Una bella cura ricostituente
Per risollevare le stagnanti vendite si lavora sodo sul V8 della Ferrari Mondial, facendole adottare le quattro valvole per cilindro e guadagnando ben 30 CV, ma le prestazioni - sempre per colpa del peso - migliorano di poco.
La Mondial Quattrovalvole diventa disponibile anche nella configurazione cabriolet, permettendole di recuperare un po’ di quel meritato fascino che le manca all’inizio.
Con la griglia cambia volto
A metà del decennio la compatta Ferrari riceve un’importante restyling: con la Mondial 3.2 arriva una nuova mascherina, mentre il motore ottiene un’altra iniezione di potenza.
Finalmente la Ferrari Mondial comincia a fare progressi, ma è solo più tardi che diventa matura: la Mondial T, dotata del nuovo V8 3.4 longitudinale con cambio trasversale e 300 CV, raggiunge i 254 km/h e brucia sullo 0 a 100 in 6,5 secondi, come una vera sportiva.
Così, con gran ritardo, la Mondial riesce a farsi accettare dai puristi, diventando un’auto ambita. La carriera di questo modello termina all’inizio degli Anni ‘90, totalizzando 6.124 esemplari.
Da grande incontra i riflettori
Le Ferrari hanno, da sempre, un rapporto speciale col mondo dello spettacolo. E anche la Mondial, nonostante gli spiacevoli difetti di gioventù, ha avuto i suoi momenti di gloria.
Una Mondial Quattrovalvole Cabriolet è al fianco di Madonna nel video di "Material Girl", mentre Al Pacino parte a tavoletta su una Mondial T, sempre scoperta, tra i palazzi di Manhattan in "Scent of a Woman".
Si fa pagare bene
Una cosa su cui la Mondial non tradisce lo spirito della casa è il prezzo. Appena arrivata la Mondial 8 costa 49,6 milioni di lire, contro i circa 46 milioni di Porsche 928, Maserati Kyalami e De Tomaso Longchamp.
A fine carriera la Mondial T ha un listino compreso tra 150 e 169 milioni di lire, mentre la Porsche 928 richiede oltre 170 milioni e la Maserati Shamal solo 119 milioni.
Si lascia il passato alle spalle
Dopo aver sofferto tanto, la Mondial è emarginata anche da vecchia. Paradossalmente, però, attira un certo interesse: questo grazie alle quotazioni basse, anche troppo per una Ferrari. Oggi è un raffinato oggetto da collezione, ricercato nelle fiere del settore e alle aste, valutato tra i 27.000 euro della Mondial 8 e i 54.000 euro della Mondial T.
Praticamente come una Volkswagen Golf GTI attuale, con le medesime prestazioni e fruibilità, ma con un marchio di tutt’altro spessore. Quello che si nota nella vicenda di questo modello, antenato di California, Portofino e Roma, è il modo in cui è possibile rimediare ai propri errori, raggiungendo un risultato tanto sorprendente quanto insperato.